venerdì 7 marzo 2014

“The Zero Theorem”, Gilliam stavolta rischia grosso (trailer)

Scheda del film
Un film di Terry Gilliam. Con Matt Damon, Christoph Waltz, Tilda Swinton, Ben Whishaw, Peter Stormare, David Thewlis, Melanie Thierry, Lucas Hedges, Dana Rogoz, Sanjeev Bhaskar, Emil Hostina, George Remes, Tudor Istodor, Radu Andrei Micu, Olivia Nita, Naomi Everson, Madison Lygo. Drammatico, Usa/Gb 2013. Durata 107’.  Uscita prevista nel maggio 2014.

Trama del film
La storia parla di un genio dell’informatica Qohen Leth (Christoph Waltz) tormentato da un enigmatico progetto, che tenta di rispondere alla più angosciante delle domande esistenziali... l’assurdità del senso della vita. In un universo parallelo e distopico, indesiderabile, viene incaricato di risolvere quel ‘teorema zero’ che dovrebbe svelare l’assenza di significato, il nulla dell’esistenza umana. A capo dell’operazione presiede Management, che controlla e coordina l’intera popolazione attraverso una sorveglianza costante. Qohen è un uomo chiuso in sé stesso, incapace di relazionarsi con le persone e il mondo circostante e in attesa della tanto agognata ‘chiamata’. Una volta accettato il compito, però, si troverà risucchiato in un tunnel senza via d’uscita, dove la soluzione del ‘teorema’ sembra impossibile da cogliere e farà vacillare gradualmente le certezze dell’uomo.

Una scena di The Zero Theorem
Tema del film
Una cella claustrofobica dalla quale nemmeno il più determinato Frank Morris (il fuggiasco Clint Eastwood in Fuga da Alcatraz [1979]) sarebbe in grado di evadere. È in questa caverna al limite della pantomima che un incorreggibile Terry Gilliam decide di trascinare lo spettatore. E il 73enne regista di Minneapolis (Minnesota, Usa) lo fa senza timore di inciampare, sempre incaponito a girovagare nel suo mondo fantastico. Girovagare che gli ha permesso di regalare al cinema capolavori come La leggenda del re pescatore (1991) e L’esercito delle dodici scimmie (1995). Ed è proprio a quest’ultimo che sembra rimandare The Zero Theorem, opera che ho l’impressione abbia confuso le idee ai commentatori che l’hanno già vista (più probabile, forse, che le idee me le sia confuse io). Non si capisce bene se da questo lavoro siano rimasti affascinati o se non l’abbiano digerita. Un film confusionario ma intelligente, par di capire e non è che le due caratteristiche siano inconciliabili, anzi.

Il protagonista,
Christoph Waltz
Ho fatto un paragone con l’“Esercito” soprattutto con riferimento alla cornice in cui è inquadrata la vicenda, estraniante, a tratti, per quanto pare essere addirittura indecifrabile. Sensazione che non pervade solo chi ha pagato il biglietto ma soprattutto il protagonista Qohen Leth (di nuovo, immancabilmente bravissimo Christoph Waltz, Oscar nel 2010 per Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino) il quale nel tentare di compiere la  sua impresa deve guerreggiare anche con la profonda ansia che gli crea il dover avere a che fare col prossimo. È questo, dicono, l’aspetto più coinvolgente della pellicola, che cattura l’attenzione soprattutto nella parte iniziale. Compito in cui sembra non riuscire per l’intera ora e quarantasette minuti (che non è poco). Per quanto mi riguarda questo è un ritornello, un’osservazione che faccio in continuazione e che ritengo difficile da confutare, se non per le consuete eccezioni: i film sono più belli nella prima mezz’ora. Ipse dixit. Cioè, veramente lo dico io.
Il regista Terry Gilliam in azione
Finita la mia breve digressione, prendo atto e ve ne rendo partecipi, che questo film rischia di diventare noioso e poco originale. Pare quasi che la sceneggiatura (di Pat Rushin, al suo primo screenplay) sia stata influenzata dal già visto o magari scritta per assecondare i gusti del regista. Scelta sbagliata, se è stata fatta consciamente. Ma anche l’inconscio sappiamo, in fondo, come funziona. Come detto, ciò che è vincente è l’eroe – o antieroe, questo lo stabiliremo – che Gilliam segue con la sua maestria nella chiesa sconsacrata che è la casa di Qohen. La forza di costui è la fede utopistica, figlia della smania di essere qualcosa di diverso dagli altri. Questi altri intesi come gli esseri privi d’individualità, vittime dell’universo “teoricamente ossessionato dall'esibizione e moltiplicazione dell'ego nella Rete”, scrive Emanuele Sacchi su Mymovies.it 

