PREMI
National Board of Review Award 1992:
miglior attore non protagonista a Jack
Nicholson; MTV Movie Award 1993: miglior film; Chicago Film Critics Association Award:
miglior attore non protagonista a Jack
Nicholson; Southeastern Film Critics Association Award:
miglior attore non protagonista a Jack
Nicholson.
Mia valutazione: ♥♥♥♥ = 8,5
Scheda
Trama
Daniel
Kaffee, dopo la laurea in legge, si arruola in Marina, dove esercita la
professione e diventa famoso per il fatto di riuscire a patteggiare tutte le
cause, senza dover arrivare mai in aula. Quando si trova a difendere due marine
accusati di aver applicato il 'codice rosso' e di aver ucciso un loro commilitone, tutto cambia. Dimostrerà il suo
intuito e la sua preparazione, scoprendo
che l'ordine è arrivato dal loro comandante. Riuscirà a far assolvere i due
uomini e a condannare il colonnello.
Premessa – Alcune osservazioni svelano in parte il finale del film.
Uno di quei film che fanno parte della mia
esperienza esistenziale. Senza esagerare, intendo dire che Codice d’onore - catalogato come drammatico ma che mischia il legal-thriller al giallo, al militaresco,
senza essere infastidito da superflue storie d’amore che nulla avrebbero avuto
a che fare con l’esigenza d’essenzialità del racconto cinematografico e
avrebbero rischiato di essere mere forzature nella continuità d’azione – è una
di quelle pellicole che mi sono rimaste dentro, di cui ho una copia in dvd e
che rivedo almeno tre volte l’anno.
Le ambientazioni e le scenografie (come l’aula
del tribunale o la base navale statunitense di Guantanamo) create da J.
Michael Riva,
unite all’efficace fotografia di Robert Richardson (la
bellezza di tre Oscar al suo attivo, per JFK - Un caso ancora aperto nel 1991, per The Aviator nel 2004 e per Hugo
Cabret nel 2011; è uno dei due direttori della cinematografia viventi vincitore per tre volte della
statuetta hollywoodiana alla migliore fotografia [cfr.,
Wikipedia]), legittimano il senso realistico dell’opera, diretta senza sbavature
dall’oggi 67enne Rob Reiner (di cui è d’obbligo ricordare il
meraviglioso Harry ti presento Sally
del 1989). La bravura del cineasta newyorkese, in questo caso sta nella
capacità di mescolare, senza rompere il ritmo dell’esperienza filmica, lo
svolgimento del processo ai danni del famigerato colonnello Nathan Jessep del
corpo dei Marines e comandante della suddetta struttura logistica, con le
vicende esterne al procedimento di fronte alla corte marziale, comunque legate a doppio filo con l’altra parte del soggetto.
Jack Nicholson nei panni del colonnello Nathan Jessep |
L’ufficiale suddetto è interpretato dal
solito, irrefrenabile e istrionico Jack Nicholson. A mio
avviso, nonostante i riconoscimenti ricevuti per questa sua personificazione (che è comunque di alto livello), come altre volte gli capita di fare, anche in
questo caso forza un po’ la mano su quelle che sono spesso state le carte
vincenti del suo repertorio recitativo (sorrisetti, alzate di sopracciglia e
occhi da pazzo), in effetti senza impressionare più di tanto lo spettatore che
lo segua circa dal principio della sua sfolgorante carriera.
La bella ed efficace Demi Moore |
Prima ancora di quella del citato Nicholson, spiccano
le interpretazioni di tre attori che nel 1992 erano al culmine della loro ascesa
carrieristica. Parlo di Tom Cruise e Demi Moore (non hanno
bisogno di presentazioni) in particolare, appoggiati in modo impeccabile dal
bravo Kevin
Pollak (in seguito,
nel 1995, per lui un ruolo di rilievo nel grandioso I soliti sospetti di Bryan Singer). Come al
solito più che efficace Cruise nel rendere credibile il personaggio del
giovanissimo avvocato e tenente Daniel Kaffee, che al suo primo, vero caso, deve
far fronte sia nella teoria ma, soprattutto, nello scontro cerebrale, a un
veterano della statura del colonnello Jessep. Memorabile la scena finale in cui
il giovane graduato mette a tal punto alle strette quello che era solo un
testimone, da far sì che questi finisca per auto-accusarsi. Una pellicola che ‘passa’
spesso in televisione ma che ogni volta va presa in serissima considerazione.
Stefano Marzetti
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