giovedì 22 maggio 2014

Cannes, applausi dalla stampa per “Jimmy’s Hall” di Loach (in concorso)

La locandina
Valutazione media: ♥♥♥ = 7,5

La scheda
Un film di Ken Loach. Con Barry Ward, Simone Kirby, Andrew Scott, Jim Norton, Brian F. O'Byrne, Francis Magee, Karl Geary, Denise Gough, Aisling Franciosi, Donal O'Kelly, Seán T. Ó Meallaigh, Conor McDermottroe, Mikel Murfi, Seamus Hughes, Martin Lucey, Shane O'Brien, Sorcha Fox, Aileen Henry. Drammatico, Gb/Irl/Fra 2014. Durata 106' circa. BIM. Data di uscita: non stabilita.

La trama
È il 1932, dopo dieci anni di esilio negli Stati Uniti, Jimmy Gralton torna nel suo paese per aiutare la madre a occuparsi della fattoria di famiglia. L'Irlanda che ritrova non è più quella di una volta. Dieci anni dopo la fine della guerra civile, ha un governo tutto suo e tutto ormai è permesso. Su sollecitazione dei giovani della contea di Leitrim, Jimmy, nonostante la sua poca voglia di provocare l'ira dei suoi vecchi nemici, della Chiesa e dei proprietari terrieri, decide di riaprire il 'Hall', locale aperto a tutti dove ci si incontra per ballare, studiare o discutere. Il successo è ancora una volta immediato. Ma la crescente influenza di Jimmy e le sue idee progressiste danno fastidio a molti abitanti del villaggio.

Critica – Rassegna stampa
Successo a Cannes per il film musicale di Ken Loach. Lo prova il fatto che il suo Jimmy’s Hall (in concorso per la Palma d’oro) ha conquistato uno degli applausi più lunghi della stampa al Festival di Cannes (chiusura sabato prossimo, 24 maggio).

La storia è vera e per realizzare lo script Loach e Paul Laverty (lo sceneggiatore) sono andati nei luoghi reali, nella contea di Leitrim in Irlanda, osservando le tracce di una vicenda accaduta tra gli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso e avendo la possibilità di parlare con i nipoti di Gralton. Storicamente è stato l'unico irlandese bandito dal proprio Paese, come un ‘immigrato illegale’, senza processo alcuno. Aveva un passaporto americano, dopo una prima fuga politica dall’Irlanda e a New York tornò a vivere senza mai poter rientrare in patria. Una storia, in parte anche misteriosa, che il 77enne regista inglese fa scoprire variando registro nel film, dal dramma alla commedia, dal musicale alla storia d’amore, per dare infine, come sempre nel suo cinema, un seme di universalità sociale e politica alla piccola vicenda raccontata (cfr. Ansa online)


Il regista inglese Ken Loach accolto sulla Croisette
“(...) 14^ partecipazione del maestro britannico - ricorda Lara Ferrari de Il Quotidiano online - paladino dei diritti civili e sociali del suo popolo, alla selezione ufficiale di Cannes. Vincitore della Palma nel 2006 con Il vento che accarezza l’erba, Loach torna con un personaggio potente che non accetta compromessi, simile a tanti caratteri che ha già trattato in passato (...) Polo di aggregazione sociale e culturale, la ‘Jimmy’s Hall’ dietro i balli finalmente liberi e scatenati della piccola comunità - rileva ancora la collega de Il Quotidiano - cela il desiderio e la necessità di esprimere ciò che si pensa, lontano da vincoli e costrizioni politiche. Una vicinanza di pensiero si crea inevitabilmente tra James e
Una scena di Jimmy’s Hall
la gente del suo paese richiamata dalla succosa novità dove è possibile ballare le nuove musiche provenienti dall’America, ma anche quelle tradizionali irlandesi (...) Non ci sono dubbi”, prosegue Ferrari. “Il calore e il vigore di un regista impegnato socialmente come
Loach emerge ad ogni passo. La ricostruzione storica ricalca dettaglio per dettaglio, vestito per vestito, i ‘thirties’ (gli anni Trenta, ndr) inglesi. Tuttavia, non sa tutto di già visto mille volte? A proposito, il realismo come principio guida dell’opera” di questo cineasta “lo sta facendo decidere per una scelta definitiva: Jimmy’s Hall potrebbe essere l’ultimo lungometraggio di fiction dell’inglese. D’ora in avanti si aprirebbe per lui una carriera da documentarista. Così - conclude Ferrari - non avrebbe la preoccupazione di inventarsi ambientazioni d’epoca”.

L'attore protagonista Barry Ward, nei panni di Jimmy Gralton
“C’è una scena che racconta bene cosa sarebbe potuto essere Jimmy’s Hall”. Comincia così la recensione di Sentieri Selvaggi. “È il momento in cui i poliziotti vanno a prendere a casa Jimmy Gralton per eseguire l’ordine di espatrio. Senza scomporsi troppo, la madre offre un tè agli agenti, che incominciano a ricordare i vecchi tempi, quando la signora Gralton andava in giro a vendere libri con la sua libreria ambulante. Improvvisamente scatta l’allarme. Jimmy sta fuggendo ed ecco che la signora, sempre senza scomporsi, chiude a chiave la porta per impedire ai poliziotti di uscire, costringendoli a una precipitosa e goffa sortita dalla finestra (...) Tracce di un Don Camillo e Peppone in chiave anarchica. Il centro sociale occupato… Loach è davvero affascinato dalle implicazioni umane e politiche della storia, dal luogo con tutto il suo carico di simboli e suggestioni. C’entra la sua passione per il jazz, la politica, la libertà, la resistenza e poi i tempi andati. Ma Jimmy’s Hall rimane lontano dalla vitalità delle ultime prove, Il mio amico Eric e La parte degli angeli. Intrappolato in una retorica progressista - termina il resoconto di Sentieri Selvaggi - che alla lunga ne fiacca il fascino antagonista, già messo a dura prova dalla correttezza della messinscena e della ricostruzione in costume. Peccato. Se solo il buon Ken si decidesse a lasciarsi andare, una volta per tutte”.

redazione

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