Appena si esce di lì, dal mondo di Qohen, lo scorrere della narrazione è annunciato come ingorgato da scelte narrative ormai superate. Bella la definizione sempre di Sacchi: “Un videogioco vintage riadattato alla contemporaneità”. Davvero come se questo film fosse stato pensato vent’anni fa ma realizzato solo nel 2013. Con le conseguenze buone e meno buone che questo comporta. Tra le meno buone c’è il rischio che il pubblico perda il filo e che abbia ragione ad averlo perso, perché magari è lo stesso autore dell’opera che a un certo punto non ha più saputo tener dritta la barra del timone (luogo comune che ho volutamente utilizzato). In parole povere la domanda che potremmo trovarci a rivolgerci è questa: siamo diventati noi troppo pragmatici o è il “vecchio” genio di Gilliam che si sta lentamente spegnendo? Vedremo, anche perché io Christoph Waltz combinato in quella maniera me lo voglio gustare sul grande schermo.

Stefano Marzetti


(si ringrazia anche Filmup.it)

Mtw Movie Award, Aniston e Di Caprio candidati per il miglior ‘nudo’

Jennifer Aniston candidata al miglior nudo
Sono state annunciate le candidature per gli ‘Mtv Movie Awards 2014’, che si terranno il 13 aprile al Nokia Theatre di Los Angeles. Dopo la delusione agli Oscar, Leonardo Di Caprio fa la parte del leone con ben sei candidature: miglior attore, miglior nudo, miglior scena #WTF, miglior momento musicale, miglior duo (con Jonah Hill) e per il miglior film. Non è assolutamente detto che l'attore 39enne di Los Angeles abbia la fortuna di tirarsi su il morale portandosi a casa una rivincita sull'Academy. Anche perché le persone e i film in competizioni sono quasi gli stessi che concorsero agli Oscar. È pur vero, tuttavia, che ogni giuria ha il proprio metro di giudizio.

Leonardo Di Caprio candidato al miglior nudo
Quest'anno gli Mtv Movie Awards (spettacolo di premiazione cinematografica presentato annualmente sul canale televisivo Usa, Mtv e che contiene anche “parodie di alto livello” ) presentati dall'attore comico Conan O'Brien - include tra i nominati anche Robert De Niro nella stessa categoria (miglior cameo) mentre Matthew McConaughey e Jared Leto sfidano Ice Cube e Kevin Hart (miglior duo). Jennifer Aniston si scontra con alcuni degli uomini più affascinanti del pianeta (Zac Efron, Chris Hemsworth, Leonardo Di Caprio e Sam Claflin) per la categoria miglior nudo.

Tutte le candidature agli Mtv Movie Award 2014

MIGLIOR FILM

MIGLIOR REGIA
Alfonso Cuaròn per Gravity

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Matthew McConaughey per Dallas Buyers Club

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Cate Blanchett per Blue Jasmine

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Jared Leto in Dallas Buyers Club

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Lupita Nyong’o in 12 anni schiavo

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
Frozen

MIGLIOR FILM STRANIERO

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Spike Jonze per Lei

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
John Ridley per 12 anni schiavo

MIGLIOR CORTO D’ANIMAZIONE
Mr. Hublot

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Emmanuel Lubezki per Gravity

MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE
Steven Price per Gravity

MIGLIOR SONORO
Glenn Freemantle per Gravity

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Skip Lievsay, Niv Adiri, Christopher Benstead e Chris Munro per Gravity

MIGLIOR TRUCCO
Adruitha Lee e Robin Mathews per Dallas Buyers Club

MIGLIORI COSTUMI
Catherine Martin per Il Grande Gatsby

MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO
The Lady in Number 6: Music Saved My Life

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Helium

MIGLIOR DOCUMENTARIO
20 Feet from Stardom

MIGLIORI EFFETTI VISIVI
Tim Webber, Chris Lawrence, David Shirk e Neil Corbould per Gravity

MIGLIOR MONTAGGIO
Alfonso Cuaròn e Mark Sanger per Gravity

MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
Let it go di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez per Frozen

redazione

(si ringrazia TgCom24.mediaset.it)

giovedì 6 marzo 2014

“La mossa del pinguino” sembra azzardata (trailer)

La locandina
Scheda del film
Un film di Claudio Amendola. Con Edoardo Leo, Ricky Memphis, Ennio Fantastichini, Antonello Fassari, Francesca Inaudi, Sergio Fiorentini, Elisa D'Eusanio, Damiano De Laurentiis, Emanuele Propizio, Barbara Scoppa, Rita Savagnone, Stefano Fresi, Antonello Morroni, Alessia Amendola. Commedia, Ita 2013. Durata 90'.

