mercoledì 14 maggio 2014

L’ultra definizione 4K che potrebbe rivoluzionare la storia del cinema

L'ultra-definizione del 4K potrebbe rivoluzionare il mondo del cinema
La smania di vedere immagini sul video che siano sempre più simili al reale, pare non avere limiti. Così com’è senza confini la brama di denaro delle aziende produttrici. Sono ancora tantissimi quelli che si pavoneggiano per il fatto di possedere costosissimi supporti audiovisivi Full HD (alta definizione, significativamente superiore a quella degli standard televisivi maggiormente diffusi nel mondo nella seconda metà del XX secolo, cfr. Wikipedia), magari in 3D (tridimensionale) ed ecco che l’intrattenimento cinematografico del futuro – che
Una scena di The Wolf of Wall Street
film girato con il sistema 4k
comunque è già presente (basta fare un giro in un centro commerciale per rendersi conto di quanti prodotti siano già in vendita) – è il 4K (lo standard emergente per la risoluzione della televisione digitale, del cinema digitale e la computer grafica; 4kilo [in italiano ‘4 mila’] indica l'approssimazione dei suoi circa quattromila pixel orizzontali di risoluzione, cfr. Wikipedia). Perché, quindi, accontentarsi del 1.080 pixel, quando si può godere dell’ultra-definizione di ben 4.096×2.304 pixel? Tutti pronti ad 
‘accendere’ nuovi pagamenti rateali per acquistare apparecchiature al passo col progresso? Con i tempi che corrono forse no, ma per i più fortunati la domanda dev’essere: quanti contenuti sono già disponibili per il nuovo formato, il 4K appunto?

La scelta su come girare un film cambia da regista a regista
Quello che a Filmamare più interessa, com’è ovvio, è quale influenza questa nuova tecnologia avrà sul cinema nel senso più intrinseco del concetto. A guidare la risoluzione dell’immagine, tanto per cominciare, sono televisione e computer-grafica. Ma l’universo dei film non se ne sta certo con le mani in mano. Ai meno informati potrà sorprendere, ma il cinema - incluse le grandi produzioni colossal di Hollywood - non ha per niente abbandonato il sistema analogico, quello della vecchia e cara pellicola (il leggendario nastro di poliestere o di tri-acetato di cellulosa su cui è impressa la serie di fotogrammi che, fatti scorrere uno dietro l'altro, danno vita alle immagini da vedere sul grande schermo). La cosa più corretta da dire in questo senso, è che non esiste una regola fissa e che c’è una certa differenza tra fase di produzione del film e fase di godimento dello stesso da parte del pubblico. Su come girare, la scelta è del regista, che in alcuni casi resta legato all’analogico perché considerato più ‘caldo’ e ‘fedele’; ci sono cineasti che preferiscono l’esclusività cool del digitale e quelli che usano entrambe le tecniche, mischiandole a seconda delle esigenze sceniche. In tutti i casi, il suddetto 4K può giocare un suo ruolo molto importante.

La leggendaria pellicola non sembra comunque destinata a sparire
In ogni caso, la diffusione delle opere nelle sale cinematografiche è ancora largamente su pellicola, a prescindere dal fatto che il film sia stato girato in analogico o in digitale. Questo perché non tutti i cinema sono attrezzati con la corretta apparecchiatura, tanto che il primo lungometraggio completamente su supporti digitali è stato il recentissimo The Wolf Of Wall Street di Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio, uno dei campioni d’incasso d’inizio 2014 (anche se molto meno premiato del previsto, a cominciare dagli Oscar, leggi di più). Detto ciò, i problemi sono tutti di chi ama vedere o rivedere i film a casa propria. Dal 2009, comunque, sono diversi i titoli girati direttamente in 4K o ultra HD che dir si voglia, come il premio Oscar The Social Network (2010, di David Fincher), ma anche – per fare pochi esempi - District 9 (2009, di Neill Blomkamp) e Segnali dal futuro (Knowing in inglese, 2009 di Alex Proyas, con Nicolas Cage). Insomma, come disse Eleanor Roosevelt, "il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni".

st.mar.

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