Quelli che forse non avete ancora visto – “Il quinto potere” conquistato da WikiLeaks
La locandina
Mia valutazione: ♥♥♥ = 6,5
Scheda
Un film di Bill Condon. Con Benedict Cumberbatch,
Daniel Brühl, Anthony Mackie, David Thewlis, Alicia Vikander, Peter Capaldi,
Carice van Houten, Dan Stevens, Stanley Tucci, Laura Linney, Moritz Bleibtreu,
Hera Hilmar, Jeany Spark, Jamie Blackley, Michael Jibson, Pascaline Crêvecoeur,
Lydia Leonard, Anatole Taubman, Michael Culkin, Alexander Beyer. Titolo
originale: The Fifth Estate.
Drammatico, Usa 2013. Durata 129' circa. 01 Distribution.
La trama
Il regista
Bill Condon
La storia ha
inizio quando il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange e il suo collega Daniel
Domscheit-Berg uniscono le loro forze per diventare dei 'cani da guardia', in
grado di controllare l’attività dei potenti e dei privilegiati. Grazie a un
piccolo budget, i due creano una piattaforma online che consente ai loro
informatori di trasmettere in forma anonima delle notizie riservate, puntando
così i riflettori sui luoghi oscuri dove si nascondono i segreti governativi e
i crimini aziendali. In breve tempo, riescono a svelare più notizie importanti
di tutti i leggendari mass media tradizionali messi insieme. Ma quando Assange
e Berg mettono le mani sulla maggiore raccolta di informazioni riservate nella
storia degli Stati Uniti, si scontrano e devono rispondere a una questione
fondamentale nella nostra epoca: qual è il costo di mantenere riservati i
segreti in una società democratica e quale il prezzo da pagare quando si decide
di rivelarli?
La mia recensione
Il futuro dell’informazione sulla carta
stampata, destinato a una progressiva estinzione perché surclassato dall’immediatezza
con cui ormai le notizie sono trasmesse online.
L’esigenza e la smania di una diffusione di news
che non incontrino alcun ostacolo, al punto da garantire la non
rintracciabilità delle fonti ma anche, in alcuni casi, da ammettere la ‘non’
totale verifica delle ‘soffiate’ o fughe di notizie (in inglese, appunto, i leaks coperti dall’anonimato). Questi alcuni temi fondamentali alla base del film drammatico e biografico Il quinto
potere (The Fifth
Estatein inglese) del regista Bill
Condon (di recente
fattosi conoscere per The Twilight Saga: Breaking Dawn, parte 1 e
2) che per certi versi si muove sulle tracce di The Social Network (2010), di David
Fincher, incentrato
sull'invenzione di Facebook. Anche qui si parla moltissimo d’informatica, di
digitale e di ‘maghi’ del computer in grado di rivoluzionare l’universo dell’informazione
e dell’interazione internettiana fra persone. La sceneggiatura (Josh
Singer) è basata
su due diversi soggetti, i libri ‘Inside WikiLeaks. La mia esperienza al fianco
di Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo’ di Daniel Domscheit-Berg
(Marsilio) e ‘WikiLeaks. La battaglia di Julian Assange contro il segreto di
stato’ dei giornalisti britannici del Guardian Luke Harding e David Leigh
(Nutrimenti).
Un'immagine di Quinto potere - The Fifth Estate
Per la precisione, va detto che WikiLeaks (portale
online) è un'organizzazione
internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un
contenitore (drop box) protetto da un
potente sistema di cifratura, documenti coperti da segreto (di Stato, militare,
industriale, bancario) e poi li carica sul proprio sito web. WikiLeaks recepisce,
in genere, atti di carattere governativo o aziendale da fonti coperte
dall'anonimato e da whistleblower,
che tradotto significa ‘gola profonda’, dal celebre informatore segreto del
film di Alan
J. Pakula,
Tutti
gli uomini del presidente (1976) sullo scandalo del Watergate.