Trama del film
Claudio Amendola alla prima esperienza da regista
Bruno è un marito e padre affettuoso ma inaffidabile. Per usare le parole di chi lo conosce bene, è "inconcludente, superficiale, distratto, illuso e sognatore": tutte caratteristiche pericolose nell'era della crisi, in cui trovare un lavoro stabile per chi è ‘senza competenze’ e con troppi grilli per la testa diventa una missione impossibile. Dunque Bruno passa le notti a pulire con lo scopettone i pavimenti di un museo romano, insieme all'amico di sempre Salvatore, che gli dà corda in tutte le mattane - come quella di mettere su un delfinario nel lago di Bracciano - pur capendone l'irrealizzabilità. Un servizio televisivo sul curling, disciplina sportiva non troppo lontana (agli occhi di Bruno e Salvatore) dal loro lavoro notturno, accende nuovamente l'immaginazione dei due, che decidono di candidarsi nientemeno che alle Olimpiadi in quella specialità. E poiché la squadra di curling dev'essere formata da quattro persone, reclutano altri due malcapitati: l'ex vigile Ottavio, abilissimo giocatore di bocce e il mago del biliardo Neno.

Riflessioni sul film
Di seguito riporto testualmente una breve parte dell'articolo di Gloria Satta su Ilmessaggero.it. “Per debuttare nella regia, Claudio Amendola ha scelto una commedia. E uno sport poco conosciuto e ancor meno praticato in Italia (pare soltanto da 1200 persone): il curling. È nato così La mossa del pinguino (che vi ricordo io, Stefano Marzetti, è uscito oggi, 6 marzo 2014, ma non l’ho inserito tra il ‘meglio e meno peggio’) una storia di sport, di amicizia, di un sogno ‘impossibile’”.

Ora tocca a me. Eviterò accuratamente questo film, non perché abbia qualcosa contro Amendola e la sua aspirazione a diventare regista o anche solo attore/regista. Ma perché do quasi per certo che l'artista figlio di uno dei più grandi doppiatori di tutti i tempi (papà Ferruccio) risentirà di buona parte del lavoro svolto sinora come interprete. Lavoro che negli ultimi quattordici anni circa si può definire più di un mezzo disastro. Basti citare lo sconsigliato Cha Cha Cha, il bocciatissimo Bar Sport, i semisconosciuti Dov'è mia figlia, Tutti per Bruno e 48 ore. E ancora il fallimentare Il ritorno del monnezza (che ha la responsabilità di aver fatto rimpiangere amaramente i film anni Settanta/Ottanta con Tomás Milián nei panni del maresciallo Giraldi), l'impossibile Fratella e sorello. Le sole eccezioni a questo vuoto qualitativo sono Viaggio in Italia. Una favola Vera di Luca Miniero (2007) e La fisica dell'acqua di Felice Farina (2009).

Una scena di La mossa del pinguino
E non dimentico certo la serie televisiva I Cesaroni, a me indigesta come la parmigiana di melanzane a mezzanotte (l'ho scoperto dopo i tentativi di seguire varie puntate dall'inizio alla fine). In particolare proprio il contagio causato dalla lunga esperienza sul piccolo schermo, sono certo influenzerà - e in negativo - questo primo esperimento ‘amendoliano’ da cineasta. Ciò non toglie che il buon Claudio possa trovare la sua nicchia di pubblico, quella amante della risata senza troppa pretesa. Personalmente, ripeto, non lo prendo neppure in considerazione. E di certo commetterò un errore.

Stefano Marzetti

(si ringrazia anche Mymovies.it)

“The Special Need”, maturare grazie a un autistico (trailer)

La locandina
Scheda del film
Un film di Carlo Zoratti. Con Alex Nazzi, Enea Gabino, Carlo Zoratti Drammatico,  durata 83’ – Ger/Ita/Aut 2013.

