sabato 5 luglio 2014

Giorgio Faletti, una scomparsa repentina e davvero troppo anticipata. Martedì i funerali

Giorgio Faletti, grande artista scomparso troppo presto
I funerali di Giorgio Faletti saranno celebrati martedì 8 luglio alle 15, nella Collegiata di San Secondo ad Asti, sua città natale. Scrittore, attore, cantante, paroliere, compositore, sceneggiatore, pittore e comico, si è spento il 4 luglio scorso all’ospedale Le Molinette di Torino, dove era ricoverato da alcuni giorni nel reparto di radioterapia, in seguito alle cure già effettuate negli Usa per un tumore scoperto solo pochi mesi fa. Quattro i film che valga la pena ricordare in cui è stato fra i protagonisti. In ordine cronologico crescente: Notte prima degli esami (2006); Cemento armato (2007); Il sorteggio (forse il più apprezzato, 2009) e una piccola parte in una delle ultime pellicole di Giuseppe Tornatore, Baarìa (2009). Faletti, personaggio amato e apprezzato da colleghi e appassionati di spettacolo e lettura, nacque il 25 novembre 1950 e aveva solo 63 anni. Aveva annullato tutti gli impegni con un messaggio sul suo sito ufficiale intorno alle 9 di
Grande successo a Sanremo 1994
con il brano impegnato e 'arrabbiato', Signor Tenente
giovedì mattina. «Cari amici, purtroppo a volte l’età, portatrice di acciacchi, è nemica della gioia» aveva scritto, spiegando di aver dovuto «rinunciare alla pur breve tournée per motivi di salute legati principalmente alle condizioni precarie della mia schiena, che mi impedisce di sostenere la durata dello spettacolo».

Poliedrico di alto livello, fra le arti in cui ha saputo persino eccellere c’è la musica. Significativa, nel 1994, la partecipazione al festival di Sanremo, col secondo posto assoluto e la vittoria del premio della critica, con la rabbiosa canzone impegnata Signor Tenente, brano ispirato alle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Scrisse inoltre pezzi per artisti di ‘razza’, in particolare per Mina e Angelo Branduardi.  Poi il successo come romanziere, cominciato con il primo thriller, Io uccido, che vendette oltre 
Il personaggio di Vito Catozzo
lo impose come cabarettista negli anni '80
quattro milioni di copie. Nel 2004 raddoppiò con il secondo romanzo, Niente di vero tranne gli occhi, che vendette tre milioni e mezzo di copie. Fu l’inizio di una fortunata carriera quale autore di best seller noir in uno stile ispirato ai grandi narratori americani che gli permise di raccogliere successi in tutto il mondo.

Il suo best seller,
Io uccido
Laureato in giurisprudenza, iniziò la carriera come cabarettista nel noto locale milanese Derby negli anni Settanta, palcoscenico che è stato e in parte è tutt’ora, un trampolino di lancio per decine di comici e attori di grande fama. In televisione approdò prima ad Antenna 3 e poi, nel 1983, partecipò al fianco di Raffaella Carrà a Pronto Raffaella. Due anni dopo fu uno dei protagonisti di Drive In, programma televisivo di Antonio Ricci. Lì interpretò diversi personaggi, fra i quali quello che ebbe maggiore fortuna ed è ancora ricordato fu Vito Catozzo, il poliziotto grezzo che conquistò l’apprezzamento del grande pubblico degli anni Ottanta. Alla fine dei quali il cabarettista astigiano scoprì una sua vena più malinconica partecipando alla serie televisiva Colletti Bianchi, per cui curò anche parte della colonna sonora. Il mondo dello spettacolo e dell’arte gli dà l’addio con commozione e rimpianto, per una scomparsa cosi repentina e anticipata.



s.m.
Per alcune informazioni si ringraziano Sky Tg24 online e Vanityfair online

giovedì 3 luglio 2014

Cameron Diaz tutta nuda al cinema tra due settimane in ‘Sex Tape’

