sabato 12 aprile 2014

“Francesco da Buenos Aires” e dalla dittatura militare

La locandina
Mia previsione: ♥♥♥ = 6,5

La scheda
Un film di Miguel Rodriguez Arias e Fulvio Iannucci. Documentario, Ita 2014. Durata 70'. Microcinema. Uscita lunedì 28 aprile 2014.

La trama
Questo docufilm narra la vita di Papa Francesco dall'infanzia all'età adulta, da quando era arcivescovo a Buenos Aires fino all'elezione al Soglio Pontificio, toccando i punti nevralgici e più complessi della sua vicenda umana, religiosa e civile, in particolare le tante persone che secondo molte testimonianze avrebbe salvato durante la dittatura argentina.

Che cosa sappiamo
Si fermerà nelle sale italiane il 28, 29 e 30 aprile, Francesco da Buenos Aires - La rivoluzione dell’uguaglianza, un po’ documentario, un po’ film biografico (si dice che il pontefice ci abbia messo lo zampino) su Jorge Mario Bergoglio. La pellicola, primo evento cinematografico sulla vita di Papa Francesco, girato da Miguel Rodríguez Arias e da Fulvio Iannucci (entrambi al primo impegno filmico), narra la vita di Francesco dall’infanzia all’età adulta, da quando era arcivescovo a Buenos Aires fino all’elezione al soglio. L’opera, secondo le prime indiscrezioni, propone la figura di un uomo dall’ineguagliabile capacità di stare sempre al fianco del popolo, di un cristiano che riserva gran parte dei suoi attesi discorsi ai poveri e ai più deboli, che è apprezzato per le sue parole che attaccano la discriminazione. Girato e montato dopo un’attenta ricerca e selezione di materiali d'archivio e filmati inediti eseguiti tra Città del Vaticano, Roma, Buenos Aires, Chiusi della Verna e Assisi, il documentario mette in luce non solo la personalità carismatica di Bergoglio ma anche la sua dichiarata volontà di rinnovare gli aspetti più obsoleti dell'istituzione ecclesiastica e combattere tutte le forme di corruzione.

Papa Francesco in preghiera in un'immagine del docufilm
Il film è realizzato da Barter e 39Films, in produzione associata con Metropolis per l’Argentina. «Quando abbiamo iniziato a preparare il progetto a marzo 2013 – dichiara Arias attraverso un comunicato - abbiamo capito subito che il protagonista del nostro film avrebbe occupato un posto importante nella storia e, infatti, dopo pochi mesi Papa Francesco ha realizzato misure importanti». Il pontefice, prosegue il regista, «ci ha fatto pensare a Giovanni XXIII dentro la Chiesa, mentre per quanto riguarda il mondo politico, a Gandhi e Mandela. Un uomo della storia».

«Siamo stati felici - aggiunge il produttore Alfredo Federico - di approfondire le storie relative alla dittatura militare, un aspetto molto forte del nostro docufilm, in cui dimostriamo come all’epoca fosse un prete che aiutava le persone a scappare, tanto che un libro (La lista di Bergoglio. I salvati da Francesco durante la dittatura. La storia mai raccontata, di Nello Scavo, editore EMI, 2013, 192 pp., 11,90 €; anche in versione eBook a 7,49 €), paragona la sua attività a quella di Oskar Schindler e dimostra come certe accuse fossero ingiustificate». Tra gli intervistati nel corso dei settanta minuti di immagini, Maria Elena Bergoglio, sorella di Francesco; il cardinale Jorge Mejia; monsignor Dario Viganò, direttore del Centro tv vaticano; Elisabetta Piqué, autrice del libro Francesco. Vita e rivoluzione (editore Lindau, 2013, 384 pp., 19 €) e corresponsabile del giornale argentino La Nación; il rabbino Abraham Skorka.

s.m.

