Scheda del film
Un film di Ermanno Olmi. Con Claudio
Santamaria, Jacopo Crovella, Andrea Di Maria, Francesco Formichetti, Camillo
Grassi, Niccolò Senni. Drammatico, Ita 2014.
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Un momento delle riprese sull'altopiano di Asiago (Vicenza) |
Trama del film
Siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. Tutto ciò che si narra in questo film, è realmente accaduto. E poiché il passato appartiene alla memoria, ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento.
Siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. Tutto ciò che si narra in questo film, è realmente accaduto. E poiché il passato appartiene alla memoria, ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento.
Informazioni sul film
Torneranno i prati e torna la Prima Guerra Mondiale: è il nuovo film dell’82enne regista bergamasco Ermanno Olmi (fra altri L’albero degli zoccoli nel 1978 e Centochiodi nel 2007). Nel centenario del primo conflitto mondiale – informa Adnkronos online - riprese sull'Altopiano dei Sette Comuni (Asiago, Vicenza), nel cast Claudio Santamaria, Andrea Di Maria, Francesco Formichetti, Camillo Grassi e Niccolò Senni, soggetto e sceneggiatura dello stesso Olmi, produzione Cinema Undici e Ipotesi Cinema con Rai Cinema, siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani, e – promette il regista 83enne – «la pace della montagna diventa un luogo dove si muore: tutto ciò che si narra in questo film è realmente accaduto, e (poiché il passato appartiene alla memoria), ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento».
Torneranno i prati e torna la Prima Guerra Mondiale: è il nuovo film dell’82enne regista bergamasco Ermanno Olmi (fra altri L’albero degli zoccoli nel 1978 e Centochiodi nel 2007). Nel centenario del primo conflitto mondiale – informa Adnkronos online - riprese sull'Altopiano dei Sette Comuni (Asiago, Vicenza), nel cast Claudio Santamaria, Andrea Di Maria, Francesco Formichetti, Camillo Grassi e Niccolò Senni, soggetto e sceneggiatura dello stesso Olmi, produzione Cinema Undici e Ipotesi Cinema con Rai Cinema, siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani, e – promette il regista 83enne – «la pace della montagna diventa un luogo dove si muore: tutto ciò che si narra in questo film è realmente accaduto, e (poiché il passato appartiene alla memoria), ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento».
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Il regista di 15-18 - L'Italia in guerra |
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Claudio Santamaria, tra i protagonisti del film di Olmi |
Tra le testimonianze dirette, lo steso padre di Olmi e Toni il Matto, un pastore che combatté sull'Altopiano: «Nel ‘14-'15 in Italia sono successe cose vergognose, si sono mercanteggiate le condizioni di convenienza: se entrare o meno in conflitto, se schierarsi con gli austriaci o non belligerare ma casa Savoia, sempre distratta nei confronti della storia, ha ritenuto più conveniente legarsi alle nazioni che avevano bisogno di mercati in Europa, l'Austria-Ungheria, un po' come oggi la Merkel (cancelliere tedesco, ricordo io). Fate questo lavoro, storici, e vedrete – tuona il regista - quanti fatti vergognosi di cui dobbiamo arrossire e abbassare il capo». Dunque, l'urgenza di questo film, Torneranno i prati (non è ancora chiaro se il titolo sia questo o quello citato a inizio articolo), ambientato nell'autunno del 1917, è «il preludio di Caporetto, il preludio della disfatta: racconto di come dagli alti comandi vien l'ordine di trovare un posizionamento per spiare la trincea avversa: si finisce accoppati, ma l'ordine è arrivare là».
Probabilmente vedremo quest’opera alla prossima
Mostra di Venezia, per ora Olmi rivela una battuta sintomatica del film che
definisce ‘onirico': “Dopo una disfatta, tutti tornano a casa loro e dopo un
po' tornerà l'erba sui prati”. La trincea è un avamposto, un caposaldo italiano
sull'Altopiano e continua il regista - ci sono «due personaggi che fanno
prevalere la propria coscienza sulle esigenze militari dei comandi superiori:
disobbediscono e la disobbedienza è un atto morale che diventa eroicità quando
la paghi con la morte. Uno è un alto ufficiale, l'altro il solito anonimo
soldatino il cui nome non significa nulla: entrambi hanno la coscienza di
disobbedire. Nel processo, Eichmann sosteneva ‘Abbiamo obbedito a un ordine’,
ma no: non ci sono ordini, quando un ordine è un crimine». E Olmi affonda: «Sui
monumenti che ancora oggi ritraggono gli alti comandanti, bisognerebbe scrivere
sotto criminale di guerra».
redazione
(si
ringrazia il sito web di Adnkronos)