Una scena di Sex Tape, il film 'scandalo' con Cameron Diaz
C’è sempre una prima volta: a 42 anni (portati splendidamente), Cameron Diaz  ha deciso di spogliarsi (articolo) per le prime scene senza veli della sua carriera. In Sex Tape (articolo), nelle sale italiane dal 18 luglio, vedremo l’attrice diventata celebre anche per ruoli simpaticamente buffi (Tutti pazzi per Mary, 1998), recitare in scene ad alto tasso erotico. «Si tratta della prima volta per me, ma l’ho fatto perché lo richiedeva il ruolo - ha confessato la bionda californiana alla rivista Esquire - Questo significa che vedrete tutto». Nel film, la Diaz interpreta il ruolo di una moglie decisa a riaccendere il desiderio del marito: per farlo, lo convince a realizzare un sex-tape casalingo, peccato che questo filmato andrà a finire nelle mani di amici e parenti più stretti. Di recente l’attrice ha anche ammesso di essere attratta dalle donne e di aver avuto rapporti sessuali con persone del suo stesso sesso (articolo).

redazione

Dopo ‘La grande bellezza’ arriva ‘La giovinezza’: Sorrentino di nuovo all’opera

Il regista premio Oscar, Paolo Sorentino
Non basta certo un Oscar ancora fresco a Paolo Sorrentino per restarsene - magari solo per un po’ - con le mani in mano. E così, il regista napoletano che con il suo La grande bellezza ha trionfato nella notte delle statuette hollywoodiane, è di nuovo al lavoro per La giovinezza (articolo), la cui assonanza col ‘nobile’ precedente è puramente casuale. Subito un dato importante: le riprese sono cominciate a Venezia ma la pellicola è senza dubbio marchiata col bollo dell’internazionalità. Lo dimostra la presenza nel cast di due ‘giganti’ del cinema di lingua anglosassone, Michael Caine e Harvey Keitel, che saranno i protagonisti principali. Sorrentino dietro la macchina da presa, dall’altra sarebbe naturale pensare a Toni Servillo, attore cult per il cineasta autore de Il divo. Ma come detto, questa volta le selezioni sono avvenute fuori dai nostri confini. E così, oltre ai succitati grandi interpreti, si aggiungono i premi Oscar Rachel Weisz e Jane Fonda.

Michael Caine (al centro) sul set veneziano de La giovinezza
Il set nella città lagunare è stato allestito in campo San Lorenzo, un angolo un po’ remoto, ma non lontano da piazza San Marco. Gli interni del primo giorno sono stati girati in una casa di riposo, in una grande stanza sul canale. Il soggetto de La giovinezza è dello stesso Sorrentino, che ha ampiamente dimostrato di saperci fare anche come scrittore. La trama vede Fred e Mick, due uomini alla soglia degli ottant’anni, che decidono di andare in vacanza insieme in montagna. In una condizione di sospensione dalla vita ordinaria ripensano il futuro e guardano con occhi diversi alle proprie storie e famiglie. Immancabile, al fianco del cineasta partenopeo, si conferma alla produzione Nicola Giuliano con Francesca Cima e la loro Indigo Film. L’opera uscirà nelle sale nel 2015 (distribuzione Medusa Film).
s.m.

Per alcune informazioni si ringrazia Il Corriere del Mezzogiorno online

mercoledì 2 luglio 2014

Il più bello di mercoledì 2 luglio, prima serata, sul digitale: ‘Transformers’ (Italia 1, canale 6, alle 21,10)

La locandina
Transformers

Valutazione media: ♥♥♥ = 7,5

La scheda
Un film di Michael Bay. Con Shia LaBeouf, Megan Fox, Josh Duhamel, Tyrese Gibson, John Turturro, Jon Voight, Anthony Anderson, Rachael Taylor, Michael O'Neill, Sophie Bobal, Charlie Bodin, Bernie Mac, Peter Cullen, Mark Ryan, Darius McCrary, Robert Foxworth, Jess Harnell, Hugo Weaving, Jimmie Wood, Reno Wilson, Charles Adler, Odette Yustman, Kevin Dunn, Julie White, John Benjamin Hickey, Ramon Rodriguez, Isabel Lucas, Glenn Morshower, Rainn Wilson, Matthew Marsden. Fantascienza, Usa 2007. Durata 144' circa. Universal Pictures.