venerdì 11 aprile 2014

Arriva “Grace di Monaco” e i Grimaldi rompono le scatole

Il manifesto originale di Grace of Monaco
La famiglia Grimaldi non era d’accordo. Cosa c’è in questo asserto che non mi meraviglia per nulla? C’è che, dal momento che i Grimaldi sono un’antica e orgogliosamente aristocratica famiglia italiana che, attualmente, governa il Principato di Monaco – mica quello delle Asturie – con il rampollo Alberto II, reputo per nulla sorprendente che abbiano avuto da ridire su Grace di Monaco, il film del francese Olivier Dahan (salito alla ribalta nel 2007 con l’apprezzato La vie en rose, il drammatico/biografico sulla musica melodica d’Oltralpe tra gli anni Trenta e i primi Sessanta del secolo scorso, con al centro del racconto la mitica cantante parigina Edith Piaf, interpretata da un’ispirata Marion Cotillard) pronto a uscire nei cinema italiani il prossimo 15 maggio. Quanto mi piacciono queste parentesi infinite.

Quindi, tornando a bomba, ai nobilissimi Grimaldi non è andato bene che il film contenga – e questo lo verificheremo appena ci sarà possibile – scene di «fantasia» che, secondo loro, non hanno nulla da spartire con la reale esistenza della principessa e anche alcuni riferimenti storici non corretti che deformerebbero nella sostanza la storia del Principato di Monaco oltre che la biografia della stessa Grace. Non è piaciuta neppure l'immagine che è stata data di Ranieri e della sua vita privata e familiare.  Ignoranti, su questo, che il cinema, un film, non hanno a che fare con la sfera dell’accaduto, vale a dire che non sono tenuti a riprodurre pedissequamente fatti storici che, nella maggior parte dei casi, rischierebbero di essere modellati secondo l'ideologia di un regista o di uno sceneggiatore. Un film si deve preoccupare della sfera dell’accadibile, certo facendolo con coscienza in modo da evitare una mera fantasticheria. Tutto ciò, ripeto, molto probabilmente i Grimaldi non lo sanno e forse avrebbero preferito un documentario, possibilmente una sfilata di fotogrammi di repertorio (meglio ancora di fotografie?), che non la concatenazione filmica delle immagini propria del cinema.

La scheda
Un film di Olivier Dahan. Con Nicole Kidman, Paz Vega, Tim Roth, Frank Langella, Robert Lindsay, Roger Ashton-Griffiths, Geraldine Somerville, Derek Jacobi, Milo Ventimiglia, Parker Posey, Nicholas Farrell. Titolo originale Grace of Monaco. Biografico, Usa/Fra/Bel, 2014. Durata 103’. Lucky Red. Uscita giovedì 15 maggio 2014.

Il film
Nicole Kidman in una scena del film
La storia di Grace Kelly (che fu musa ispiratrice nel cinema per il maestro Alfred Hitchcock) è di certo una delle più suggestive (ma anche tristi) che Hollywood ci abbia mai regalato. Star del grande schermo negli anni Cinquanta (quando nel '54 vince anche un Oscar come miglior attrice per La ragazza di campagna, al fianco di William Holden), abbandona il mondo di celluloide per diventare la principessa di Monaco e poi morire nel 1982 in un incidente automobilistico. Olivier Dahan si rifà allo script di Arash Amel (la pellicola è stata prodotta da Pierre-Ange Le Pogam con quindici milioni di dollari di budget) e si dedica a un periodo molto limitato, ossia sei mesi dell'anno 1962, quando Grace sposò il principe Ranieri di Monaco e lo aiutò a difendere l'identità del principato dagli attacchi politici di Charles De Gaulle. La scelta della Kidman per la parte della principessa è arrivata dopo lunghe discussioni di casting.

La navigata attrice, interprete in capolavori quali Moulin Rouge (2001), The Hours (2002, premio Oscar come miglior attrice), Dogville (2003), pare essersi calata bene nelle belle vesti di Grace Kelly, offrendola al pubblico come la neo sposa in crisi che ha davanti la prospettiva di dover rinunciare alla sua fulgida carriera di attrice hollywoodiana per la sua nuova vita a Monaco. Scelta importante che la porterà poi a diventare la principessa più amata della storia. Non resta che attendere un mesetto.


