sabato 24 maggio 2014

Cannes, Palma d’Oro a “Winter Sleep” del turco Ceylan. Soddisfazione per il Grand Prix all’italiano “Le meraviglie”

La Palma d'Oro del Festival di Cannes 2014
è andata a Winter Sleep del regista turco Nuri Bilge Ceylan
Il manifesto del film vincitore
La Palma d'Oro della 67^ edizione del Festival di Cannes è andata al film Winter Sleep del turco Nuri Bilge Ceylan, epopea della steppa tra Bergman e Cechov lunga tre ore e quindici minuti. Soddisfazioni per il cinema italiano. A Le meraviglie di Alice Rohrwacher è infatti stato assegnato il Grand Prix. La giovane regista italiana ha ringraziato, emozionata: «Grazie al Festival di Cannes che mi ha fatto essere qui. Grazie a questa giuria per avermi fatto tornare e soprattutto grazie per il vostro lavoro che mi ha fatto innamorare e mi ha portato qui». Il cinema italiano è stato anche omaggiato con la proiezione di un breve ritaglio di Matrimonio all'italiana in versione restaurata (articolo) con Sophia Loren e Marcello Mastroianni, il cui volto quest'anno campeggia sul poster del Festival. Per gli altri premi assegnati ai film in concorso vi rimando a un precedente articolo (leggi).


Tutti i premi

‘Palma d'Oro’
Palma d'oro: Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan
Grand Prix: Le meraviglie di Alice Rohrwacher
Migliore Regia: Bennett Miller per Foxcatcher
Premio della Giuria (ex aequo): Mommy di Xavier Dolan e Adieu au Langage di Jean-Luc Godard
Migliore attore: Timothy Spall per Mr. Turner
Migliore attrice: Julianne Moore per Maps to the Stars
Migliore sceneggiatura: Andrey Zvyagintsev e Oleg Negin per Leviathan
Palma d'oro per il miglior cortometraggio: Leidi del colombiano Simón Mesa Soto
Camera d'or (migliore opera prima): Party Girl dei francesi Claire Burger, Samuel Theis e Marie Amachoukeli

‘Un Certain Regard’
Premio Un Certain Regard: Fehér Isten (White God) dell'ungherese Kornél Mundruczó, film che denuncia la stigmatizzazione dei più deboli utilizzando come metafora una schiera impressionante di cani
Premio della giuria: Force majeure (Turist) dello svedese Ruben Östlund, commedia amara su una famiglia svedese in vacanza sulle Alpi sorpresa da una valanga
Premio speciale Un Certain Regard: The Salt of the Earth di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, documentario sul fotografo Sebastiao Salgado
Premio ‘d'ensemble’: Party Girl dei francesi Claire Burger, Samuel Theis e Marie Amachoukeli
Migliore attore: David Gulpilil per Charlie's Country dell'australiano aborigeno Rolf de Heer
Migliore attore: David Gulpilil per Charlie's Country dell'australiano aborigeno Rolf de Heer

‘Semaine Internationale de la Critique’
Gran Premio: The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy
Premio SACD: Hope di Boris Lojkine
France 4 Visionary Award: The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy
France 4 Visionary Award: The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy

‘Quinzaine des Réalisateurs’
Art Cinema Award: Les Combattants, opera prima di Thomas Cailley
Premio SACD: Les Combattants di Thomas Cailley
Label Europa Cinema: Les Combattants di Thomas Cailley
Premio Illy per il miglior cortometraggio: Sem coração di Nara Normande e Tião
Menzione speciale: Trece si prin perete di Radu Jude
Palma Queer: Pride di  Matthew Warchus
Palma Dog: Fehér Isten (White God) di Kornél Mundruczó
Premio della Giuria Ecumenica: Timbuktu di Abderrahmane Sissako
Premio FIPRESCI (Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica) - Concorso internazionale: Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan
Premio FIPRESCI - Un Certain Regard: Jauja di Lisandro Alonso
Premio FIPRESCI - Sezioni parallele: Love at First Fight di Thomas Cailley

redazione

A Cannes i primi premi: miglior regia a Bennett Miller, Julianne Moore miglior attrice, Timothy Spall miglior attore