La trama
Da molti secoli due razze di robot alieni - gli Autobots e i Decepticons - si fronteggiano in una guerra terribile, il cui trofeo finale è il futuro dell’universo. Quando la Terra diventa il teatro della loro battaglia finale, i malvagi Decepticons scoprono che l’unico ostacolo per raggiungere l’ambita vittoria, è costituito dal giovane Sam Witwicky, un normalissimo adolescente alle prese con i tipici problemi dei ragazzi della sua età: la scuola, gli amici, le automobili e le ragazze. Sam, ignaro di essere l’unico e assoluto responsabile della sopravvivenza degli esseri umani, si ritroverà, insieme alla sua amica Mikaela, coinvolto in uno spaventoso braccio di ferro tra Autobots e Decepticons.

Il regista Michael Bay
Recensione (rassegna stampa)
Transformers è il primo episodio di una saga di ben quattro film, tutti diretti dal regista di Los Angeles, Michael Bay. “(...) Dal 1984 ad oggi - rileva Domitilla Pirro di Film Up - i cromatissimi paladini interstellari nati dall’intuizione di mastri giocattolai giapponesi (ovvio) e resi oro puro dal colosso americano Hasbro (altrettanto ovvio) hanno divertito stuoli di ragazzini. Ed è un trio di tutto rispetto quello cimentatosi nell’impresa di rispolverarne il fascino in sala: Steven Spielberg produce, Michael Bay dirige e la Industrial Light & Magic di George Lucas ‘tridimensiona’ un film che mantiene le botte da orbi promesse e, almeno inizialmente, distrae (...) è proprio nel campo pubblicitario che il regista di Bad Boys, Armageddon e Pearl Harbor nasce e cresce: ed è alla pubblicità in grande stile che evidentemente torna con questo trionfale spot di 135 minuti - scrive ancora Pirro - che diverte finché non decide di prendersi sul serio (...)”.

Shia LaBeouf e Megan Fox in una scena di Transformers
“(...) La storia di Sam e del suo amore segreto per la bella Mikaela - scrive Tirza Bonifazi di My Movies - fa solo da contorno alla trama che ha come punto focale l’arrivo degli ENB - extra terrestri non biologici - sulla Terra. Il film si divide in tre atti. Nel primo atto assistiamo allo scontro tra i Decepticons e le forze militari, nel secondo è mostrato l’incontro del giovane protagonista con gli Autobots e nel terzo è messa in scena la battaglia tra Decepticons e Autobots. Un gran finale che ha il pregio di non risolversi in poche battute ma di prolungarsi per dare spazio all’azione senza cali di tensione (...) La differenza tra Transformers e i precedenti film del regista californiano la fa il totale impegno da parte di tutto lo staff - la Industrial Light & Magic in primis, che ha saputo ricreare sul grande schermo la spettacolarità delle trasformazioni – l’interpretazione di Shia LaBeouf, sempre più convincente nei ruoli da protagonista, e di John Turturro, stavolta impigliato nei panni di un agente segreto molto particolare”, conclude Bonifazi.
redazione

Si è spento Paul Mazursky, ingiustamente considerato un Woody Allen ‘in minore’

