Un film di Arnaud Desplechin. Con Benicio Del
Toro, Mathieu Amalric, Gina McKee, Larry Pine, Joseph Cross, Elya Baskin, Gary
Farmer, Michelle Thrush, Misty Upham, Jennifer Podemski, Michael Greyeyes, A.
Martinez. Drammatico, Usa 2013. Durata 114'. Bim. Uscita giovedì 20 marzo 2014.
Trama del film
Alla fine
della seconda guerra mondiale, Jimmy Picard, nativo americano della tribù dei
Blackfoot, che ha combattuto in Francia, è ricoverato all’ospedale militare
Topeka in Kansas, un istituto specializzato in malattie mentali. Jimmy soffre
di numerosi sintomi: vertigini, cecità temporanea, perdita di udito. In
mancanza di una causa fisiologica, la diagnosi è schizofrenia. Tuttavia la
direzione dell’ospedale decide di consultare Georges Devereux, un antropologo
francese, psicoanalista ed esperto in cultura dei nativi americani. Jimmy P. è
la storia dell’incontro e dell’amicizia tra due uomini che non si sarebbero mai
incrociati in circostanze normali e che in apparenza non hanno nulla in comune.
Insieme intraprendono l’esplorazione della memoria e dei sogni di Jimmy, un
esperimento che conducono come due investigatori e con crescente complicità.
Tema del film
I film di psicanalisi sono sempre un rischio.
A volte va benissimo (Will Hunting. Genio
ribelle, 1997 con Matt Damon e uno straordinario Robin
Williams per la
regia di Gus Van Sant; uno di quei film che non mi stanco di rivedere), a volte va
malissimo o maluccio (A Dangerous Method,
2011, di David Cronenberg, con Michael Fassbender, Keira
Knightley,
Viggo
Mortensen,
grandi attori ma tutti mosci tranne Vincent Cassel in una
parte piuttosto esigua). E spesso si tratta di pellicole che dividono la
critica. Questo succede anche nel caso di Jimmy
P., la cui sceneggiatura (oltre al regista Arnaud Desplechin, anche Julie
Peyr e Kent
Jones) tratta dal
romanzo di Georges Devereux, etno-psichiatra di
origine ungherese naturalizzato francese. Stavolta poi pare ci si sia messo
anche il cineasta francese Desplechin (molto apprezzato il suo I re e la regina nel 2004) che, secondo qualche commentatore, avrebbe
rivisto la propria cifra espressiva, scontentando chi lo ammirava e non
convincendo chi già non lo apprezzava.
Benicio Del Toro e Mathieu Amalric in una scena del film |
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Su un punto però sembrano quasi tutti d’accordo:
non si tratta di un capolavoro. Perché nel suo essere un film che punta molto
sulle performance degli attori, non
riesce a far sì che questi, nonostante le indubbie capacità, riescano a essere
costanti nella valorizzazione del loro impegno. Perciò l’intera pellicola sembra
sia un’alternanza tra perfetta simmetria e omissioni, il che rischia di
confondere o stancare chi ha sborsato i famosi otto euro circa. Ciò che io
traggo da quanto ho potuto scovare nella Rete, è che si tratta di un’opera per
la quale varrebbe la pena di investire. Sempre che quel giorno non si abbia
davvero niente di meglio da fare.
Stefano Marzetti
(si ringrazia anche Bestmovie.it)
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