Al Festival di Cannes assegnati già importanti premi 
Julianne Moore premiata
come miglior attrice
La giuria guidata da Jane Campion sta assegnando i premi della 67^ edizione del Festival di Cannes, in attesa dell’attribuzione del più importante dei riconoscimenti, vale a dire la Palma d’Oro per il miglior film. La miglior regia è andata al cineasta statunitense Bennett Miller per Foxcatcher (articolo). Il premio per la migliore interpretazione maschile è andato a Timothy Spall per Mr. Turner di Mike Leigh. Migliore interpretazione femminile: Julianne Moore per Maps to the Stars di David Cronenberg (l'attrice non era presente in sala). Migliore sceneggiatura ad Andrey Zvyagintsev e Oleg Negin per Leviathan. Un ex aequo per il Premio della giuria: Mommy del talentuoso giovane ed emozionatissimo canadese Xavier Dolan (che molti volevano con la Palma d'oro) e Adieu au Langage di Jean-Luc Godard. Queste prime assegnazioni fanno aumentare l’attenzione intorno all’unico film italiano in concorso, Le meraviglie di Alice Rohrwacher (articolo).
redazione

A Cannes gira una voce: Palma d’Oro all’italiano “Le meraviglie” di Alice Rohrwacher

Stasera la chiusura della 67^ edizione del Festival di Cannes
La locandina
de Le meraviglie
Alice Rohrwacher torna sulla Croisette: premiato Le Meraviglie (articolo)? Potrebbe essere la grande sorpresa a conclusione della 67^ edizione del Festival di Cannes, prevista per questa sera (sabato 24 maggio). La voce si è diffusa tra gli addetti ai lavori. Un’indiscrezione afferma, infatti, che la regista italiana sia riapparsa in zona Croisette. Il film, come scritto in precedenti articoli, non è impeccabile seppure con spunti d’innegabile valore. Ma nonostante le sue debolezze ha elevate possibilità di vittoria. Considerando, anche, che a presiedere la giuria è un regista donna, Jane Campion (articolo), alla quale l’unico film italiano in concorso a Cannes potrebbe essere piaciuto molto. È possibile che a colpire sia stato, in particolare, il coraggio della Rohrwacher di aver affrontato un tema poco commerciale, con l’innesco nella narrazione filmica anche di una forte presenza della natura, in grado di plasmare l’esistenza dei personaggi.

Immagine di repertorio di una parte del cast di Pulp Fiction (foto Amica online)
La kermesse cinematografica francese, come detto, chiude i battenti questa sera con una specialissima celebrazione di una pellicola che ha conquistato il mondo. Sono trascorsi vent'anni esatti, infatti, dalla premiere (con vittoria della Palma d’Oro) di Pulp Fiction (articolo). Presenti per l'occasione ben cinque dei grandi protagonisti del rivoluzionario film che nel 1994 consacrò Quentin Tarantino: ci saranno lo stesso 51enne regista del Tennessee (Usa), la sua musa ispiratrice Uma Thurman, John Travolta, Bruce Willis e Kelly Preston.

s.m.

A poche ore dall’assegnazione della Palma d’Oro, a Cannes impazzano i pronostici

Poche ore ormai all'assegnazione della Palma d'Oro del Festival di Cannes
A poche ora dalla fine della 67^ edizione del Festival di Cannes, come sempre si è scatenato l’esercizio dei pronostici su quale film sarà premiato con la Palma d’Oro. In corsa per i premi maggiori Winter Sleep  (articolo) del turco Yuri Bilge Ceylan, Mr. Turner (articolo) di Mike Leigh e Mommy  (articolo) diretto da Xavier Dolan. Se la giocano anche Timbuctu e Foxcatcher  (articolo), che racconta la vera storia dell'assassino del lottatore olimpico David Schultz. A bocca asciutta, invece, Asia Argento col suo Incompresa (articolo). Il film Winter Sleep può contare su un terzetto d'attori da Palma mentre Mr. Turner punta tutto sulla sua storia, drammatica, che ha diviso però i critici. Foxcatcher ha una trama forte, la storia vera dell'assassinio del lottatore campione olimpico alle Olimpiadi del 1984 a Los Angeles David Schultz (interpretato da Mark Ruffalo), avvenuta nel 1996 per mano di John du Pont.