Il set di Harry e Tonto nel 1974
Il suo periodo più felice si concentrò fra gli anni Ottanta e Novanta, anche se uno dei suoi film di maggior successo uscì nel 1978 ed è Una donna tutta sola (nomination all’Oscar), commedia drammatica con Michael Murphy e Jill Clayburgh. A ottantaquattro anni, al Cedars Sinai Hospital di Los Angeles Paul Mazursky (vero nome Irviz Mazursky, di abbastanza chiare origini ebraiche) è morto. Un decano della commedia cinematografica, che prima di diventare
Paul Mazursky in una foto abbastanza recente
regista si affermò come attore. Nel corso della sua carriera - come ricorda la Repubblica online - aveva riscosso cinque nomination per la statuetta dorata degli Academy Awards. Non fu mai premiato, ma l’anno scorso aveva ricevuto la sua stella sul Walk of Fame e all’inizio di quest’anno il premio alla carriera della Writers Guild.

Le sue commedie da regista parlano spesso di sesso e dell’eterno gioco delle coppie. Fra i suoi ultimi lavori, la regia di Coast to Coast (2003), Winchell (1998), Infedeli per sempre (1996). Come attore partecipò a una stagione della serie tv I Soprano (2000-2001), al film Pazzi in Alabama (1999) diretto da Antonio Banderas. Era sposato dal 1953 con l’attrice Betsy Purdy (un’unione di oltre sessant’anni) e aveva una figlia, Meg. Nato a Brooklyn (New York) il 25 aprile 1930, anche se si proclamò ateo, il giovane Paul fu comunque un tipico rappresentante dell’umorismo ebraico newyorkese. Considerato spesso, a torto, un Woody Allen in minore, si era tolto lo sfizio di dirigerlo nel 1991 in Storie di amori e infedeltà.

Woody Allen in Storie di amori e infedeltà diretto da Mazursky
Mazursky iniziò a lavorare come attore di teatro e tv all’inizio degli anni Cinquanta, dopo essersi diplomato in letteratura al Brooklyn College. Partecipò anche a lavori come Fear and Desire di Stanley Kubrick del ‘53 e a Il seme della violenza diretto da Richard Brooks nel 1955. Alla fine degli anni Cinquanta si trasferì a Los Angeles, dove lavorò come attore e autore di cabaret e per la televisione (fu anche in tre episodi del celebre Ai confini della realtà). Nel 1962 girò un cortometraggio, Last Year at Malibu, parodia di L’année dernière à Marienbad di Alan Resnais, che venne ben accolto dalla critica, un risultato che lo convinse a tentare con il grande schermo. Il suo debutto dietro la macchina da presa fu con Bob and Carol and Ted and Alice, del 1969, che ricevette una nomination all’Oscar per il soggetto e la sceneggiatura. Non ottenne lo stesso risultato, invece, Alix in Wonderland del 1970, con Donald Sutherland.

I vent’anni successivi rappresentarono per Mazursky il periodo di maggiore produttività. Si concentrò in particolare su due filoni, quello autobiografico-intimista e quello della satira di costume: un umorismo agrodolce, il suo, che nei film nasce spesso in un ambiente ebraico, quello delle sue origini. Con la sua formazione, marcò la differenza rispetto agli studios hollywoodiani e puntò a un cinema meno mastodontico dal punto di vista della produzione, più agile, così come più agile fu la tecnica nell’ottica di un maggiore realismo.

Un'immagine datata del regista di origine ebraica 
Tra i suoi molti e famosi film, dove spesso amava apparire in ruoli minori, sono da ricordare ancora Harry e Tonto (che valse ad Art Carney il premio Oscar),  Stop a Greenwich Village, la moderna rilettura de La tempesta (con la coppia Gena Rowlands/John Cassavetes e il nostro Vittorio Gassman), Su e giù per Beverly Hills e il drammatico Nemici - Una storia d'amore, tratto da un romanzo di Isaac Bashevic Singer, candidato a tre premi Oscar. Spesso paragonato a un antropologo che studia la natura del sentimento amoroso e i suoi disastri, Mazursky fu una voce veramente originale ed una persona di grande intelligenza, perfetto storyteller che ravvivò, con i suoi aneddoti, anche molti documentari sul cinema.
redazione
Per alcune informazioni si ringraziano la Repubblica online e Coming Soon

