lunedì 14 aprile 2014

Il più bello di lunedì, prima serata, sul ‘digitale’: Iris alle 21,10 (con trailer)

La locandina
La promessa

Mia valutazione: ♥♥♥ = 6,5

La scheda
Un film di Sean Penn. Con Mickey Rourke, Jack Nicholson, Sam Shepard, Vanessa Redgrave, Helen Mirren, Benicio Del Toro, Aaron Eckhart, Robin Wright, Costas Mandylor, Michael O'Keefe. Titolo originale: The Pledge. Poliziesco/thriller, Usa 2001. Durata 123'.

La trama
I colleghi hanno preparato una festa d'addio per l'ultimo giorno di lavoro dell'ispettore Jerry Black (Jack Nicholson) e gli hanno regalato un biglietto aereo perché realizzi un suo vecchio sogno: andare a pesca in Messico. Ma viene ritrovato il corpo di una bambina di otto anni e sarà lui ad andare a casa della piccola a portare l'orribile notizia. The Pledge (cioè La promessa), è quella che l'ispettore fa alla madre sconvolta: sarà capace di scovare il colpevole, costi quel che costi.

Recensione
Un film a fasi alterne - spesso lento e troppo cervellotico, handicap che spezza il ritmo dell’azione - che, a mio avviso è esempio perfetto di come quel grande attore che è Sean Penn sia molto più convincente davanti piuttosto che dietro la cinepresa. Questo non vuol dire che La promessa (The Pledge in lingua originale) non sia un'esperienza filmica che valga la pena fare. Ma, sempre secondo il sottoscritto, ha raccolto assai più consensi di quanti in effetti un’analisi critica approfondita ne possa giustificare (fra l’altro è una pellicola riproposta sul piccolo schermo spesso e volentieri). Non è sottovalutabile, rilevo, che il 53enne Penn versione cineasta (suo il non ancora uscito action movie The Gunman e molto prima, nel 1991, l'appena discreto Lupo solitario) non abbia lesinato nel casting, scegliendo pezzi pregiati della ‘gioielleria’ hollywoodiana. Non capita tutti i giorni l’opportunità di far recitare insieme Jack Nicholson (tre Oscar e sette Golden Globe), Mickey Rourke (un Golden Globe), Sam Shepard (una nomination all’Oscar), Vanessa Redgrave (un Oscar, un Golden Globe oltre premi a Cannes e ai Donatello e svariate nomination), Helen Mirren (un Oscar e due Golden Globe), Benicio Del Toro (un Oscar, un Golden Globe più riconoscimenti a Cannes e Berlino) e Robin Wright (un Golden Globe, ex moglie dell’attore/regista californiano).

Jack Nicholson, ottima prova anche in La promessa
Il regista
Sean Penn
A queste condizioni di partenza un fallimento non poteva esserci. Ma non basta una buona squadra per stravincere, se non si è esperti direttori. E così Sean Penn, che parte da un buon soggetto come il romanzo del 1957 Das Versprechen dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt - non ben ridotto per l’utilizzo cinematografico da Jerzy Kromolowsky e Mary Olson-Kromolovski - va in confusione soprattutto nell’unità del flusso d’immagini, di continuo disturbata in particolare da flash back che dovrebbero soprattutto dare un’idea del personaggio della bambina assassinata. Una tecnica, quella del ‘ritorno indietro’ attraverso i racconti o l’immaginazione dei protagonisti, che se non ben dosata diviene estraniante rispetto all’obiettivo dell’esperienza filmica. La quale, invece, è efficace nel mettere in primo piano un mondo di violenza e cattiverie nel quale i ‘buoni’ faticano sempre a inserirsi per giungere alla verità di atti inaccettabili. In questo la carica di rabbia e drammaticità espressa da Nicholson è fondamentale.

Una scena straziante del film di Sean Penn
Ha ragione Matteo De Simei di Onda Cinema quando promuove il film per un “uso particolarmente ricco di primi piani e di ravvicinatissime inquadrature volte a mostrare con una cura quasi maniacale volti e oggetti”. E quando rileva gli “innumerevoli campi lunghissimi” che “introducono, di volta in volta, in ambienti totalmente differenti, dapprima dominati dal deserto per poi passare al ghiaccio e alla neve fino ai laghi montani del Nevada”. Secondo me determinate, in questo senso, il lavoro di un direttore della fotografia - a volte anche regista - del calibro di Chris Menges (fra i tantissimi ricordo i capolavori Urla del silenzio del 1984 e Mission del 1986). Certo, anche tutte queste inquadrature, primi piani e panorami, a tratti addormentano l’azione - che in opere di questo genere è basilare - e producono una sfilata un po’ caotica d’immagini.

È sostanzialmente d’accordo con me Valerio Salvi di Film Up, quando parla dell’alternanza di “momenti eccellenti ad alcune cadute di stile sia sul piano dei contenuti, sia soprattutto su quello del ritmo”. Tale neo è reso visibile dalla facilità con cui, in alcune fasi della proiezione, lo spettatore rischia di distrarsi e di allontanarsi dai personaggi e dallo stesso racconto. Più che apprezzabile, invece, ancora secondo il collega Salvi, la determinazione di Penn nel voler “esplorare territori nuovi e porsi sempre da un'angolazione diversa da quella più ovvia e scontata”. Film sufficientemente adrenalinico, a tratti angosciante che, nonostante le debolezze elencate, merita fiducia.

Ho visto l'ultima volta questo film alcuni anni fa. Ho quindi arricchito la mia recensione con alcune riflessioni di altri critici

Stefano Marzetti

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