Stefano Marzetti

Il più bello di venerdì, prima serata, sul ‘digitale’: Rai 3 alle 21,05 (con trailer)

La locandina
The Iron Lady


RICONOSCIMENTI PRINCIPALI
Premio Oscar 2012: migliore attrice protagonista a Meryl Streep, miglior trucco a Mark Coulier e J. Roy Helland; Golden Globe 2012: migliore attrice in un film drammatico a Meryl Streep; Premio BAFTA 2012: migliore attrice protagonista a Meryl Streep; miglior trucco a Mark Coulier e J. Roy Helland.

Mia aspettativa: ♥♥♥ = 6,5

Scheda
Un film di Phyllida Lloyd. Con Meryl Streep, Jim Broadbent, Olivia Colman, Roger Allam, Susan Brown, Nick Dunning, Nicholas Farrell, Iain Glen, Richard E. Grant, Anthony Head, Harry Lloyd, Michael Maloney, Alexandra Roach, Pip Torrens, Julian Wadham, Angus Wright. Biografico, Gb 2011. Durata 105'.

Trama
The Iron Lady, ovvero Margaret Thatcher, ex primo ministro britannico, ormai ottantenne, fa colazione nella sua casa in Chester Square, a Londra. Malgrado suo marito Denis sia morto da diversi anni, la decisione di sgombrare finalmente il suo guardaroba risveglia in lei un'enorme ondata di ricordi. Al punto che, proprio mentre si accinge a dare inizio alla sua giornata, Denis le appare, reale come quando era in vita: leale, amorevole e dispettoso. Lo staff di Margaret manifesta preoccupazione a sua figlia, Carol Thatcher, per l'apparente confusione tra passato e presente dell'anziana donna. Preoccupazione che non fa che aumentare quando, durante la cena che ha organizzato quella sera, Margaret intrattiene i suoi ospiti incantandoli come sempre, ma a un bel momento si distrae rievocando la cena durante la quale conobbe Denis sessant'anni prima. Il giorno dopo, Carol convince sua madre a farsi vedere da un dottore. Margaret sostiene di stare benissimo e non rivela al medico che i vividi ricordi dei momenti salienti della sua vita stanno invadendo le sue giornate nelle ore di veglia.

In primo piano una Meryl Streep da Oscar in The Iron Lady

Critica
Ennesima prova magistrale di Meryl Streep (qui al suo terzo premio Oscar [miglior attrice], dopo quello del 1979 come miglior attrice non protagonista per Kramer contro Kramer e quello del 1982 come miglior attrice per La scelta di Sophie), alla quale va il grande merito di non aver fatto naufragare un film che, a detta di alcuni, non ha soddisfatto le aspettative, nemmeno quelle del botteghino (molto scarso l'incasso totale negli States con soli circa trenta milioni di dollari; male anche in Italia con poco più di due milioni e mezzo di euro). The Iron Lady della regista e direttrice teatrale inglese Phyllida Christian Lloyd (alla sua seconda fatica cinematografica, dopo il più che discreto Mamma Mia! del 2008, sempre con la Streep supportata dall’eclettico Pierce Brosnan) pare sia risultato pesante per l’eccessiva portata di femminilità, anzi, meglio, di femminismo che è, forse, scaturita dal fatto che anche la sceneggiatura sia di una donna, Annie Gilhooly, fra l’altro al suo primo impegno nell’universo di celluloide.

A sottolineare tale debolezza dell’opera è Federico Gironi di Coming Soon che scrive di “un femminismo che, a tratti, ha alcune sfumature manierate che faranno felici le frange più conservatrici e anacronistiche del movimento ‘Se non ora quando’ (organizzazione trasversale fondata per «reagire al modello degradante ostentato da una delle massime cariche dello Stato, lesivo della dignità delle donne e delle istituzioni», mia precisazione)”. Gironi rimane a tal punto infastidito da questo aspetto del racconto in immagini, da considerarne la
Ancora Meryl Streep con il bravo Jim Broadbent
cosa migliore l’impegno attoriale dell’interprete britannico
Jim Broadbent (visto di recente nell’apprezzato fantascientifico Cloud Atlas al fianco di Tom Hanks) che personifica il marito di Margaret Thatcher. Quel Denis che ritorna di continuo nell’onirismo della statista e la cui figura non sarebbe stata valorizzata e sfruttata nella giusta misura, lasciando a un’impeccabile Streep quasi l’intero onere di ‘ingioiellare’ il viaggio filmico.

