martedì 3 giugno 2014

“Un milione di modi per morire nel West”, comico puro tra Mel Brooks e i fratelli Coen

La locandina
Mia previsione: ♥♥♥ = 7,5

La scheda
Un film di Seth MacFarlane. Con Seth MacFarlane, Charlize Theron, Amanda Seyfried, Liam Neeson, Giovanni Ribisi, Sarah Silverman, Neil Patrick Harris, Rex Linn, Evan Jones, Wes Studi, Dennis Haskins, Tatanka Means, Ralph Garman, Tait Fletcher, Challen Cates, Jay Patterson, Crystal Miller, Allyn Rachel, Brett Rickaby, Jackamoe Buzzell, Dylan Kenin. Titolo originale: A Million Ways To Die in the West. Western/comico, Usa 2014. Universal Pictures uscita giovedì 9 ottobre 2014.

La trama
Dopo essersi tirato indietro da uno scontro a fuoco, Albert è lasciato per un altro uomo dalla sua scostante fidanzata. Sarà una misteriosa e bellissima donna, da poco arrivata in città, ad aiutarlo a tirar fuori il suo coraggio e a farlo nuovamente innamorare. Ma quando il marito di lei, un noto fuorilegge, si presenta assetato di vendetta, Albert dovrà immediatamente mettere alla prova il suo ritrovato eroismo. I personaggi parlano come si parla oggi: «Certo. I commenti sociali e il linguaggio sono senz'altro avanti coi tempi», spiega MacFarlane. «Io mi diverto a definirlo un film sulla macchina del tempo senza macchina del tempo».

Recensione dal trailer
Il regista
Seth MacFarlane
Come mi è capitato di dire non troppo tempo fa quando ho recensito The Lone Ranger (articolo), torno a ripetermi: il western ‘moderno, ormai sperimenta diverse strade che divergono dai topoi del genere classico di questo filone della cinematografia. Per un’analisi più approfondita vi rimando al su-indicato articolo. Qui mi preme rilevare che con Un milione di modi per morire nel West (guarda il trailer più in alto a sinistra), siamo di fronte a un’ulteriore variante. Si sconfina nel comico puro, ben oltre la commedia in cui il film di Gore Verbinski è incasellato. Questa nuova impresa di Seth MacFarlane, eccentrico creatore del cartoon televisivo I Griffin e dell'orsacchiotto sboccato e sporcaccione Ted dell'omonima commedia con Mark Wahlberg, è una specie di Mezzogiorno e 1/2 di fuoco (1974) rivisitato, imparentato in qualche modo a Mel Brooks. «Il vecchio West? È una noia senza fine, tanto vale scherzarci sopra», dice il  regista MacFarlane, che l’anno scorso (2013) presentò la cerimonia degli Oscar. «Nel West non c’è molto da fare e tutti vogliono ammazzarti. Il pericolo è in agguato dietro ogni roccia, i modi di morire sono orrendi e insieme roba di ordinaria amministrazione. Nel nostro film ne mettiamo in scena almeno quindici».

Una scena con Liam Neeson, anche lui 'prestato' alla comicità del film
Una noia senza fine? Un tantino esagerato ma molti film stanno lì a dimostrare che il cineasta di Kent (Connecticut, Usa) un po’ di ragione ce l’ha (senza che stia qui a dilungarmi con esempi, se non ricordandovi, in breve, il lungo e noioso Wyatt Earp, 1994, di Lawrence Kasdan). In questo caso, forte di un cast di alto livello in cui spiccano Charlize Theron, Amanda Seyfried, Liam Neeson e Giovanni Ribisi, la pellicola di MacFarlane è forte di dialoghi rapidi, secchi e intrisi di freddure divertenti e intelligenti, che accompagnano situazioni al limite del grottesco, quelle che, come detto, rimandano alla maniera ‘brooksiana’. Come, ad esempio, l’enorme blocco di ghiaccio che crollando al suolo spiaccica lo sventurato che si trova lì sotto. E sempre dai pittoreschi scambi di battute, si finisce nei paraggi di gran parte delle opere dei fratelli Joel ed Ethan Coen.

Un'altra scena di Un milione di modi per morire nel West
Ben realizzata la ricostruzione degli scenari, come i tradizionali paesi del vecchio west; efficaci - pur sempre nell’ambito del ridicolo - i costumi, le scene di sparatorie e di ammazzamenti. Il tutto reso limpido da una fotografia di primo livello. Il regista sa sfruttare al meglio il materiale a sua disposizione, estraendo da attori navigati gli elementi recitativi indispensabili a questo scoppiettante tipo di racconto in immagini. Tutti gli interpreti, insomma, di norma abituati a cimentarsi con il genere drammatico o thriller o - al limite - commedia, si dimostrano all’altezza di quello comico nel senso più tangibile del termine. Proprio per quest’aspetto il film può apparire a tratti ripetitivo e altalenante nel coinvolgimento di chi vede, dal momento che nella girandola degli sketch, l’obiettivo del racconto per troppo tempo resta distante, confuso nella concatenazione degli eventi che è comunque scorrevole.

Stefano Marzetti

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