mercoledì 12 marzo 2014

Con “47 Ronin” non resta che lo spettacolo (con trailer)

La locandina
Scheda del film
Un film di Carl Rinsch. Con Keanu Reeves, Hiroyuki Sanada, Tadanobu Asano, Rinko Kikuchi, Kô Shibasaki, Rick Genest, Cary-Hiroyuki Tagawa, Haruka Abe, Yorick van Wageningen, Togo Igawa, Yuriri Naka, Jin Akanishi, Shihoko Nagai, Akira Koieyama, Tomoko Komura, Chillie Mo, Aaron Ly, Brian Hirono, Derek Siow. Azione, Usa 2013. Durata 118’. Universal Pictures. Uscita giovedì 13 marzo 2014.

Trama del film
Dal più tramandato racconto proveniente dall'antico Giappone, è nato l'epico 3D fantasy-d'avventura 47 Ronin.  Keanu Reeves è il protagonista nella parte di Kai, un emarginato sociale che si unisce a Oishi (Hiroyuki Sanada), il leader dei 47 Ronin. I guerrieri riuniti in gruppo cercano la vendetta sul tiranno Signore che ha ucciso il loro Maestro e poi bandito i guerrieri suoi seguaci. Per restituire l'onore al loro feudo, i guerrieri si troveranno ad affrontare delle difficili prove per distruggere i guerrieri ordinari.

Tema del film
Da ‘deludente’ a ‘disastroso’. Pare essere questa la forbice di giudizio su 47 Ronin (vero kolossal costato la bellezza di 145 milioni di dollari) del carneade regista Carl Rinsch (pagina quasi del tutto bianca il suo curriculum, con l’eccezione dello sconosciuto The Gift nel 2010) che avrebbe mortificato la storia forse più epica del Giappone. La vicenda, sceneggiata da Chris Morgan e Hossein Amini, è realmente accaduta. Mortificata perché la resa filmica non si avvicinerebbe neppure lontanamente alla levatura leggendaria che la storia avrebbe meritato e – aggravante di non poco conto – per chi ha già visto l’opera è addirittura stata noiosa e di molto. Eppure pare che gli ingredienti perché ne uscisse un filmone ci sarebbero tutti. Non ultimo la cruenta rappresaglia portata avanti con spirito inflessibile, nel rispetto del cosiddetto bushido, il codice d’onore dei guerrieri del Sol Levante perpetuato nei secoli dai samurai.

Una scena di 47 Ronin
La pellicola pare trovare ‘salvezza’ nella capacità di Rinsch di offrire un buon risultato nella ricostruzione scenografica delle scene, grazie anche alla fotografia affidata a John Mathieson. Da questo traggono beneficio anche le sequenze più adatte al grande schermo, come quelle di combattimento che, va detto, sarebbero ben costruite e permettono al film, almeno questo, di mantenere un ritmo sostenuto per gran parte della sua durata. Aspetto che fa a cazzotti, con una certa evidenza, con l’etichetta di monotonia affibbiata da alcuni commentatori.

Nonostante alcune caratteristiche positive, per il resto il film, troppo fantasioso e quindi lontano dalla veridicità della vicenda, “disconosce totalmente la realtà dei fatti – scrive Andrea Stigliano di Filmforlife.org - e, se da una parte è un piacere per gli occhi, dall’altra purtroppo si scontra con il messaggio chiave della storia che non arriva fino in fondo”. Sarebbe per questo, quindi, che questa pellicola non raggiunge mai un grado di merito degno delle spese affrontate dalla produzione e, soprattutto, dagli spettatori che decideranno di andare a vederlo.

Il protagonista Keanu Reeves
Insomma, l’occasione forse irripetibile per il cineasta di imporsi con onore sulla ribalta internazionale, sarebbe fallita per la sua smania di lanciarsi in una miscellanea di formule cinematografiche zompando da un genere a un altro e ottenendo solo una gran confusione. “Dal fantasy all’action, passando per il thriller, il dramma romantico, il racconto storico e in costume – rileva Federico Boni di Cineblog.it - con attori giapponesi celebri in patria qui costretti a parlare inspiegabilmente l’inglese, dando ancor meno senso ad un’operazione che dal punto di vista produttivo è un vero e proprio seppuku" (che, spiego io, è il rituale di suicidio dei samurai).

Per quanto riguarda gli attori, la prestazione complessiva sembra meriti una sufficienza piena. Fatta eccezione – dicono - proprio del protagonista, quel Keanu Reeves (ottimo invece nella trilogia di Matrix [1999 il primo; 2003 il Reloaded; il Revolutions sempre nel 2003]) che sfigurerebbe di fianco al non certo blasonato comprimario, Hiroyuki SanadaIo penso che alla fin fine 47 Ronin non sia un  obbrobrio inguardabile ma si fermi al mero intrattenimento che qualche giorno può fare anche bene. Certo la maggior parte delle recensioni che ho letto incoraggiano a restarne lontano. Ma la curiosità di vedere che differenza ci sia, ad esempio, con un film di indubbio valore come L’ultimo samurai (2003, di Edward Zwick, con Tom Cruise e soprattutto un eccellente Ken Watanabe) è abbastanza intensa. Mediterò.

Stefano Marzetti 

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