Gli attori Benedict Cumberbatch (sinistra) e Daniel Brühl
rispettivamente nei panni di Julian Assange e Daniel Domscheit-Berg
Condon realizza
molto bene tutte le sequenze dell’opera in cui è mostrata l’azione al computer e
rende in modo scultoreo l’idea di quanto oggi la tecnologia e internet siano
alla base dell’esistenza di ognuno di noi (fatta eccezione per i soliti strenui
‘giapponesi’ a difesa della loro ‘isola’ anti-progresso). Ma il montaggio (Virginia
Katz) è
precipitoso, in questo davvero eccessivo e quindi, a mio avviso, causa di
stordimento e confusione nel seguire il filo logico della concatenazione delle
immagini. Rivelatasi un flop al
botteghino e non adulata da gran parte della critica (me compreso) la pellicola
è stata anche accusata di non far trasparire la realtà in quanto tale. Lo
stesso Assange, nel corso di un'intervista, ha definito il film come un'opera «volta
a demolire la mia credibilità personale» (in
parte fonte Wikipedia).
Una schermata del portale di WikiLeaks
Bravo il 58enne cineasta newyorkese quando,
spesso, si sofferma con primi piani che scrutano i dissidi interiori dei
protagonisti, i loro momenti d’incertezza. In questo aiuta lo spettatore a
recuperare l’attenzione smarrita nell’intrigo del racconto e lo omaggia di un
discreto grado d’immedesimazione con alcuni personaggi. In questo giocano una
parte rilevante anche i dialoghi previsti dal copione. Ma l’utilizzo degli
interpreti (soprattutto i due protagonisti) è, secondo me, scadente. Troppo spregiudicato
e anche cattivo Julian Assange (incarnato dal londinese Benedict
Cumberbatch,
proficua partecipazione nel premio Oscar 12 anni schiavo); troppo coscienzioso
e buono Daniel Domscheit-Berg (personificato dallo spagnolo di Barcellona Daniel
Brühl, molto
bravo e in un certo senso ‘esploso’ con l’eroico soldato tedesco di Bastardi
senza gloria
di Quentin
Tarantino).
In questo senso le rimostranze del fondatore - Assange appunto - sono
giustificate. La pellicola dà in modo netto l’impressione di non essere a
sufficienza obiettiva e imparziale. Quindi ciò che ne nasce è una sorta di
documentario narrativo di denuncia. Un errore che Condon avrebbe dovuto
evitare per non dare l’impressione di essere di parte (anche se non sono sicuro
che, in effetti, lo sia).
Di peso la partecipazione al film da parte di Laura Linney e Stanley Tucci
Buona l’interpretazione di Brühl, ben calato
nella parte e del tutto in linea con le esigenze di un film che, comunque,
avrebbe dovuto conquistare il grande pubblico e non ce l’ha fatta. Poco
convincente, invece, la prova di Cumberbatch, per certi
versi lui la causa di aver fatto apparire Julian Assange come il ‘lucignolo’
della situazione, con una recitazione, in questa occasione, piuttosto forzata e
dilettantesca. Importanti gli inserimenti di due attori di altissimo livello
come Stanley
Tucci (prossimo a
tornare nelle sale in Transformers 4 - L'era dell'estinzione, uscita
prevista in luglio) e Laura Linney (nel cast del prossimo lungometraggio dello
stesso Condon, A Slight
Trick of the Mind, nelle sale forse entro l'anno) che aiutano a dare spessore a scene
importanti della narrazione filmica.
Nel complesso un film che guadagna
abbondantemente la sufficienza, inscrivibile nelle regole cinematografiche
dello spionaggio che prevedono velocità e suspance,
ma anche piuttosto prevedibile e quindi, a tratti, noioso. Comunque da vedere
perché apre una finestra su una realtà e un tema molto importante, di stringente
attualità sul quale non necessariamente tutti debbano essere esperti conoscitori.
Stefano
Marzetti
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