“Un milione di modi per morire nel West”, comico puro tra Mel Brooks e i fratelli Coen
La locandina
Mia previsione: ♥♥♥ = 7,5
La
scheda
Un film di Seth MacFarlane. Con Seth
MacFarlane, Charlize Theron, Amanda Seyfried, Liam Neeson, Giovanni Ribisi,
Sarah Silverman, Neil Patrick Harris, Rex Linn, Evan Jones, Wes Studi, Dennis
Haskins, Tatanka Means, Ralph Garman, Tait Fletcher, Challen Cates, Jay
Patterson, Crystal Miller, Allyn Rachel, Brett Rickaby, Jackamoe Buzzell, Dylan
Kenin. Titolo originale: A Million Ways To Die in
the West. Western/comico,
Usa 2014. Universal Pictures uscita giovedì 9 ottobre 2014.
La trama
Dopo essersi
tirato indietro da uno scontro a fuoco, Albert è lasciato per un altro uomo
dalla sua scostante fidanzata. Sarà una misteriosa e bellissima donna, da poco
arrivata in città, ad aiutarlo a tirar fuori il suo coraggio e a farlo
nuovamente innamorare. Ma quando il marito di lei, un noto fuorilegge, si
presenta assetato di vendetta, Albert dovrà immediatamente mettere alla prova
il suo ritrovato eroismo. I personaggi parlano come si parla oggi: «Certo. I
commenti sociali e il linguaggio sono senz'altro avanti coi tempi», spiega
MacFarlane. «Io mi diverto a definirlo un film sulla macchina del tempo senza
macchina del tempo».
Recensione
dal trailer
Il regista
Seth MacFarlane
Come mi è capitato di dire non troppo tempo
fa quando ho recensito The Lone Ranger(articolo), torno a ripetermi: il western ‘moderno, ormai sperimenta
diverse strade che divergono dai topoi
del genere classico di questo filone della cinematografia. Per un’analisi più
approfondita vi rimando al su-indicato articolo. Qui mi preme rilevare che con Un milione
di modi per morire nel West (guarda il trailer più in alto a sinistra), siamo di fronte a un’ulteriore variante. Si sconfina nel comico
puro, ben oltre la commedia in cui il film di Gore Verbinski è
incasellato. Questa nuova impresa di Seth MacFarlane, eccentrico
creatore del cartoon televisivo I Griffin e
dell'orsacchiotto sboccato e sporcaccione Ted dell'omonima commedia con Mark
Wahlberg, è una
specie di Mezzogiorno e 1/2 di fuoco (1974) rivisitato, imparentato in qualche
modo a Mel
Brooks. «Il vecchio
West? È una noia senza fine, tanto vale scherzarci sopra», dice il regista MacFarlane, che l’anno
scorso (2013) presentò la cerimonia degli Oscar. «Nel West non c’è molto da fare e
tutti vogliono ammazzarti. Il pericolo è in agguato dietro ogni roccia, i modi
di morire sono orrendi e insieme roba di ordinaria amministrazione. Nel nostro
film ne mettiamo in scena almeno quindici».
Una scena con Liam Neeson, anche lui 'prestato' alla comicità del film
Una noia senza fine? Un tantino esagerato ma
molti film stanno lì a dimostrare che il cineasta di Kent
(Connecticut, Usa) un po’ di ragione ce l’ha (senza che stia qui a dilungarmi
con esempi, se non ricordandovi, in breve, il lungo e noioso Wyatt Earp, 1994, di Lawrence
Kasdan). In questo
caso, forte di un cast di alto livello in cui spiccano Charlize
Theron, Amanda
Seyfried, Liam
Neeson e Giovanni
Ribisi, la
pellicola di MacFarlane è forte di dialoghi rapidi, secchi e intrisi di freddure divertenti
e intelligenti, che accompagnano situazioni al limite del grottesco, quelle che,
come detto, rimandano alla maniera ‘brooksiana’. Come, ad esempio, l’enorme
blocco di ghiaccio che crollando al suolo spiaccica lo sventurato che si trova
lì sotto. E sempre dai pittoreschi scambi di battute, si finisce nei paraggi di
gran parte delle opere dei fratelli Joel ed Ethan
Coen.
Un'altra scena di Un milione di modi per morire nel West
Ben realizzata la ricostruzione degli
scenari, come i tradizionali paesi del vecchio west; efficaci - pur sempre nell’ambito
del ridicolo - i costumi, le scene di sparatorie e di ammazzamenti. Il tutto
reso limpido da una fotografia di primo livello. Il regista sa sfruttare al
meglio il materiale a sua disposizione, estraendo da attori navigati gli elementi
recitativi indispensabili a questo scoppiettante tipo di racconto in immagini.
Tutti gli interpreti, insomma, di norma abituati a cimentarsi con il genere
drammatico o thriller o - al limite -
commedia, si dimostrano all’altezza di quello comico nel senso più tangibile
del termine. Proprio per quest’aspetto il film può apparire a tratti ripetitivo
e altalenante nel coinvolgimento di chi vede, dal momento che nella girandola
degli sketch, l’obiettivo del racconto per troppo tempo resta distante,
confuso nella concatenazione degli eventi che è comunque scorrevole.
Stefano
Marzetti
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