Premessa:
non essendo accreditato dalla visione dell’anteprima del film, il seguente
articolo va inteso come una sorta di rassegna stampa da me commentata e, dove
possibile, arricchita.
Mia previsione: ♥♥♥ = 7
La scheda
Un film di Marco e Antonio Manetti.
Con Alessandro Roja, Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Paolo Sassanelli, Carlo
Buccirosso, Peppe Servillo, Antonio Pennarella, Juliet Esey Joseph, Ciro
Petrone, Franco Ricciardi, Ivan Granatino. Commedia, Ita 2013. Durata 114'.
Microcinema. Uscita giovedì 17 aprile 2014.
La trama
Napoli,
oggi. Paco, dopo il diploma al conservatorio, è un pianista raffinato e
disoccupato. La mamma trova una raccomandazione per farlo entrare nella polizia
ma la sua totale inettitudine lo relega in un deposito giudiziario. Un giorno
arriva il commissario Cammarota, un mastino dell'anticrimine sulle tracce di un
pericoloso killer della camorra, detto
O' Fantasma perché nessuno conosce il suo vero volto. Al commissario serve un
pianista poliziotto che dovrà infiltrarsi nel gruppo Lollo Love, un noto cantante neomelodico che allieterà
il matrimonio di Antonietta Stornaienco, figlia del boss di Somma Vesuviana.
Molto probabilmente O' Fantasma sarà presente al matrimonio. A Paco non poteva
capitare di peggio: si ritroverà a rischiare la vita in prima linea e a suonare
una musica che gli fa schifo, vestito come un cafone. Invece sarà la svolta
della sua vita.
La critica
È come se i Manetti Bros. – i
fratelli registi romani Marco e Antonio,
rispettivamente classe 1968 e 1970 – si divertissero a farci andare sulle
montagne russe. Ci si disorienta un po' nel seguire questa loro filmografia fatta di alti e bassi
responsabili, forse, di un andazzo che sinora ha impedito al duetto capitolino
di essere preso nella dovuta considerazione e, di conseguenza, conosciuto
meglio dal grande pubblico. Il quale non va snobbato, perché è lui che ti
permette di non vivere di sola gloria. Alti e bassi, dicevo. Questa volta
pare si vada su, a detta di chi ha già visto questo Song ‘e Napule, che viene dopo il flop dell’horror Paura 3D
(2012) e dell’ancor precedente mediocre thriller L'arrivo di Wang (2011). Pellicole di nessun impatto artistico e
commerciale, prima delle quali, però, i Manetti avevano
sfornato gli apprezzatissimi Zora la
vampira (2000), con una giovanissima Micaela Ramazzotti e,
soprattutto, Piano 17 (2005, con un
ispirato Massimo Ghini), quest’ultima pellicola premiata con la nomination ai David di Donatello per i migliori effetti speciali
visivi.
Stavolta i due fratelli (che per la tv hanno
diretto L’Ispettore Coliandro, la
serie scritta dal grande ‘giallista’ Carlo Lucarelli,
interpretata dall’attore/sceneggiatore Giampaolo Morelli,
protagonista anche di Piano 17 e,
appunto, di Song ‘e Napule) tornano
alla commedia vestita da poliziesco e fanno centro, con un lungometraggio che
pare possegga la qualità di trasmettere buonumore. Perché ambientato a Napoli eppure
in contrasto con le tante narrazioni cinematografiche che massacrano la città
del Vesuvio e ne mettono di continuo a nudo i tanti bubboni letali. Gran parte
del merito va a una sceneggiatura (ancora Morelli) in cui,
rispetto al passato registico ‘manettiano’, si nota come “il duello
malavita-giustizia - scrive Carola Proto di Coming Soon - diventi
ancora più interessante grazie all’entrata in scena di un elemento
sostanzialmente nuovo: la dolcezza”.
I fratelli-registi Marco e Antonio Manetti |
Non indifferente, a quanto sembra, per la
buona riuscita dell’ultima fatica dei Bros., è l’apporto dello zoccolo duro del
cast, in cui brillano il romano Alessandro Roja (buona performance nel 2009 in Crimini 2 - Neve sporca, di Davide
Marengo), il barese
Paolo
Sassanelli
(bravo in Questo mondo è per te
[2011], di Francesco Falaschi), il napoletanissimo Carlo
Buccirosso
(visto anche nel film-Oscar La grande
bellezza di Paolo Sorrentino) e il casertano Peppe
Servillo
(fratello
del grande Toni ma assai più celebre per essere il ‘Vox’ degli straordinari Avion
Travel). Con bravi interpreti e ben traducendo in racconto filmico la fabula di
Morelli, i fratelli
che io definisco ‘tarantiniani’ rispolverano il poliziottesco italiano degli
anni Settanta. “Ammiccando al genere – evidenzia Marzia Gandolfi di Mymovies - i Manetti finiscono
per praticarlo e praticare le sue dinamiche con ironia, la stessa con cui
frequentano da anni la dimensione parallela del cinema, quella di efficaci
pellicole di serie B con cui hanno saputo convogliare gli umori e la paura del
Paese”.
Da destra Giampaolo Morelli e Alessandro Roja |
Direi, sempre io, un film d’autore, come
nello stile del duo registico, che potrebbe sorprendere e che meriterebbe, da
qui all’uscita nelle sale cinematografiche, un po’ più d’attenzione da parte
della critica ‘aristocratica’.
Stefano Marzetti
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