Trama del film
L'autismo impedisce a Enea, ventinovenne che risiede nel piccolo centro di Terenzano (Udine), di avere quella vita affettivo-sessuale di cui sente sempre di più la mancanza. Due suoi amici, Alex e Carlo, decidono allora di aiutarlo a realizzare il desiderio di avere un rapporto, dirigendosi prima in un bordello in Austria e poi in Germania, a Trebel, dove esiste un centro in cui anche i disabili possono imparare a conoscere la sessualità.

Tema del film
Si può girare un film – che è anche documentario - sull’autismo che abbia come protagonista un vero autistico e riuscire a farlo bene. Sì. Lo dimostra l’opera prima del 32enne udinese, Carlo Zoratti (laureato in Interaction Design all’università di Torino), The Special Need, tragitto tipo road movie grazie al quale le mancanze affettive di Enea – il protagonista della pellicola – vengono apprese dal compagno di viaggio che scoprirà anche quelli che erano i propri preconcetti. Per forza di cose viene in mente lo straordinario classico hollywoodiano di questo genere, vale a dire Rain Man. L'uomo della pioggia (1998, con gli straordinari Dustin Hoffman  [premio Oscar per la sua interpretazione]) e Tom Cruise sotto la direzione di Barry Levinson) condurrà anche a una conoscenza più profonda delle mancanze affettive dell’amico handicappato e a un'inedita consapevolezza.

Una scena di The Special Need
Guardando il film – ha detta di chi ha già avuto modo di vederlo – lo spettatore intuisce di essere sulla stessa barca del co-protagonista. Le difficoltà di comprensione e di accettazione dell’amico autistico sono le stesse di gran parte della cultura, soprattutto occidentale. E l’Italia ci fa una magra figura, perché si sa, o si viene a sapere che, ad esempio rispetto alla Germania dove il disabile non è per nulla ostacolato nella necessità di andare in cerca e comprendere i propri moti dell’anima, così come la propria identità sessuale. Noi siamo belli indietro: a livello giuridico, l'autistico non è altro che un grosso (nel caso di un adulto) e ingombrante – in tutti i sensi – infante destinato a non divenire mai adulto. In The Special Need (premi importanti per la sua categoria, come quello per il miglior documentario al ‘Trieste Film Festival’, alla ‘German Competition e al ‘Dok Leipzig’; senza tralasciare la partecipazione al ‘Festival di Locarno’ nella sezione cineasti del presente) nel corso delle riprese c’è meno preoccupazione per il cosiddetto politically correct e più per la naturalezza, che pare centri l’obiettivo di far sentire chi guarda partecipe dei fatti narrati a livello filmico.

La suddetta scelta registica produce un effetto “molto coinvolgente – assicura  Maria Rita Maltese di Cinefilos.it - ci si commuove ma in molti momenti si sorride grazie all’esuberanza e alla simpatia di Enea. Vedere il mondo tramite i suoi occhi e quelli dei suoi amici è un’esperienza da non perdere”. È anche grazie a esempi come questo che il cinema friulano si afferma sempre più a livello nazionale.

Il protagonista autistico Enea Gabino
Insomma, il film di Zoratti va inteso come impegno votato a narrare una storia di barriere costruite dall’imponderabilità degli accadimenti, in un’amicizia che, quasi per miracolo, si rafforza piuttosto che afflosciarsi. Un’amicizia, ancora, che scopre di avere, fra gli obiettivi primari, il sesso, magari solo per una nottata, senza escludere la possibilità di un innamoramento. Il tutto messo – rileva Alessandro Aniballi di Movieplayer.it  -  in scena senza alcuna forzatura patetica, né senza mai alzare i toni del dramma, anzi lasciandosi anche andare a momenti di naturale leggerezza”. E anche in questo è basilare la naturalezza di Enea, personaggio principale che sa disorientare con analisi inaspettate per poi perdersi nell’evidenza di un fatto.