martedì 1 luglio 2014

‘Dracula Untold’: a ottobre la storia, dalle origini, del principe dei vampiri

La locandina
La scheda
Un film di Gary Shore. Con Luke Evans, Charlie Cox, Sarah Gadon, Dominic Cooper, Samantha Barks, Zach McGowan, Art Parkinson, Paul Kaye, William Houston, Ronan Vibert, Diarmaid Murtagh, Noah Huntley, Tom Benedict Knight, Dilan Gwyn, Lasco Atkins. Azione, Usa 2014. Universal Pictures. Uscita: giovedì 30 ottobre 2014.

La trama
La mitologia dei vampiri combinata con la vera storia del principe Vlad per raccontare le origini di Dracula. Il giovane principe Vlad guida la carica per respingere i tentativi dell’impero Ottomano di utilizzare la Romania come un punto d’appoggio per conquistare il resto d’Europa. In un momento di disperazione, Vlad sale su una montagna su cui risiede un oscuro potere magico con la speranza di trovare qualcosa che tenga a bada le orde turche. Quel potere lo aiuta a sconfiggere i turchi, ma questo avviene pagando il prezzo della sua trasformazione in una creatura della notte.

Cosa sappiamo
Pensavamo, su Dracula il vampiro, di aver appreso ormai quasi tutto dal capolavoro di Francis Ford Coppola, Dracula di Bram Stoker (1992). È evidente che così non è, giacché il semisconosciuto regista Gary Shore ha pensato bene di girare un nuovo film su quella che dovrebbe essere la vera storia della stirpe vampiresca, rivelando quei retroscena ancora mai raccontati. Nel tempo si sono dedicate migliaia di pagine e decine di pellicole a colui che è senza dubbio il ‘non morto’ per eccellenza. La figura guida di un’intera temibile e terrificante - per i lettori e per il pubblico di cinema e teatri - genìa che trascorre la propria infinita esistenza solo nelle tenebre in cerca di sangue fresco (spesso di avvenenti fanciulle).

Il protagonista
Luke Evans
Tornando al film, nelle vesti del conte Vlad, principe romeno ed eroe popolare di un’intera cultura, si calerà un insolito Luke Evans, attore dalla formazione teatrale e conosciuto principalmente per il ruolo di Owen Shaw, pilota mercenario di Fast & Furious 6 e di Aramis nella pellicola in costume I tre moschettieri (2011) diretta da Paul W. S. Anderson. Di recente l’attore gallese ha preso parte anche agli ultimi due capitoli della trilogia de Lo Hobbit, diretta da Peter Jackson, interpretando Bard l'Arciere. Il cast si completa con la presenza, tra gli interpreti principali, di Sarah Gadon - vista in Cosmopolis (2012), in The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro (2014) e in Maps to the Stars (2014) - e Dominic Cooper, noto per il ruolo di Milton Hawthorne Greene in Marilyn (2011) e per essere stato uno dei protagonisti de La leggenda del cacciatore di vampiri (non disprezzabile film del 2012).

Una scena di Dracula Untold (foto My Reviews)
“Dracula Untold può definirsi una sorta di reboot - rileva Marta Gasparroni di Excite LINK!!!   - e racconta la storia di un giovane e combattivo Vlad, difensore della propria gente, ancor prima di quella trasformazione che lo relegò nell’eternità. In tempi antichissimi, il principe Vlad parte alla carica per distogliere l’Impero Ottomano dalle mire sul proprio territorio, guidando un attacco d’assalto nel tentativo di salvare la propria gente. Preso da un momento di follia e disperazione, il giovane principe si ritrova a siglare un patto con il diavolo per respingere l’avanzata turca una volta per tutte. Il prezzo in cambio della vittoria sarà la trasformazione in un’affascinante quanto controversa creatura della notte”. Nel complesso, comunque, non propriamente un horror, ma bensì un dramma fantasy dai toni epici e con qualche sfumatura storico-mitologica.

s.m.

