Kim Dotcom, presunto mega-pirata filmografico, accusato di violazione del copyright dalle maggiori case di produzione di Hollywood |
Non sono bastati l'inaugurazione di un nuovo
sito legale (Mega) e la recente decisione di fondare un partito del web per presentarsi alle elezioni in
Nuova Zelanda, dove risiede agli arresti domiciliari. I guai – riporta Prima Online che cita una TMNews - per Kim
Dotcom, il
fondatore delle piattaforme illecite per condividere film e video, Megaupload e
Megavideo, sembrano non essere finiti: dovrà infatti presentarsi davanti ai
giudici statunitensi per rispondere alle accuse di violazione di copyright. Come ha rivelato la Motion
Picture Association of America (Mpaa) – che rappresenta le maggiori case di
produzione di Hollywood - 20th Century Fox, Disney, Paramount, Universal,
Columbia Pictures e Warner Bros hanno aperto una causa nei suoi confronti.
Il sito di Kim Dotcom, Megaupload, permetteva di scaricare film illegalmente |
Sostengono che il suo gruppo abbia facilitato
e incoraggiato, generando in modo illecito profitti, un’enorme violazione di
diritti riguardanti film e programmi televisivi. Tale violazione, dicono, è
continuata per anni, fino a quando i siti controllati da Dotcom sono stati
chiusi dal Fbi il 19 gennaio 2012. «Megaupload aveva creato un sistema per spingere
gli utenti, attraverso denaro, a diffondere sulla piattaforma film e programmi
tv rubati», ha detto Steven Fabrizio, ai vertici dell’Mpaa. «Megaupload non era
una piattaforma per caricare video personali ma un centro illegale per la
diffusione di massa» di contenuti coperti da copyright, ha aggiunto. Il gruppo era stato fondato nel 2005 da Dotcom – nato in
Germania come Kim Schmitz – e aveva i suoi server a Hong Kong.
Il 20 gennaio 2012 il presunto colpevole è
stato arrestato insieme a sei suoi collaboratori nella villa di Aukland, Nuova
Zelanda, con un’operazione della polizia del Paese insieme al Fbi e al
dipartimento di Stato americano. Dopo un mese di detenzione e una possibile
pena a cinquant’anni di carcere, Dotcom è stato
liberato su cauzione. E adesso gli Stati Uniti chiedono la sua estradizione ma
il governo neozelandese (che ha stabilito anche la restituzione delle proprietà
confiscate) sembra non voglia esaudire tale richiesta.
redazione
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