venerdì 23 maggio 2014

Cannes, in un formato inusuale “Mommy” di Dolan tra i migliori del Festival

La locandina
Valutazione media: ♥♥♥♥ = 8,5

La scheda
Un film di Xavier Dolan. Con Anne Dorval, Antoine-Olivier Pilon, Suzanne Clément. Drammatico, Fra/Can 2014. Durata 140' circa. Data di uscita: non stabilita.

La trama
Diane è una madre single, una donna dal look aggressivo, ancora piacente ma poco capace di gestire la propria vita. Sboccata e fumantina, ha scarse capacità di autocontrollo e ne subisce le conseguenze. Suo figlio è come lei ma a un livello patologico, soffre di una seria malattia mentale che lo rende spesso ingestibile (specie se sotto stress), vittima d’impennate di violenza incontrollabili che lo fanno entrare e uscire da istituti. Nella loro vita, tra un lavoro perso e un improvviso slancio sentimentale, s’inserisce Kyle, la nuova vicina balbuziente e remissiva che in loro sembra trovare un inaspettato complemento.

Critica – Rassegna stampa
Mommy è il quinto film dell’enfant prodige canadese Xavier Dolan e la sua quarta partecipazione al Festival di Cannes, la prima in concorso (nel 2009 J'ai Tué ma Mère era stato premiato alla Quinzaine des Réalisateurs).

"(...) C’è spazio per una persona sola nei fotogrammi di Mommy. Letteralmente”. Lo rileva Gabriele Niola di My Movies. “Il formato scelto da Xavier Dolan per il suo nuovo film infatti è più stretto di un 4:3. Inusuale e con un’altezza leggermente maggiore della larghezza, costringe a prevedere una persona sola in ogni inquadratura o a strizzarne due per poterle guardare da vicino. Come un letto a una piazza. Attraverso questa visione simile a una gabbia” il giovane cineasta canadese “racconta di nuovo di un figlio e una madre, cercando di cogliere una complessità inedita nella storia della rappresentazione di questo rapporto al cinema e finendo per creare tre personaggi lontani da qualsiasi paragone o altri esempi già visti, che si presentano come destinati all’infelicità sebbene condannati a provare a sfuggirgli. Intrappolati in un formato
Il giovane regista
Xavier Dolan 
claustrofobico, non gli rimane che sognare la libertà e serenità di un irraggiungibile 16:9 (...)
Dolan ha il merito indubbio - scrive ancora il collega di My Movies - di cercare le sensazioni forti, unito al pregio di trovarle, fa di tutto per strappare lacrime ed è quindi molto difficile non commuoversi di fronte ad un certo pietismo per l’illusoria ricerca di un’impossibile felicità che anima le speranze dei personaggi. Confondere il desiderio di catarsi di un autore che sa picchiare come un pugile professionista con il bieco arruffianamento del pubblico sarebbe però una prospettiva miope incapace di comprendere il più bel film passato al Festival di Cannes (...) Il salto di qualità però Mommy lo fa non puntando unicamente su un contrasto titanico che da solo basterebbe ad animare il film”, dice ancora Niola.

Una scena di Mommy, in concorso a Cannes
“(...) Nulla da ridire - scrive Federico Gironi di Coming Soon - ma in Mommy si cerca e si attende sempre che Dolan scarti, che batta nuove strade, o che sia in grado di offrire un angolo d'approccio diverso sulle sue ossessioni. E questo non avviene mai, perché” il regista “è tutto concentrato sulla forma del suo film, sulla scelta di girare in un formato (...) che rispecchia gli orizzonti confinati e ristretti dei suoi protagonisti, pronto a cambiare quando l’illusione di un futuro migliore si fa avanti, su una fotografia calda e avvolgente - osserva sempre Gironi - su un iperdinamismo della macchina da presa che non arriva mai ai livelli di quello fisico e verbale dei suoi attori”.

redazione

2 commenti:

  1. Con tutto il rispetto ... ma certo che Cannes si distingue sempre per le canne! Piccolo gioco di parole!

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    1. Non generalizzerei. Certo, se leggi l'ultimo articolo inserito oggi, quello su 'The Tribe', la tua convinzione si rafforzerà. Grazie

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