«Spesso mi capita che mi chiedano se siamo parenti – rivela Carlo Zoratti in un’intervista riportata da  Comingsoon.it a firma di Daniella Catelli - come se non riuscissero a immaginare che senza avere legami di sangue possiamo essere amici. Ci conosciamo da 16 anni, io ero in una scuola con 2500 maschi, suonavo la batteria in un gruppo metal e non conoscevo neanche una ragazza. Così con un amico abbiamo deciso di andare a fare volontariato in un centro per disabili, dove era sicuro che sarebbero state quasi tutte donne. Ed è lì che ho conosciuto la mia prima ragazza, che è la figlia della terapista di Enea . Abbiamo iniziato a vederci e poi un sabato l'abbiamo invitato a uscire e ci siamo accorti che stavamo bene insieme. Io mi diverto davvero con Enea. Il motivo per cui ci siamo conosciuti è poi quello che ci ha portato a fare questo film: la disparità di opportunità sul fatto di conoscere delle ragazze, tra me e lui».

Stefano Marzetti

“Fruitvale Station”, la disumanità dell’umano (trailer)

La locandina 
Scheda del film
Un film di Ryan Coogler. Con Michael B. Jordan, Octavia Spencer, Melonie Diaz, Ahna O'Reilly, Chad Michael Murray, Kevin Durand. Titolo originale Fruitvale Station. Drammatico Usa 2013. Durata 85'. Wider. Uscita giovedì 13 marzo 2014.

Trama del film
Il film ripercorre le ultime ore di vita del ventiduenne Oscar Grant III, dalla mattina del 31 dicembre 2008, giorno del compleanno di sua madre e illumina la quotidianità e gli ostacoli che il ragazzo deve fronteggiare nel tentativo di diventare una persona migliore.

Tema del film
La creazione è ispirata da un fatto realmente accaduto. Secondo me, che ne ho letto qua e là per il web, vale la pena andare a vedere questo film. Non tanto per gli svariati riconoscimenti che ha mietuto (tra cui il trionfo ai ‘Gotham Awards’ di New York, dove si è aggiudicato i due premi per cui era candidato [miglior attore rivelazione per Michael B. Jordan e miglior regista rivelazione per Ryan Coogler], la vittoria al ‘Sundance Film Festival’ del premio come miglior film e del Premio del Pubblico e la bella figura a Cannes con il Prix de l’Avenir; negli Usa ha già incassato circa venti milioni di dollari), quanto per l’originalità dell’impresa del cineasta esordiente (autore anche della sceneggiatura). Insomma, dare fiducia a questo Fruitvale Station è, a mio avviso, un “obbligo” (doverose le virgolette… ) per l’originalità della trovata: sul grande schermo Coogler mette in modo decoroso ed efficace l’insieme caotico di spezzettate riprese con telefonino, nella loro velata grossolanità, utile però quale testimonianza descrittiva  dell’inumanità dell’umano.

L'attore protagonista,
Michael B. Jordan
Dare fiducia a questo film, mi ripeto, perché pare abbia sì delle pecche (non è che uno esordisce nella perfezione, come spesso vogliono farci credere ma noi sappiamo che quand’è così c’è sotto qualcosa… ) ma più meriti. Una pecca, ad esempio, è “l'ansia da cui è affetta la sceneggiatura – rileva Marianna Cappi di Mymovies.it - di voler riempire ogni istante di quotidianità” privando in tal modo “il film di quei momenti di astrazione che l'avrebbero fatto levitare”. Pecca, ripeto, che in teoria dovrebbe rappresentare un mezzo fallimento dell’opera filmica. Ma il flop, a mio avviso, non può esistere se è accertato che non ha intaccature l’efficacia con cui il giovane cineasta mette in scena l’inclemente istantaneità del dramma che va a consumarsi.

Una scena del film
Non si può sorvolare, per promuovere Fruitvale Station, neppure sull’ottima prova dell’attore protagonista Michael B. Jordan che riesce nel non facile compito di rappresentare le diverse tonalità caratteriali del personaggio. Il quale affronta “i piccoli e grandi ostacoli che la sua decisione di mettere la testa a posto incontra continuamente… ”, scrive ancora Cappi. Ripeto, per me è da vedere.