Di “idea giusta in mano alla persona sbagliata” parla invece Adriano Ercolani di Film.it, anch’egli impenitente a scaricare in particolare sulla cineasta le responsabilità di quella che sembra essere stata la proverbiale ‘occasione mancata’ per regalare al cinema un biopic di alta qualità. Cosa che una personalità – nel bene e nel male - come la Lady di ferro avrebbe senz’altro meritato. Insomma, “un film che poteva essere esplosivo – rileva lo stesso Ercolani - ma che si perde nell’incertezza, ma anche la consapevolezza che Meryl Streep è la più grande attrice dei nostri tempi. La sua versione della Thatcher è ammirevole, equiparabile alle sue prove più riuscite di questi ultimi anni, quelle ad esempio fornite ne Il dubbio e ne Il ladro di orchidee”.

Non ho visto questo film. L’articolo va quindi inteso come una sorta di rassegna stampa da me commentata e, dove possibile, arricchita.

st.mar.

Bud Spencer ricoverato in un ospedale di Roma

Bud Spencer, all'anagrafe Carlo Pedersoli
Bud Spencer – all’anagrafe Carlo Pedersoli, 84 anni - è stato ricoverato in un ospedale di Roma. Ma, secondo quanto riferito dal figlio Giuseppe, «non è in pericolo di vita». La notizia è arrivata in Italia dalla Germania, pubblicata dal sito della rivista tedesca Bild. In Germania l'attore è infatti popolarissimo e la prossima settimana avrebbe dovuto intraprendere proprio lì un tour per lanciare il suo nuovo libro, Mangio ergo sum, sorta di trattato filosofico semi-serio in cui  Pedersoli si misura con alcune delle principali dottrine. Il libro probabilmente uscirà prima in Germania (per le edizioni Schwarzkopf) e poi in Italia, ma non prima dell'estate.

Bud Spencer e Terence Hill in Lo chiamavano Trinità
«Abbiamo dovuto cancellare questo tour, che contiamo però di recuperare prima dell'uscita del libro nelle prossime settimane, perché durante dei controlli di routine - ha spiegato Giuseppe Pedersoli - i medici hanno riscontrato in mio papà la pressione un po’ bassa e un po’ di anemia. Hanno così deciso di trattenerlo per altri controlli in attesa che i valori tornino a un livello regolare. Dovrebbe uscire tra stasera e domattina. Voglio tranquillizzare tutti i suoi fan e tutte le persone che gli vogliono bene: la situazione è sotto controllo. Ma i ritmi del tour tedesco che prevedevano cinque/sei città in cinque giorni in questo momento non sono consigliabili per un uomo» della sua età «anche se mio padre li porta molto bene», ha aggiunto il figlio, che ha preferito non divulgare il nome della struttura dove l'attore è ricoverato per tutelarne la privacy.

I libri di Bud Spencer sono stati veri e propri best seller in Germania. Il nuovo volume segue infatti il successo di due autobiografie vendutissime. La prima, uscita in Italia nel 2010, con il titolo Altrimenti mi arrabbio. La mia vita (edizioni Aliberti), era diventata nel 2011 un best seller in Germania col titolo Mein Leben, Meine Filme (La mia vita, i miei film), arrivando al primo posto delle classifiche davanti all'autobiografia di Walter Kohl, figlio dell'ex cancelliere Helmut Kohl.

redazione

“Enough Said”, fragilità e inquietudine di una donna (con trailer)

La locandina
Mia previsione: ♥♥♥ = 6,5

Scheda del film
Un film di Nicole Holofcener. Con Julia Louis-Dreyfus, James Gandolfini, Catherine Keener, Toni Collette, Ben Falcone, Tracey Fairaway, Christopher Smith, Tavi Gevinson, Eve Hewson. Titolo originale: Enough Said. Drammatico, Usa 2014. Durata 93'. 20th Century Fox. Uscita giovedì 1 maggio 2014.

