Cannes, applausi dalla stampa per “Jimmy’s Hall” di Loach (in concorso)
La locandina
Valutazione media: ♥♥♥ = 7,5
La
scheda
Un film di Ken Loach. Con Barry Ward, Simone
Kirby, Andrew Scott, Jim Norton, Brian F. O'Byrne, Francis Magee, Karl Geary,
Denise Gough, Aisling Franciosi, Donal O'Kelly, Seán T. Ó Meallaigh, Conor
McDermottroe, Mikel Murfi, Seamus Hughes, Martin Lucey, Shane O'Brien, Sorcha
Fox, Aileen Henry. Drammatico, Gb/Irl/Fra 2014. Durata 106' circa. BIM. Data di
uscita: non stabilita.
La trama
È il 1932,
dopo dieci anni di esilio negli Stati Uniti, Jimmy Gralton torna nel suo paese
per aiutare la madre a occuparsi della fattoria di famiglia. L'Irlanda che
ritrova non è più quella di una volta. Dieci anni dopo la fine della guerra
civile, ha un governo tutto suo e tutto ormai è permesso. Su sollecitazione dei
giovani della contea di Leitrim, Jimmy, nonostante la sua poca voglia di
provocare l'ira dei suoi vecchi nemici, della Chiesa e dei proprietari
terrieri, decide di riaprire il 'Hall', locale aperto a tutti dove ci si
incontra per ballare, studiare o discutere. Il successo è ancora una volta
immediato. Ma la crescente influenza di Jimmy e le sue idee progressiste danno
fastidio a molti abitanti del villaggio.
Critica
– Rassegna stampa
Successo a Cannes per il film musicale di Ken Loach. Lo prova
il fatto che il suo Jimmy’sHall (in concorso per la Palma d’oro)
ha conquistato uno degli applausi più lunghi della stampa al Festival di Cannes
(chiusura sabato prossimo, 24 maggio).
La storia è vera e per realizzare lo script Loach e Paul Laverty (lo sceneggiatore) sono andati nei luoghi
reali, nella contea di Leitrim in Irlanda, osservando le tracce di una vicenda
accaduta tra gli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso e avendo la possibilità di
parlare con i nipoti di Gralton. Storicamente è stato l'unico irlandese bandito
dal proprio Paese, come un ‘immigrato illegale’, senza processo alcuno. Aveva
un passaporto americano, dopo una prima fuga politica dall’Irlanda e a New York
tornò a vivere senza mai poter rientrare in patria. Una storia, in parte anche
misteriosa, che il 77enne regista inglese fa scoprire variando registro nel
film, dal dramma alla commedia, dal musicale alla storia d’amore, per dare
infine, come sempre nel suo cinema, un seme di universalità sociale e politica
alla piccola vicenda raccontata (cfr. Ansa online)
Il regista inglese Ken Loach accolto sulla Croisette
“(...) 14^ partecipazione del maestro
britannico - ricorda Lara Ferrari de Il Quotidiano online - paladino
dei diritti civili e sociali del suo popolo, alla selezione ufficiale di
Cannes. Vincitore della Palma nel 2006 con Il vento che accarezza l’erba, Loach torna con
un personaggio potente che non accetta compromessi, simile a tanti caratteri
che ha già trattato in passato (...) Polo di aggregazione sociale e culturale,
la ‘Jimmy’s Hall’ dietro i balli finalmente liberi e scatenati della piccola
comunità - rileva ancora la collega de Il Quotidiano - cela il desiderio e la
necessità di esprimere ciò che si pensa, lontano da vincoli e costrizioni
politiche. Una vicinanza di pensiero si crea inevitabilmente tra James e
Una scena di Jimmy’s Hall
la
gente del suo paese richiamata dalla succosa novità dove è possibile ballare le
nuove musiche provenienti dall’America, ma anche quelle tradizionali irlandesi
(...) Non ci sono dubbi”, prosegue Ferrari. “Il calore e il vigore di un
regista impegnato socialmente come Loach emerge ad
ogni passo. La ricostruzione storica ricalca dettaglio per dettaglio, vestito
per vestito, i ‘thirties’ (gli anni Trenta, ndr) inglesi. Tuttavia, non sa
tutto di già visto mille volte? A proposito, il realismo come principio guida
dell’opera” di questo cineasta “lo sta facendo decidere per una scelta
definitiva: Jimmy’s Hall potrebbe essere l’ultimo lungometraggio di fiction dell’inglese. D’ora in avanti si aprirebbe per lui una
carriera da documentarista. Così - conclude Ferrari - non avrebbe la
preoccupazione di inventarsi ambientazioni d’epoca”.
L'attore protagonista Barry Ward, nei panni di Jimmy Gralton
“C’è una scena che racconta bene cosa sarebbe
potuto essere Jimmy’s Hall”. Comincia così la recensione di Sentieri Selvaggi. “È il
momento in cui i poliziotti vanno a prendere a casa Jimmy Gralton per eseguire
l’ordine di espatrio. Senza scomporsi troppo, la madre offre un tè agli agenti,
che incominciano a ricordare i vecchi tempi, quando la signora Gralton andava
in giro a vendere libri con la sua libreria ambulante. Improvvisamente scatta
l’allarme. Jimmy sta fuggendo ed ecco che la signora, sempre senza scomporsi,
chiude a chiave la porta per impedire ai poliziotti di uscire, costringendoli a
una precipitosa e goffa sortita dalla finestra (...) Tracce di un Don Camillo e
Peppone in chiave anarchica. Il centro sociale occupato… Loach è davvero
affascinato dalle implicazioni umane e politiche della storia, dal luogo con
tutto il suo carico di simboli e suggestioni. C’entra la sua passione per il
jazz, la politica, la libertà, la resistenza e poi i tempi andati. Ma Jimmy’s
Hall rimane
lontano dalla vitalità delle ultime prove, Il mio amico Eric e La parte
degli angeli.
Intrappolato in una retorica progressista - termina il resoconto di Sentieri
Selvaggi - che alla lunga ne fiacca il fascino antagonista, già messo a dura
prova dalla correttezza della messinscena e della ricostruzione in costume.
Peccato. Se solo il buon Ken si decidesse a lasciarsi andare, una volta
per tutte”.
redazione
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