Stupisce l'arrivo in finale di Mommy, diretto dal giovanissimo 25enne Xavier Dolan che racconta il rapporto di una mamma iperprotettiva nei confronti del figlio. La pellicola ha già conquistato pubblico e critica. E la protagonista, Anne Dorval, è in corsa anche come miglior protagonista. Premio che potrebbe giocarsi con la spettacolare (non per tutti) Juliette Binoche, protagonista di Sils Maria (articolo) di Olivier AssayasDiscorso a parte per Le Meraviglie  (articolo) di Alba Rohrwacher, unico film italiano in corsa per la Palma d'Oro. Un’epopea familiare post-ideologica sostenuta all’unanimità dai critici italiani, ma che ha invece diviso quelli internazionali. Nessuna statuetta per il film di Asia Argento, Incompresa. Il premio ‘Un Certain Reguard’ è andato all'ungherese Kornèl Mundruczò con il suo White God. A Wim Wenders, invece, con Il sale della terra, va un riconoscimento speciale che celebra insieme un maestro del cinema e uno della fotografia come Sebastiao Salgado. Il premio speciale della giuria va invece allo svedese Turist di Ruben Oestlund. (Fonte Tgcom 24).

redazione

venerdì 23 maggio 2014

Cannes, l’ucraino “The Tribe” (film muto) vince la ‘Semaine de la Critique’

La locandina
Il film muto ucraino The Tribe (La tribù) dell'esordiente Myroslav Slaboshpytskiy è il vincitore del premio della ‘Semaine de la Critique’ del Festival di Cannes (sezione parallela alla kermesse, dove concorreva anche l'italiano Sebastiano Riso con Più buio di mezzanotte [articolo]) e fa incetta anche di tutti i riconoscimenti collaterali della sezione (il Grand Prix Nespresso, il France 4 Visionary Award e il Gan Foundation Support for Distribution Award).

***

La scheda
Un film di Myroslav Slaboshpytskkiy. Con Grigoriy Fesenko, Yana Novikova, Rosa Babiy, Alexander Dsiadevich, Yaroslav Biletskiy, Ivan Tishko, Alexander Osadchiy, Alexander Sidelnikov, Alexander Panivan. Titolo originale Plemya. Drammatico, Ucr/PB 2014.

La trama
Sergey, sordomuto, entra in un collegio speciale per ragazzi come lui e deve sottostare ai riti del clan di studenti che lo governa imponendo i suoi traffici e gestendo un giro di prostituzione tra le studentesse. Sergey pian piano riesce a guadagnarsi il rispetto del gruppo ma si innamora della giovane Anna, un’esponente di questo clan, che per sopravvivere vende il suo corpo, anche nella speranza di lasciare presto l’Ucraina. Tutti i personaggi del film si esprimono attraverso il linguaggio dei segni, senza traduzione né sottotitoli.

redazione

Il più bello di venerdì 23 maggio, prima serata, sul ‘digitale’: Iris alle 21

La locandina
1997 - Fuga da New York

Valutazione media: ♥♥♥♥ = 8

La scheda
Un film di John Carpenter. Con Kurt Russell, Lee Van Cleef, Donald Pleasence, Isaac Hayes, Ernest Borgnine, Harry Dean Stanton, Season Hubley, Jamie Lee Curtis, Bob Minor, David Patrick Kelly, Dale E. House, Wally Taylor, Steven Ford, Michael Taylor, Lonnie Wun, James O'Hagen, Adrienne Barbeau, Tom Atkins, Charles Cyphers, Joe Unger, Frank Doubleday, John Strobel, John Cothran Jr., Garrett Bergfeld, Richard Cosentino, Robert John Metcalf, Joel Bennet, Vic Bullock, Clem Fox, Tobar Mayo, Nancy Stephens, Steven M. Gagnon. Titolo originale; Escape from New York. Avventura, Usa 1981. Durata 99' circa.

La trama
1997: Jena Plissken è un prigioniero condannato alla pena capitale, che sta per fare ingresso nel carcere di massima sicurezza di New York. Contemporaneamente l'aereo presidenziale è dirottato da alcuni terroristi suicidi che far schiantare il velivolo contro uno dei grattacieli di New York. Il Presidente può salvarsi con una capsula di salvataggio eiettandosi prima dell'impatto. L'esercito invia subito un gruppo di soldati a controllare la situazione ma sono tutti accolti da Romero (braccio destro del ‘Duca di New York’), che li minaccia e ordina loro di andarsene immediatamente, pena la morte del Presidente. Il commissario di polizia Hauk decide allora di inviare Jena Plissken, in grado di cavarsela nelle situazioni più estreme. Plissken ha ventiquattr'ore di tempo per mettere in salvo il Capo di Stato e permettergli di partecipare a un importante vertice internazionale, pena lesplosione di due micro-bombe iniettate nel collo di Plissken e spacciate per un vaccino polivalente.