Trama del film
Eva è una massaggiatrice divorziata con una figlia che sta per andare al college e la situazione la preoccupa non poco. Una sera, a una festa, conosce Albert, suo coetaneo gentile e corpulento, anche lui single, poi Marianne, poetessa con cui va subito d'accordo e che diviene una sua cliente fissa. Di lì a poco l'amicizia con Albert si trasformerà in qualcosa di più profondo, così come il rapporto con Marianne. Quest'ultima, infatti, finirà per sfogarsi con Eva di tutti i difetti dell'ex marito, che ancora la infastidiscono. Peccato che questi sia Albert. Eva si trova così di fronte a un bivio: credere ai racconti dell'amica o proseguire una relazione che sembrava perfetta.

La critica
La regista
Nicole
Holofcener
L’avevo annunciato all’atto della presentazione del prossimo film postumo con James Gandolfini, The Drop (l’articolo). Prima di morire d’infarto a Roma l’estate scorsa, il grande caratterista italoamericano aveva lavorato sodo e così, tanti mesi dopo la sua prematura scomparsa, continuiamo a parlare – volentieri – di lui e della sua efficacia recitativa. Anche in pellicole dove non è per forza protagonista. Questa costanza è una specie di mio personale tributo verso un attore per il quale ho nutrito da sempre stima e simpatia. Insomma, dopo il citato The Drop (o Animal Rescue, non ho ancora ben capito) e dopo il suo poco più che cameo - ma efficace - nel meraviglioso Zero Dark Thirty (l’articolo)Gandolfini il prossimo primo maggio ‘risorgerà’ sul grande schermo con Enough Said (che mi auguro la distribuzione italiana non decida di tradurre nello scontatissimo e inutile Non dico altro; ma temo che il misfatto sia già stato compiuto). Anche in questa circostanza emergerà dal racconto filmato in modo irresistibile, fattore che in una certa misura rischia, a tratti, di nascondere la molteplicità di possibili interpretazioni.

Ben Falcone e Julia Louis-Dreyfus in una scena del film
L’opera filmica – passata dal Torino Film Festival 2013 - è stata girata da Nicole Holofcener (autrice anche televisiva e in particolare, con altri colleghi, dell’acclamata Sex and the City, che nel 2005 è giunta alla sesta stagione; ha inoltre partecipato alla regia dell’omonimo, applaudito film basato sulla serie) ideatrice stessa della fabula e della successiva sceneggiatura. Oltre all’interprete di Westwood (New Jersey, Usa), nel cast spicca la presenza di Julia Louis-Dreyfus (nel 1985 vista nel ‘woodyalleniano’ Hannah e le sue sorelle), che duetta in modo assai efficace con Gandolfini nella vicenda sintetizzata dalla trama e restituisce allo spettatore un “personaggio femminile complesso, inquieto e fragile”, come rileva Gabriele Capolino di Cine Blog .

James Gandolfini
Il film si annuncia bifronte, da un lato maneggevole, dall’altro più complesso e tutto da leggere e interpretare. Comincia andando piano, scalda il motore e poi fa vedere di cosa è capace. Caratteristica che, a mio avviso, distingue sempre una pellicola ‘di livello’ dalla sciapa commediola che non dà spunti per far emergere valenze nascoste. “Si vede che dietro c’è lo zampino di una donna – rileva ancora Capolino - perché se è vero che Non dico altro (vi prego, scriviamo Enough Said) è una commedia romantica, è anche e soprattutto lo studio di un personaggio femminile”. Insomma Eva, la protagonista principale, è una persona sfaccettata, da un lato tutt’altro che simpatica ma della quale, pian piano, si scopre la volontà o il problema, di voler tenere nascosto tutto il suo mondo interiore, il quale le impedisce di affrontare la vita con una sufficiente carica di speranza. E questo la avvicina allo spettatore che riesce a meglio identificarsi.