Stefano Marzetti

(si ringrazia anche Cinefilos.it)

Film consigliati per questo week end (08-09/03/2014)

Quando tutto sembrava tranquillo e in ordine, nella vita di Elena (Kasia Smutniak) arriva una vera e propria turbolenza: la passione improvvisa e corrisposta per Antonio (Francesco Arca). Ma è una passione proibita. E per vari motivi: Elena da due anni sta insieme a Giorgio (Francesco Scianna); Antonio è il nuovo ragazzo della sua migliore amica (Carolina Crescentini); Elena non stima per niente Antonio, che è il suo opposto; e per finire Fabio (Filippo Scicchitano), il suo migliore amico, lo odia e lo detesta. Ma l’attrazione tra i due esplode lo stesso anche a scapito di scompigliare le regole delle vite di tutti. Tredici anni dopo, però, quando Elena, Antonio e Fabio sono ormai degli adulti e le loro vite si sono realizzate in matrimonio, figli e lavori gratificanti, una nuova turbolenza, molto più dura, metterà alla prova la vera natura dei loro sentimenti e dei loro legami. Attraverso il dolore saranno costretti a ridefinire tutte le regole dell’amicizia e dell’amore. E allora non ci sarà più spazio per i pregiudizi, i rancori, il peso delle cose non dette. Così anche i turbamenti del passato saranno riletti alla luce del presente e ogni cosa riacquisterà il suo giusto peso: la leggerezza della passione ritroverà il suo spazio all’interno del senso globale di tutta una vita.

La scheda

Un film di Ferzan Ozpetek. Con Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Paola Minaccioni, Giulia Michelini, Luisa Ranieri. Commedia, Ita 2013. Durata 110'. 01 Distribution. Uscita giovedì 6 marzo 2014. 

                                                                               ***

Felice chi è diverso (2014)
Attraverso le parole dei giornali e le immagini di repertorio della televisione, è raccontata la battaglia combattuta contro l'omosessualità in Italia nella seconda metà del Novecento. Finita la repressione e il silenzio totale sulla questione degli anni fascisti, il Paese scopre tutta insieme la presenza e la vita degli omosessuali, in una continua condanna che quando non prendeva la forma dell'attacco diretto o dell'insulto palese, era sottilmente indagata come la più infamante delle condizioni, la più deprecabile delle depravazioni umane.

La scheda
Un film di Gianni Amelio. Documentario, Ita 2014. Durata 93’. Cinecittà Luce. Uscita giovedì 6 marzo 2014


                                            ***

Aaron, un giovane disadattato che vive in una remota comunità scozzese, è l'unico sopravvissuto di uno strano incidente di pesca che è costato la vita a cinque uomini, tra cui suo fratello maggiore. Incitato dalla superstizione locale, il villaggio incolpa Aaron per questa tragedia, facendo di lui un emarginato tra la sua stessa gente. Rifiutando fermamente di credere che suo fratello sia morto e accecato da dolore, follia e magia, Aaron esce in mare aperto per ritrovarlo.

La scheda
Un film di Paul Wright. Con George MacKay, Kate Dickie, Nichola Burley, Michael Smiley, Brian McCardie, Conor McCarron, Jordan Young, James Cunningham, Gavin Park, Lewis Howden, Sharon MacKenzie, Ross Laird, Debbie Dorwood, Scott Constantine, Stewart Anderson, Andy Neil, Margo Lownie, Andrew Marley. Titolo originale For Those in Peril. Drammatico, Gb 2013. Durata 93'. Nomad Film. Uscita giovedì 6 marzo 2014.

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Tarzan (2013)
La storia è ambientata nel presente. Durante una spedizione in una remota giungla africana, John Greystoke e sua moglie muoiono in un incidente di elicottero mentre conducono delle ricerche su un misterioso meteorite. Solo il figlio, il piccolo J.J., soprannominato Tarzan, sopravvive all'incidente. Un gruppo di gorilla trova il piccolo tra i resti dell'elicottero, lo soccorre e lo cresce come se fosse uno di loro. Tarzan diventa grande imparando la dura legge della giungla e dopo dieci anni incontra un altro essere umano, la coraggiosa e bella Jane Porter. Tra i due è amore a prima vista. Ma le cose si complicano quando William Clayton, in viaggio in Africa con Jane, rivela le sue vere e avide intenzioni. Tarzan, diventato un uomo diverso da tutti gli altri, dovrà fare appello all'istinto sviluppato nella giungla e a tutto il suo ingegno per proteggere la sua casa e la donna che ama.

La scheda
Un film di Reinhard Klooss, Holger Tappe. Con Kellan Lutz, Spencer Locke, Anton Zetterholm, Les Bubb, Mark Deklin, Jaime Ray Newman, Trevor St. John, Brian Huskey, Robert Capron. Animazione, Ger 2013. Durata 95’. Medusa. Uscita giovedì 6 marzo 2014.


redazione