Critica – Rassegna stampa
“Che bei tempi quando i film cult nascevano e si diffondevano un po’ per caso, un po’ per il passaparola del pubblico”. Lo scrive Alex Poltronieri di Onda Cinema - Oggi, da Donnie Darko a Sin City e via dicendo, è qualcun altro a scegliere per noi, ma così non fu per il film di John Carpenter datato 1981, all'epoca un successo appena discreto (medesima sorte toccherà a Grosso guaio a Chinatown, altra pellicola rispolverata col passare del tempo), quasi insufficiente per rientrare nel budget. Eppure le avventure di Jena (in originale ‘Snake’, d'altronde sul corpo ha tatuato un serpente) Plissken hanno influenzato tanti giovani cineasti, dato il via a un intero filone di pellicole fanta-urbane che imperversano ancora oggi sul grande schermo (…) segnato la gioventù di moltissimi appassionati di cinema. Merito del tocco di Carpenter (all'epoca reduce del successo di due horror come The Fog e Halloween), di certo non un mestierante come tanti (...)”.

Il protagonista Kurt Russell in una scena di 1997 - Fuga da New York
“(...) Quello che Carpenter ci mostra - rileva Marco Minniti di Movie Player - è un affresco a tinte cupe del futuro, una tetra promessa, una minaccia mai smentita: con un budget irrisorio il regista mette in scena una Grande Mela putrescente, una visione apocalittica che colpisce da subito per la sua crudezza e il suo realismo (...) In questo universo devastato, un personaggio come Jena Plissken (…) antieroe ‘carpenteriano’ per eccellenza, sembra avere l'unica ricetta per sopravvivere: il nichilismo totale - scrive ancora il collega di Movie Player – l’anarchia elevata a regola di vita, il rifiuto di qualsiasi istituzione, l’indifferenza per le sorti di un’umanità che, forse, non merita di sopravvivere (...) Una pellicola, quindi, fondamentale, sia nell'ambito della filmografia del suo regista, sia in quello, più generale, del cinema degli anni ‘80: un urlo cinematografico in controtendenza con il rampantismo galoppante di quel periodo, uno squarcio nel velo di ottimismo che ricopriva la società (e il cinema) americani, per gettare una luce cupa su paure e angosce assolutamente contemporanee; attualissime ancora oggi, a ben vedere - conclude Minniti - a più di vent'anni dalla sua uscita cinematografica”.
redazione

“Jersey Boys”, Clint Eastwood punta a un altro Oscar con la storia dei Four Seasons

La locandina
Mia previsione: ♥♥♥♥ = 8,5

La scheda
Un film di Clint Eastwood. Con Christopher Walken, Francesca Eastwood, Freya Tingley, Ashley Leilani, Vincent Piazza, Kathrine Narducci, James Madio, Sean Whalen, Steve Schirripa, Mike Doyle, Barry Livingston, Jeremy Luke, Silvia Kal, Steve Monroe, Phil Abrams, Ian Scott Rudolph, Alexis Krause, Johnny Cannizzaro, John Lloyd Young, Aria Pullman, Kara Pacitto, Jacqueline Mazarella, Michael Patrick McGill, Erica Piccininni, Jackie Seiden, Katelyn Pacitto, Joseph Russo, Meagan Holder, Danielle Souza, John Griffin, Joe Howard, Matt Nolan, Nancy La Scala, Alexandria Skaltsounis, James P. Bennett, Evan Strand, Kim Gatewood, Juliet Tondowski, Emilie Germain, Annika Noelle, Jush Allen, Keith Loneker, Kelly-Ann Tursi, Erich Bergen, Elizabeth Hunter, Jesse Merlin, Rebecca Rowley, Chris Spinelli, Travis Nicholson, Derek Easley, Alexandra Ruddy, Robin Krieger, John Nielsen, Clint Ward, Jenna Osterlund, P.J. Ochlan, Grant Roberts, Marco Tazioli, Scott Vance, Joe Abraham, Kelly Frazier, Kevin Hawley, Mark Lotito, Michael Lomenda, Jorie Stern, Joshua Larsen, Ben Rauch, Michael Lanahan, Jon Paul Burkhart, Natalie Willes, Renée Marino, Louis Scherschel, Christopher Clausi, Kevin Fox, Lou George, Lacey Hannan, Katherine M. O'Connor, Kyli Rae, David Newton, Rowdy Brown, Alex Diehl, Eric Lee Huffman, Donnie Kehr, Lou Volpe, Vincent Selhorst-Jones, Sharonda 'Shayy' Irving, David Crane, Johnny Dinu, Daniel Roman, Troy Grant, Miles Aubrey, Rob Marnell, Michael Butler Murray, Allison Wilhelm, Angel Murphy, Vince Falzone, Richard Markman. Biografico-drammatico-musical, Usa 2014. Warner Bros. Uscita prevista il 18 giugno 2014.