Julia Louis-Dreyfus e James Gandolfini in Enough Said
Fin qui nulla da dire. La pellicola promette bene, Ma, come spesso accade, i pareri sono discordanti. L’ultima fatica della Holofcener, infatti, sarebbe il prototipo della mancanza di idee da cui è afflitta, in questo periodo, la produzione statunitense e hollywoodiana in particolare. Anche questo film risulterebbe quindi un susseguirsi di procedimenti di significazione triti e ritriti, che lasciano la nota sensazione di ‘già visto’ e, quindi, di delusione. “Per trovare la strada verso un lungometraggio possibilmente fresco e realmente interessante”, scrive Adriano Ercolani di Film.it, la cineasta “avrebbe dovuto cercare soprattutto nuove soluzioni narrative, invece di affidarsi al fascino consolidato dell'ambientazione ‘losangelina’ e alla simpatia carismatica degli attori”. Il critico del suddetto giornale online, va controcorrente rispetto alla collega di Cine Blog, bocciando proprio la prova della Louis-Dreyfus che, da un’iniziale carica comica, “col passare della narrazione ci si accorge che sfodera sempre di più il suo repertorio di smorfie e smancerie per rimpolpare un'interpretazione piuttosto monocorde”. Insomma, in tutto questo c’è di che essere incuriositi e ciò riguarda soprattutto gli strenui amanti della commedia americana. Per restare al sottoscritto, prima di investire i famigerati 8 euro e 50 dovrò esercitare una seria riflessione.

Non essendo accreditato dalla visione dell’anteprima del film, l’articolo va inteso come una sorta di rassegna stampa da me commentata e, dove possibile, arricchita.

st.mar.

A Roma (sala Trevi) il Festival del Cinema Veramente Indipendente

Il manifesto
Torna il Festival del Cinema Veramente Indipendente, l'unica rassegna di cortometraggi libera da sponsor, case di produzione, giurie e selezioni. Ottantanove corti, estratti a sorte tra gli oltre 160 pervenuti da 14 diversi Paesi, saranno proiettati al cinema Trevi di Roma dal 24 al 27 aprile, suddivisi nelle seguenti categorie: stranieri, horror, thriller, docufilm/storici, commedia, sperimentale, drammatici. Domenico Procacci, Sidney Sibilia, Edoardo Leo, sono solo alcuni dei nomi che hanno confermato la loro presenza per questa edizione. Un’occasione unica per gli autori che potranno sottoporre i loro lavori alla critica costruttiva di colleghi mossi dalla stessa, disinteressata passione per il cinema.

Il Festival del Cinema Veramente Indipendente nasce con l'obiettivo di creare un dibattito sul Cinema Indipendente, favorire la formazione di una rete attiva di cineasti, far emergere nuovi talenti e garantire a ogni giovane film maker indipendente la possibilità di vedere il proprio lavoro proiettato sul grande schermo. Anche la seconda edizione del Festival del Cinema Veramente Indipendente è totalmente gratuita: nessun costo per i partecipanti, nessun biglietto d’ingresso.

Tutto quello che c'è da sapere. Clicca qui


redazione

giovedì 10 aprile 2014

Da dieci anni senza Nino Manfredi, eventi da maggio a Los Angeles

Il 4 giugno 2014 ricorrerà il decimo anno dalla morte di Nino Manfredi

«Ricordare Nino in tutte le sue sfaccettature, nell'arte e nella vita». Così la vedova Erminia Manfredi – come riportato da Cinema Yahoo, https://it.cinema.yahoo.com/foto/10-anni-dalla-morte-ecco-slideshow/ - alla conferenza stampa di presentazione di Nino! Omaggio a Nino Manfredi, che a dieci anni dalla scomparsa, il 4 giugno del 2004, commemorerà l'attore - ciociaro di nascita ma romano d'adozione - con un nutrito calendario di eventi a Roma e all'estero. La rassegna, curata da Dalia Events, in collaborazione con la Onni e il sostegno della famiglia Manfredi, debutterà il 9 maggio a Los Angeles, con la proiezione in versione restaurata di Pane e cioccolata nel 40ennale della sua uscita, seguita da una mostra all'Istituto italiano di Cultura.

