giovedì 29 maggio 2014

Il più bello di giovedì 29 maggio, prima serata, sul ‘digitale’: Iris alle 21,05

La locandina
L'ultimo inquisitore

Mia valutazione: ♥♥♥♥ = 8,5

La scheda
Un film di Milos Forman. Con Javier Bardem, Natalie Portman, Stellan Skarsgård, Randy Quaid, Michael Lonsdale, José Luis Gómez, Mabel Rivera, Carlos Bardem. Titolo originale: Goya's Ghosts. Drammatico, Spa 2006. Durata 117'. Medusa.

La trama
Il film è ambientato nel 1792 e racconta la storia dei cambiamenti politici e storici dell’Inquisizione spagnola attraverso gli occhi del grande pittore Francisco Goya. Frate Lorenzo, l’ultimo Inquisitore, si lascia coinvolgere dalla musa adolescente di Goya, Inés, falsamente accusata di eresia e rinchiusa in prigione. Spinto dal padre della giovane donna, Lorenzo prova a ottenere clemenza per Inés riuscendo però soltanto a essere, lui, espulso dall’ordine. Goya intanto si dibatte tra scrupoli di coscienza, alla ricerca della figlia perduta di Inés, ormai segnata nel corpo e nello spirito dalla lunga e dura prigionia.

Mia recensione
Un film disperato L’ultimo inquisitore (Goya's Ghosts, il titolo inglese, i fantasmi di Goya) e questa disperazione emerge da un’interpretazione toccante come quella di Stellan Skarsgård, nei panni del grande pittore Francisco Goya (due biopic a lui dedicati, entrambi del 1999: Volavérunt di Bigas Luna e Goya di Carlos Saura). L’artista incarnato dall’attore svedese, nel procedere della narrazione in immagini diviene, se si vuole, il cuore della vicenda sceneggiata dallo stesso regista Milos Forman con Jean-Claude Carrière. I quadri, da un certo punto in poi, sono un’autentica impressionante cronistoria del disfacimento in cui si ritrova impantanata la Spagna a causa dell’invasione napoleonica. Al fioco lume di candela, un semibuio che il regista ceco utilizza per marcare l’abisso nazionale che fu quel momento storico, si esalta la capacità di Skarsgård nel mostrare lo spaesamento di un testimone svigorito seppure privilegiato.

Stellan Skarsgård nei panni
del pittore Francisco Goya
È questa un’ennesima pellicola che butta sul tavolo le ingiuste oscenità morali di cui fu capace la Chiesa cattolica nella penisola iberica, servendosi della mano insanguinata della ‘santa inquisizione’. Il putrido miscuglio di grettezza e furberia rimanda a opere come, ad esempio, Il nome della rosa (1986, di Jean-Jacques Annaud con un sublime Sean Connery [Orange British Academy Film Awards come miglior attore per quella parte]). Lì il diabolico inquisitore è personificato da un superbo F. Murray Abraham (Bernardo Gui), qui a rappresentare tutta l’intelligenza e la sete di potere è l’altrettanto superbo Javier Bardem (il frate Lorenzo Casamares). La parabola cinematografica perde un po’ del suo mordente nell’ultima mezz’ora, quando si assiste all’improbabile, a mio avviso, trasformazione dell’inquisitore in una sorta di Robespierre invasato dagli ideali illuministi. Ma anche in questa fase la recitazione dell’attore di Las Palmas de Gran Canaria (Spagna) ci mette una pregevole toppa.

Javier Bardem in una scena de L'ultimo inquisitore
Un’intensa e straziante Natalie Portman veste gli ‘stracci’ della vittima sacrificale. La sua interpretazione del deterioramento fisico e mentale della giovane Inés ingiustamente rinchiusa nelle fetide segrete del palazzo ecclesiastico, è di altissima scuola. L’ottimo trucco del finale del racconto filmico, ha solo una parte del merito di dare l’idea di una donna ridotta a non-donna. Una prova recitativa tra le tessere più preziose che rendono questo film appassionate quanto perfino doloroso da vedere. Da non perdere questa sera.

Stefano Marzetti

Nessun commento:

Posta un commento

Si fa gentile richiesta di non utilizzare mai volgarità nella stesura dei commenti. Inoltre, la polemica fra utenti è ben accetta, anzi incoraggiata, ma non deve mai travalicare i confini dell'educazione. Il mancato rispetto di tali richieste comporterà la non pubblicazione dei commenti. Grazie.