mercoledì 2 luglio 2014

Si è spento Paul Mazursky, ingiustamente considerato un Woody Allen ‘in minore’

Il set di Harry e Tonto nel 1974
Il suo periodo più felice si concentrò fra gli anni Ottanta e Novanta, anche se uno dei suoi film di maggior successo uscì nel 1978 ed è Una donna tutta sola (nomination all’Oscar), commedia drammatica con Michael Murphy e Jill Clayburgh. A ottantaquattro anni, al Cedars Sinai Hospital di Los Angeles Paul Mazursky (vero nome Irviz Mazursky, di abbastanza chiare origini ebraiche) è morto. Un decano della commedia cinematografica, che prima di diventare
Paul Mazursky in una foto abbastanza recente
regista si affermò come attore. Nel corso della sua carriera - come ricorda la Repubblica online - aveva riscosso cinque nomination per la statuetta dorata degli Academy Awards. Non fu mai premiato, ma l’anno scorso aveva ricevuto la sua stella sul Walk of Fame e all’inizio di quest’anno il premio alla carriera della Writers Guild.

Le sue commedie da regista parlano spesso di sesso e dell’eterno gioco delle coppie. Fra i suoi ultimi lavori, la regia di Coast to Coast (2003), Winchell (1998), Infedeli per sempre (1996). Come attore partecipò a una stagione della serie tv I Soprano (2000-2001), al film Pazzi in Alabama (1999) diretto da Antonio Banderas. Era sposato dal 1953 con l’attrice Betsy Purdy (un’unione di oltre sessant’anni) e aveva una figlia, Meg. Nato a Brooklyn (New York) il 25 aprile 1930, anche se si proclamò ateo, il giovane Paul fu comunque un tipico rappresentante dell’umorismo ebraico newyorkese. Considerato spesso, a torto, un Woody Allen in minore, si era tolto lo sfizio di dirigerlo nel 1991 in Storie di amori e infedeltà.

Woody Allen in Storie di amori e infedeltà diretto da Mazursky
Mazursky iniziò a lavorare come attore di teatro e tv all’inizio degli anni Cinquanta, dopo essersi diplomato in letteratura al Brooklyn College. Partecipò anche a lavori come Fear and Desire di Stanley Kubrick del ‘53 e a Il seme della violenza diretto da Richard Brooks nel 1955. Alla fine degli anni Cinquanta si trasferì a Los Angeles, dove lavorò come attore e autore di cabaret e per la televisione (fu anche in tre episodi del celebre Ai confini della realtà). Nel 1962 girò un cortometraggio, Last Year at Malibu, parodia di L’année dernière à Marienbad di Alan Resnais, che venne ben accolto dalla critica, un risultato che lo convinse a tentare con il grande schermo. Il suo debutto dietro la macchina da presa fu con Bob and Carol and Ted and Alice, del 1969, che ricevette una nomination all’Oscar per il soggetto e la sceneggiatura. Non ottenne lo stesso risultato, invece, Alix in Wonderland del 1970, con Donald Sutherland.

I vent’anni successivi rappresentarono per Mazursky il periodo di maggiore produttività. Si concentrò in particolare su due filoni, quello autobiografico-intimista e quello della satira di costume: un umorismo agrodolce, il suo, che nei film nasce spesso in un ambiente ebraico, quello delle sue origini. Con la sua formazione, marcò la differenza rispetto agli studios hollywoodiani e puntò a un cinema meno mastodontico dal punto di vista della produzione, più agile, così come più agile fu la tecnica nell’ottica di un maggiore realismo.

Un'immagine datata del regista di origine ebraica 
Tra i suoi molti e famosi film, dove spesso amava apparire in ruoli minori, sono da ricordare ancora Harry e Tonto (che valse ad Art Carney il premio Oscar),  Stop a Greenwich Village, la moderna rilettura de La tempesta (con la coppia Gena Rowlands/John Cassavetes e il nostro Vittorio Gassman), Su e giù per Beverly Hills e il drammatico Nemici - Una storia d'amore, tratto da un romanzo di Isaac Bashevic Singer, candidato a tre premi Oscar. Spesso paragonato a un antropologo che studia la natura del sentimento amoroso e i suoi disastri, Mazursky fu una voce veramente originale ed una persona di grande intelligenza, perfetto storyteller che ravvivò, con i suoi aneddoti, anche molti documentari sul cinema.
redazione
Per alcune informazioni si ringraziano la Repubblica online e Coming Soon

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