La moglie Erminia
con Alessandro Benvenuti (dietro) e Massimo Ghini
In Italia le celebrazioni inizieranno a giugno, il 7, con un concerto di Roberto Gatto all'Auditorium Conciliazione di Roma mentre a settembre la 71^ Mostra del Cinema di Venezia ospiterà la proiezione del restauro digitale dell'episodio L'avventura di un soldato, prima regia di Manfredi, su testo di Italo Calvino. Tra gli ospiti dell'evento anche Pippo Baudo, Leo Gullotta, Alessandro Benvenuti, Massimo Ghini, Paolo Conticini e Nancy Brilli ex moglie di Luca Manfredi, figlio di Nino, con cui nel 2000 ha avuto il figlio Francesco.

redazione

Il Festival Internazionale dell’animazione fino a sabato a Venezia

Il manifesto dell'appuntamento veneziano col cinema d'animazione
Studiare - grazie ai film d’animazione - i linguaggi alternativi a quelli classici del cinema e della tv. È l’obiettivo primario della 17^ edizione di Cartoons on the Bay (nuova edizione del Festival internazionale dell'animazione) che è cominciata oggi, 10 aprile 2014, a Venezia nella cornice di Palazzo Labia fino a sabato 12 aprile, dopo un anno di pausa. «In realtà - è stata la prima dichiarazione in conferenza stampa e riportata da Adnkronosdel direttore artistico Roberto Genovesi - Cartoons ha diciotto anni ma nel 2013 ci siamo presi un anno sabbatico. Anno in cui abbiamo lavorato per migliorare il format (…) Possiamo essere sicuramente considerati il primo festival europeo ad aver aperto alla cross-medialità».

Cartoons on the Bay si concluderà sabato 12 aprile
Questa edizione sarà incentrata in particolare sull'animazione interattiva e sugli effetti speciali. Non per nulla tra gli ospiti più importanti c'è Scott Ross che ha realizzato gli effetti speciali di quasi tutti i blockbuster degli ultimi dieci anni «e ci racconta come l'animazione non sia solo matita e foglio o frame (fotogramma, ndr) ma possa essere declinata anche in tantissimi altri modi», ha rilevato sempre Genovesi. Una giuria di esperti sarà impegnata
Guillermo Mordillo,
maestro
dell'animazione
fino a sabato per scegliere gli otto vincitori dei ‘Pulcinella Award’ tra le quaranta opere in concorso. Anche i maestri dell'animazione
Bruno Bozzetto e Guillermo Mordillo sono arrivati a Venezia, dove sceglieranno i nuovi talenti di questo genere cinematografico, tra i venticinque partecipanti nella sezione ‘Pitch me’.

Il tema di quest'anno è la paura nei cartoni (come nelle favole la paura serve a esercitare e allenare i bambini e ragazzi alle future difficoltà e a esorcizzarle) con due panel (modelli dimostrativi, ndr), venerdì 11 aprile, organizzati da DeaKids e Nickleodeon. Sempre venerdì, la paura sarà affrontata dal creatore di videogiochi Richard Rouse III. Domani sarà anche la giornata della Russia, paese ospite della XVII edizione, con il ‘Pulcinella Award’ alla carriera e premio Oscar Aleksandr Petrov.

redazione

Il più bello di giovedì, prima serata, sul ‘digitale’: Rai Movie alle 21,15 (con trailer)

La locandina
Premessa: ho visto una sola volta questo film nel 2004, quando giunse nelle sale. Dopo tanti anni, oggi una mia personalissima recensione rischierebbe di non essere del tutto attendibile. Mi aiuterò, quindi, con le opinioni scritte allora da alcuni colleghi, arricchendole, dove possibile, con mie osservazioni.

Neverland - Un sogno per la vita


RICONOSCIMENTI PRINCIPALI

Premio Oscar 2005: miglior colonna sonora a Jan A.P. Kaczmarek; Critics' Choice Movie Award 2004: miglior film per la famiglia e miglior giovane attore a Freddie Highmore; National Board of Review Award 2004: miglior film e migliori dieci film.