La trama
La storia è quella di Frankie Valli e dello storico gruppo dei Four Seasons: la loro ascesa negli anni Sessanta, i piccoli compromessi con la mafia, i primi entusiasmanti successi e le prime sconfitte, fino alla composizione della famosissima Can't Take my Eyes Off You.

Impressioni dal trailer
La classica storia di talento - quello che possedeva il gruppo musicale The Four Seasons - e della conseguente scalata al successo che, a volte, coglie quasi di sorpresa. Storia su cui piovono tanti soldi. In cui si fanno spazio tante donne belle e disponibili a concedersi per accedere ai benefit del business. Jersey Boys parla di realizzazione del sogno. Quello in cui, come con una bacchetta magica, si può far comparire tutto ciò che si desidera. La narrazione in immagini è saggiamente movimentata. Come quando Clint Eastwood (alla 34^ regia) introduce scene d’azione in cui è protagonista la malavita. Quella mafia che agisce più o meno di nascosto, alle spalle dell'affermazione. Un tema, fra l’altro, di stringente attualità e che quasi sempre si finge di non conoscere.

Clint Eastwood, a 84 anni ancora artefice di grandi film
Il pistolero scoperto da Sergio Leone, realizza un film dalla fotografia impeccabile, a effetto pastellato nei gialli, nei rossi e nei blu in particolare. Il frutto dell'annoso sodalizio con Tom Stern col quale la collaborazione è giunta a ben dieci opere, dal 2002 (Debito di sangue) al 2010 (Hereafter). Il cineasta riproduce il risultato della ‘vecchia’ pellicola monopack multistrato su negativo monostriscia da 35 mm. Esito cromatico che si riscontra soprattutto in lavori quali - per fare solo un paio d’esempi - The Hours del 2002 (nella sua parte ambientata nel 1951 con protagonista Julianne Moore). O come in Revolutionary Road del 2008.

Jersey Boys (basato sull'omonimo musical del 2006 di Marshall Brickman e Rick Elice e su una sceneggiatura di John Logan) ha un cast elefantiaco, esagerato, che crea qualche disorientamento. Un difetto cui pone rimedio l’adeguata recitazione dei personaggi principali, personificati da John Lloyd Young, Erich Bergen, Vincent Piazza e Michael Lomenda, rispettivamente nei panni di Frankie Valli, Bob Gaudio, Tommy DeVito e Nick Massi. Con un particolare rilievo per la caratterizzazione d’alta scuola di Christopher Walken nei panni dell’inquietante Angelo ‘Gyp’ De Carlo.

John Lloyd Young, Erich Bergen, Vincent Piazza e Michael Lomenda
sono i mitici Four Seasons di Jersey Boys
Di grande valore tutta la parte musicale dell’opera ‘eastwoodiana’. È noto quanto il regista di San Francisco tenga alle colonne sonore (per le quali spesso offre un determinante contributo). Quindi, in particolare in un racconto filmico in cui la parte concertistica gioca un ruolo di primo piano, Clint si dimostra meticoloso all’ennesima potenza. Il risultato è, in special modo, l'attendibilità delle performance della band. Per un musical zeppo di canzoni da juke-box anni Sessanta e di pezzi mitici per un paio di generazioni. Efficace la ricostruzione delle fasi di registrazione dei pezzi da parte dei cantanti, così come dei concerti che allora si svolgevano nei teatri. Accurata la sceneggiatura nella stesura dei dialoghi. Gli scambi sono sempre decisi, essenziali e mai banali, con il giusto quid d’ironia che a tratti spezza la drammaticità della vicenda. Così com’è evidente il lavoro competente sulla sartoria (Tina Dowd e Suzanne Pakier), con una riproduzione fedelissima dell’abbigliamento del tempo. E sulle ambientazioni, con l’utilizzo, ad esempio, di fiammanti auto d’epoca.