Il più bello di martedì 1° luglio, prima serata, sul digitale: ‘L'infedele’ (Rai 5, canale 23, alle 21,15)

La locandina
L'infedele

Valutazione media: ♥♥♥♥ = 8

La scheda
Un film di Liv Ullmann. Con Erland Josephson, Lena Endre, Krister Henriksson, Thomas Hanzon, Michelle Gylemo, Juni Dahr, Philip Zandén, Thérèse Brunnander, Marie Richardson, Stina Ekblad, Johan Rabaeus, Jan-Olof Strandberg, Björn Granath, Gertrud Stenung, Åsa Lindström. Titolo originale: Trolösa. Drammatico, Sve 2000. Durata 155' circa. Mikado - Multimedia San Paolo.

La trama
Marianne, donna matura e attrice, va a trovare un anziano scrittore e comincia a raccontargli la propria storia. Sposata con Markus, famoso direttore d’orchestra e come tale spesso in giro per il mondo, Marianne, durante l’assenza del marito, accoglie in casa il migliore amico di lui, David. Cenano insieme e lei lo invita a restare per la notte. Così comincia la relazione tra i due. Insieme progettano un viaggio a Parigi, dove vanno insieme a Markus. Sulla via del ritorno, si fermano in un albergo. Poi per un po’ si lasciano. Il 20 agosto si rivedono e tra loro si verifica un altro incontro sessuale. Qui arriva Markus che li sorprende ma dice che sapeva già tutto da tempo. C’è il problema di Isabelle, la figlia piccola. Marianne vuole trasferirsi da David, il padre reclama la figlia. Durante il soggiorno estivo in campagna, Markus chiama Marianne per proporre una soluzione. Ma la proposta è orribile: Markus vuole ancora una volta avere un rapporto con la moglie prima di concedere l’affidamento. Marianne dice in seguito a David di aver accettato. Qualche tempo dopo arriva la notizia che Markus si è tolto la vita. Quindi si vede Marianne che annega e muore. Ma a questo punto, la donna dice di avere terminato il racconto. Si alza e va via, lasciando lo scrittore solo e angosciato.

Lena Endre e Erland Josephson in L'infedele
Recensione (rassegna stampa)
“(...) Con lenti movimenti di macchina e atmosfere sospese - scrive Valeria Chiari di Film Up - in una scenografia scarna ed essenziale, si sviluppa la storia raccontata dalla sceneggiatura di Ingmar Bergman e diretta da Liv Ullmann. Un’infedeltà premeditata, iniziata come gioco, che si trasforma velocemente in una tragedia (...) È uno scavare interiore inesorabile che coinvolge e sconvolge lo spettatore inchiodandolo davanti allo schermo, incapace anch’esso di sfuggire all’inevitabile tormento, all’arduo e impietoso studio di un matrimonio e della sua fine fatale. Attori straordinari a partire dal bergmaniano Erland Josephson, l’anziano scrittore specchio dell’anima dello stesso Bergman; Lena Endre - conclude Chiari - eccezionale interprete delle emozioni e dello strazio di Marianne”.