Mia valutazione: ♥♥♥ = 7,5

Scheda
Un film di Marc Forster. Con Johnny Depp, Kate Winslet, Julie Christie, Dustin Hoffman, Nick Roud, Radha Mitchell, Freddie Highmore, Joe Prospero, Kate Maberly, Luke Spill, Kelly MacDonald, Ian Hart, Toby Jones, Mackenzie Crook, Eileen Essell, Jimmy Gardner, Oliver Fox. Titolo originale: Finding Neverland. Drammatico, Usa 2004. Durata 101'.

Trama
L'affermato drammaturgo scozzese James M. Barrie è un genio letterario dei suoi tempi ma non ne può più dei soliti vecchi temi. In modo inaspettato, trova ispirazione durante la passeggiata che fa ogni giorno per i giardini di Kensington. Lì incontra la famiglia Llewelyn Davies, quattro bambini orfani di padre e la loro bella madre. Nonostante la disapprovazione della nonna dei giovani e il risentimento di sua moglie, Barrie fa amicizia con la famiglia. Trasforma i ragazzi nei ‘ragazzi perduti dell'isola che non c'è’. Dalle avventure elettrizzanti dell'infanzia scaturisce il capolavoro di Barrie, Peter Pan.


Johnny Depp in una scena di Neverland - Un sogno per la vita

Recensione
Per gustare fino in fondo il senso di questo film è necessario essere convinti che i sogni possano avverarsi, che siano, in un certo senso, l’essenza stessa della vita. “ … divisione fra ragione e sentimento, creatività e razionalità, genio e regolatezza”, scrive Mattia Nicoletti di Mymovies. In tutto ciò, probabilmente, va inquadrata l’anima e la personalità di James Matthew Barrie, il drammaturgo scozzese autore di una delle favole universalmente più affascinanti di sempre, Peter Pan. Lo scrittore vissuto tra il 1860 e il 1937, in Neverland – Un sogno per la vita dell’oggi
Una Kate Winslet in splendida forma
45enne
Marc Forster (di recente al cinema col discreto World War Z, protagonista Brad Pitt), è personificato dal solito, intenso Johnny Depp (vicinissimo a tornare sul grande schermo con Trascendence [l'articolo]), senza sbavature nel riprodurre il personaggio favorendo, in tal modo, un’identificazione essenziale per lo spettatore. Elemento che sta alla base del grande successo ottenuto da questo racconto filmico, che fu presentato fuori concorso alla 61^ Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Depp riesce a cogliere lo stato d’animo del Barrie che attraversa un momento gramo della sua carriera e della sua esistenza. Un artista disorientato, a corto d’idee e le cui rappresentazioni teatrali non sono più apprezzate come in passato. La soluzione a questa impasse sta nella compagnia della famiglia della vedova Sylvia Llewelyn Davies (la sempre bravissima Kate Winslet, oggi nel cast di Divergent [l’articolo], film uscito solo lo scorso week end e che sembra destinato a conquistare il grande pubblico), circondata dai suoi quattro figli, che saranno muse ispiratrici per Barrie. È in questa fase che la sceneggiatura di David Magee (nel 2012 suo lo script dell’apprezzatissimo Vita di P, di Ang Lee) fa emergere la vera natura del personaggio principale, “un uomo che non ha mai perso il desiderio di rimanere bambino”, rileva ancora Nicoletti.

Una scena-simbolo del film di Marc Forster
La debolezza dell’opera starebbe, secondo alcuni, nel lavoro del regista che però “rimane dietro le quinte e lascia scorrere le parole e le emozioni. Le stesse vissute da Johnny Depp (…) con lo sguardo perso nel cielo e un'infinita sensibilità”, osserva sempre il collega di Mymovies. Una sensibilità che si traduce nella facilità con cui questo film conduce a momenti di emozione, come, in effetti, una narrazione fiabesca dovrebbe saper sempre fare. Accade nel momento in cui James M. Barrie esce dal suo torpore grazie all’energia “dei ragazzi – scrive Valerio Salvi di Film Up - tra cui, guarda caso, un Peter (il bravissimo Freddie Highmore, oggi 22enne e protagonista, nel 2010, del soddisfacente L'arte di cavarsela, di Gavin Wiesen) ed il sentimento per Sylvia, trasformano la vita di tutti i giorni in quelle che saranno le gesta del ragazzo senza età”.

st.mar.