Christopher Walken
Probabilmente un altro grande film di Clint Eastwood (un ennesimo Oscar non mi meraviglierebbe). Uomo di cinema che col passare degli anni non perde quello che definirei il classico tocco magico. Un’avventura visiva che palleggia dal musical, al gangster movie alla commedia. E che in tutte queste sezioni funziona a meraviglia. Un’opera alla quale è obbligatorio dare fiducia e che attenderemo con molta curiosità.

Stefano Marzetti

Cannes, in un formato inusuale “Mommy” di Dolan tra i migliori del Festival

La locandina
Valutazione media: ♥♥♥♥ = 8,5

La scheda
Un film di Xavier Dolan. Con Anne Dorval, Antoine-Olivier Pilon, Suzanne Clément. Drammatico, Fra/Can 2014. Durata 140' circa. Data di uscita: non stabilita.

La trama
Diane è una madre single, una donna dal look aggressivo, ancora piacente ma poco capace di gestire la propria vita. Sboccata e fumantina, ha scarse capacità di autocontrollo e ne subisce le conseguenze. Suo figlio è come lei ma a un livello patologico, soffre di una seria malattia mentale che lo rende spesso ingestibile (specie se sotto stress), vittima d’impennate di violenza incontrollabili che lo fanno entrare e uscire da istituti. Nella loro vita, tra un lavoro perso e un improvviso slancio sentimentale, s’inserisce Kyle, la nuova vicina balbuziente e remissiva che in loro sembra trovare un inaspettato complemento.

Critica – Rassegna stampa
Mommy è il quinto film dell’enfant prodige canadese Xavier Dolan e la sua quarta partecipazione al Festival di Cannes, la prima in concorso (nel 2009 J'ai Tué ma Mère era stato premiato alla Quinzaine des Réalisateurs).

"(...) C’è spazio per una persona sola nei fotogrammi di Mommy. Letteralmente”. Lo rileva Gabriele Niola di My Movies. “Il formato scelto da Xavier Dolan per il suo nuovo film infatti è più stretto di un 4:3. Inusuale e con un’altezza leggermente maggiore della larghezza, costringe a prevedere una persona sola in ogni inquadratura o a strizzarne due per poterle guardare da vicino. Come un letto a una piazza. Attraverso questa visione simile a una gabbia” il giovane cineasta canadese “racconta di nuovo di un figlio e una madre, cercando di cogliere una complessità inedita nella storia della rappresentazione di questo rapporto al cinema e finendo per creare tre personaggi lontani da qualsiasi paragone o altri esempi già visti, che si presentano come destinati all’infelicità sebbene condannati a provare a sfuggirgli. Intrappolati in un formato
Il giovane regista
Xavier Dolan 
claustrofobico, non gli rimane che sognare la libertà e serenità di un irraggiungibile 16:9 (...)
Dolan ha il merito indubbio - scrive ancora il collega di My Movies - di cercare le sensazioni forti, unito al pregio di trovarle, fa di tutto per strappare lacrime ed è quindi molto difficile non commuoversi di fronte ad un certo pietismo per l’illusoria ricerca di un’impossibile felicità che anima le speranze dei personaggi. Confondere il desiderio di catarsi di un autore che sa picchiare come un pugile professionista con il bieco arruffianamento del pubblico sarebbe però una prospettiva miope incapace di comprendere il più bel film passato al Festival di Cannes (...) Il salto di qualità però Mommy lo fa non puntando unicamente su un contrasto titanico che da solo basterebbe ad animare il film”, dice ancora Niola.

Una scena di Mommy, in concorso a Cannes
“(...) Nulla da ridire - scrive Federico Gironi di Coming Soon - ma in Mommy si cerca e si attende sempre che Dolan scarti, che batta nuove strade, o che sia in grado di offrire un angolo d'approccio diverso sulle sue ossessioni. E questo non avviene mai, perché” il regista “è tutto concentrato sulla forma del suo film, sulla scelta di girare in un formato (...) che rispecchia gli orizzonti confinati e ristretti dei suoi protagonisti, pronto a cambiare quando l’illusione di un futuro migliore si fa avanti, su una fotografia calda e avvolgente - osserva sempre Gironi - su un iperdinamismo della macchina da presa che non arriva mai ai livelli di quello fisico e verbale dei suoi attori”.

redazione