La regista Liv Ullmann
“(...) Film (presentato in concorso al 53° Festival di Cannes, ndr) ‘con’ e ‘senza’ Bergman”, rileva Giancarlo Zappoli di My Movies - ‘Con’ perché di Bergman sono il soggetto e la sceneggiatura. ‘Senza’ perché la Ullmann è come se ne avvertisse l’assenza e cercasse di sostituirne lo sguardo senza cercare vie originali per il proprio film. Ne deriva così un film senz’altro interessante ma irrimediabilmente ‘datato’. Siamo di fronte a una fotocopia di qualità che lascia però aperti due quesiti: 1) perché il Maestro non torna dietro la macchina da presa? 2) perché gli attori che a lui devono la loro fortuna non si decidono a recidere il cordone ombelicale? L’età ormai ce l’hanno, conclude Zappoli.

redazione

Nastri d’Argento, per i giornalisti il migliore è Paolo Virzì

Paolo Virzì, molti riconoscimenti anche per i Nastri d'Argento
Dopo aver trionfato al David di Donatello, Paolo Virzì sbanca anche i Nastri d’Argento con Il capitale umano, vincendo ben sei riconoscimenti su otto candidature, tra i premi votati quest’anno dai giornalisti cinematografici italiani, più il Premio Biraghi andato all’esordiente Matilde Gioli. Oltre al Nastro per il regista del miglior film, la pellicola ha ricevuto, infatti, premi anche per la sceneggiatura (ancora Virzì con Francesco Bruni e Francesco Piccolo), la scenografia (Mauro Radaelli), il sonoro (Roberto Mozzarelli), il montaggio (Cecilia Zanuso) e, ancora, per la coppia dei due straordinari attori protagonisti, Fabrizio Bentivoglio e Fabrizio Gifuni. Ottimo exploit anche per Song ‘e Napule dei Manetti Bros, la vera sorpresa di quest’anno, che di Nastri, dopo un testa a testa sorprendente con Smetto quando voglio, ne ha vinti alla fine quattro: migliore commedia, canzone originale, colonna sonora, attori non protagonisti (Carlo Buccirosso e Paolo Sassanelli) che si aggiungono a un palmarès in quest’edizione particolarmente ricca di attori.

Kasia Smutniak
premiata fra le donne
I Nastri alle attrici sono andati ad Allacciate le cinture, quindi a Kasia Smutniak e Paola Minaccioni, premiate (anche da Serapian) proprio dal regista del film, Ferzan Ozpetek che ha visto vincere anche il suo casting director, Pino Pellegrino, alla prima edizione di un nuovo Nastro. Per Smetto quando voglio il premio al miglior produttore condiviso da Domenico Procacci e Matteo Rovere. Daniele Ciprì con Salvo ha vinto per la fotografia, al già premio Oscar Milena Canonero, ancora un Nastro per i costumi (Grand Hotel Budapest e Something Good).

Tra i Premi speciali di quest’edizione il Nastro a Dino Trappetti per i 50 anni della Sartoria Tirelli e alla carriera - consegnati a Roma - per Piero Tosi, Marina Cicogna e Francesco Rosi. Un Premio speciale è andato anche ad Alice Rohrwacher per aver contribuito con Le Meraviglie, Grand Prix a Cannes, a un importante exploit internazionale del cinema italiano.

Altri riconoscimenti per La mafia uccide solo d'estate dell'esordiente Pif
Miglior regista esordiente Pif (Pierfrancesco Diliberto), Nastro d’Argento per l’opera prima La mafia uccide solo d’estate e anche per il miglior soggetto (con Michele Astori e Marco Martani). Al successo di Asia Argento con Incompresa va il Nastro d’Argento Bulgari già andato a Valeria Bruni Tedeschi e a Matteo Garrone, realizzato per il Sngci, ancora una volta, in un’edizione speciale. A Taormina Nastro per il miglior esordio alla regia in corto a Stefano Accorsi, autore di Io non ti conosco. A Claudia Gerini il Premio Cusumano-Nastri d’Argento per la commedia Maldamore e Tutta colpa di Freud. Ritorno del Premio Nino Manfredi, promosso con la moglie dell’attore, Erminia: vince Marco Giallini, premi speciali per Claudio Amendola e Edoardo Leo.
redazione
Si ringrazia Il Fatto Quotidiano online