Mia previsione: ♥♥♥ = 6,5
Scheda del film
Un film di Alessandro Rossetto. Con Maria
Roveran, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Lucia Mascino, Diego Ribon, Mirko
Artuso, Nicoletta Maragno, Mateo Çili, Giulio Brogi, Stefano Scandaletti,
Valerio Mazzuccato. Drammatico, Ita 2013. Durata 110'. Cinecittà Luce. Uscita
giovedì 10 aprile 2014.
Trama del film
Due ragazze,
un'estate calda e soffocante, il desiderio di andare via da un piccolo paese di
provincia. Luisa è piena di vita, disinibita, trasgressiva; Renata è oscura,
arrabbiata, bisognosa d'amore. Le vite delle due giovani raccontano la storia
di un ricatto, di un amore tradito, di una violenza subita: Luisa usa Bilal, il
suo fidanzato albanese, Renata usa il corpo di Luisa per muovere i fili della
propria vendetta. Entrambe vogliono lasciare la piccola comunità che le ha
cresciute, tra feste di paese e raduni indipendentisti, famiglie sfinite e
nuove generazioni di migranti presi di mira da chi si sente sempre minacciato.
Luisa, Renata e Bilal rischieranno di perdersi, di smarrire una parte preziosa
di sé, di perdere chi amano, di perdere la vita.
La critica
Il regista Alessandro Rossetto in azione |
Le sue capacità sono state riconosciute
quattro anni fa, quando a New York gli è stata dedicata una retrospettiva nell’ambito
del Documentary Film Festival. Come Mazzacurati, anche Rossetto (51 anni)
ha scelto la propria terra (popolata da migliaia d’immigrati) come
ambientazione del suo racconto filmico (le cui protagoniste sono l’esordiente Maria
Roveran - autrice
anche della colonna sonora – e l’altrettanto esordiente Roberta
Da Soller).
Quella “campagna industriale del Veneto – scrive Luca Renucci di Film Up - che
sembra non offrire né attrattive per i turisti né speranze per i suoi abitanti,
una terra pregna di
rabbia, incapace – forse – di accogliere le realtà del
resto del mondo che cambia troppo velocemente e bruscamente”. Nel cast anche l’ottimo
caratterista veronese Giulio Brogi, industriale ‘bigotto’ in – guarda caso – il
succitato La lingua del santo.
Un film che, come osserva sempre il collega Renucci, parla di diversità e di un ambiente che sembra assai lontano dal saperla accogliere. Al punto che le due figure principali, Luisa e Renata, ‘inventate’ dalla sceneggiatura scritta a sei mani dallo stesso regista con Caterina Serra e Maurizio Braucci, improntano la loro esistenza al desiderio spasmodico di andarsene, nella speranza di trovare un luogo in cui poter essere libere. Una “sinfonia di luoghi aridi, atmosfere claustrofobiche e personaggi costruiti in modo impeccabile, anche grazie alla sconvolgente bravura e naturalezza di tutti gli interpreti”, dice ancora Renucci.
Giulio Brogi, ottimo caratterista veneto |
Un film che, come osserva sempre il collega Renucci, parla di diversità e di un ambiente che sembra assai lontano dal saperla accogliere. Al punto che le due figure principali, Luisa e Renata, ‘inventate’ dalla sceneggiatura scritta a sei mani dallo stesso regista con Caterina Serra e Maurizio Braucci, improntano la loro esistenza al desiderio spasmodico di andarsene, nella speranza di trovare un luogo in cui poter essere libere. Una “sinfonia di luoghi aridi, atmosfere claustrofobiche e personaggi costruiti in modo impeccabile, anche grazie alla sconvolgente bravura e naturalezza di tutti gli interpreti”, dice ancora Renucci.
Altri che l’opera l’hanno vista in anteprima,
parlano di Piccola patria come di un’occasione
per castigare un’Italia che scivola verso il baratro culturale, inteso come
impossibilità che la gente sia in grado, magari pian piano, di aprire la
propria mente. Ma anzi è ancora gravemente malata di preconcetto e sempre
pronta a puntare il famoso dito verso chiunque, in un modo o nell’altro, rompa
gli schemi. Rossetto, in ciò, è bravo a far capire che, comunque, non è certo
solo il ‘suo’ Nordest a essere contaminato da tale morbo. Ma che, viceversa, il
problema riguarda la società di tantissime altre zone civilizzate (si fa molto
per dire). Ogni “immigrato – rileva Giancarlo Zappoli di Mymovies - non importa
se albanese o altro, può essere chiamato spregevolmente ‘negro’ e per lui non
esiste futuro. Neanche quello di un amore perché questo vocabolo ormai abusato
si confonde nella mente delle due protagoniste con il sesso mercenario, con il
ricatto che dovrebbe consentire la realizzazione di un sogno, con, in
definitiva, l'incapacità di provare un sentimento nella sua pienezza”. Un film
che a me sembra meritare fiducia.
Stefano Marzetti
Nessun commento:
Posta un commento
Si fa gentile richiesta di non utilizzare mai volgarità nella stesura dei commenti. Inoltre, la polemica fra utenti è ben accetta, anzi incoraggiata, ma non deve mai travalicare i confini dell'educazione. Il mancato rispetto di tali richieste comporterà la non pubblicazione dei commenti. Grazie.