mercoledì 12 marzo 2014

Mel Gibson e la strada verso il declino

L'attore e regista Mel Gibson oggi
(fermo immagine di un video de Il Messaggero online)
Dai fasti di Hollywood Mel Gibson ‘perso’ in un rehab (da rehab-ilitation, dipartimento di riabilitazione in genere dedicato a tossicodipendenze e alcolismo). Per i vip, tanto invidiati quando le cose vanno bene, la strada che può far sprofondare verso il declino è più insidiosa. L’eroe della mitica saga di Arma letale, sofferente, sciatto, introverso, camicia fuori dai pantaloni, stropicciata, barba al limite dell’incolto. L’unico suo amico - come riporta il sito web de Il Messaggero - sembra essere un telefonino con cui non si capisce se voglia fare una chiamata o forse solo giocare per ammazzare la noia.

Una straziante scena de La passione di Cristo
Stare in una struttura di riabilitazione non è certo piacevole, anche se è un rehab di Beverly Hills. Anche se ti chiami Mel Gibson, divo che problemi con l’alcool e con la guida in stato di ebbrezza ne ha già avuti in passato. E poi c’è quella volta in cui ha rivolto insulti antisemiti a un agente di polizia. E le accuse di essere omofobo, sessista, razzista. Una vita intensa quella dell’attore e, soprattutto, grande regista i cui film (come gli splendidi La passione di Cristo [2004] e Apocalypto [2006]) hanno incassato miliardi di dollari in una carriera trentennale ai vertici di Hollywood. Una vita iniziata in Australia dove il padre aveva trasferito la famiglia per tenerla lontana dalla ‘corruzione morale’ del '68 americano. Vita d'attore bello e mediamente talentuoso (come detto a mio avviso i migliori risultati li ha ottenuti dietro la cinepresa) quella di Gibson, ma maledetta dalle sue intemperanze.


s.m.

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