domenica 4 maggio 2014

“Solo gli amanti sopravvivono”, ballata romantica al sapore di sangue

La locandina
Mia aspettativa: ♥♥♥ = 7

La scheda
Un film di Jim Jarmusch. Con Tom Hiddleston, Tilda Swinton, Mia Wasikowska, John Hurt, Anton Yelchin, Jeffrey Wright, Slimane Dazi, Carter Logan, Wayne Brinston, Ali Amine, Yasmine Hamdan, Kamal Moummad, Aurelie Thepaut. Titolo originale: Only Lovers Left Alive. Drammatico, Gb/Ger/Fra/Cipro/Usa 2013. Durata 123'. Movies Inspired. Uscita giovedì 15 maggio 2014.

La trama
Adam, un musicista underground, è gravemente depresso per via della piega che la sua vita umana sta prendendo, nonostante i suoi sforzi. Torna allora a far coppia con la sua enigmatica amante, Eve, con la quale ha diviso diversi secoli di amore. Ma il loro idillio è interrotto dall'arrivo della selvaggia e imprevedibile sorella minore di Eve, Ava.

Critica
Senza dubbio le atmosfere sono emozionanti e, in alcuni casi, commoventi. Se si tiene conto anche dell’aiuto fornito dall’ottima colonna sonora del compositore londinese Jozef van Wissem. Due motivi sufficienti a fare di questo film dello statunitense Jim Jarmusch (vero e proprio collezionista di successi, come, per esempio, Stranger Than Paradise - Più strano del paradiso, 1984; Dead Man, 1995; Ghost Dog - Il codice del Samurai, 1999; Broken Flowers, 2005) un’opera di discreto valore e che vale la pena prendere in considerazione. Ma dal mio punto di vista gli apprezzamenti da cui è sommersa travalicano la reale godibilità del racconto in immagini che, pur rispettando le regole del buon cinema, al tirar delle somme ciò che lascia non è molto di più di un bizzarro intrattenimento. Cosa che, per carità, per un film è un risultato di gran lunga valevole. Ma da qui a parlare di capolavoro, ce ne passa.
Tilda Swinton in una scena di Solo gli amanti sopravvivono

Solo gli amanti sopravvivono (che l’anno scorso si guadagnò la nomination per la Palma d’Oro al Festival di Cannes) si sviluppa nel rispetto del surrealismo - a mio avviso qualche volta pesantuccio - che ha fatto del 61enne regista indipendente una sorta di mosca bianca nell’universo del cinema made in Usa. Parere personale: il meglio di sé l’ha dato con la sua precedente pellicola, il succitato Broken Flowers, con un Bill Murray da urlo e una delicatissima patina di melanconia che fanno di quel lavoro filmico un vero gioiello. Stavolta, invece, sono i vampiri a ispirare lo script dello stesso Jarmusch. I cosiddetti non morti che sono credibili grazie alle inappuntabili interpretazioni di due attori d’esperienza come Tom Hiddleston (nel 2013 Thor - The Dark World) e Tilda Swinton (la premio Oscar nel 2008 come miglior attrice non protagonista per Michael Clayton). Nelle vesti di figure “che guardano al futuro - assicura Federico Gironi di Coming Soon - nella piena consapevolezza del passato e della sua eredità, che amano e si prendono cura delle cose, della cultura, del mondo, di qualcuno”.

Il regista Jim Jarmusch
Il gusto del cineasta per il pulp si conferma, con trovate però scontate e che scopiazzano o, comunque, propongono situazioni già viste in pietre miliari come Intervista col vampiro (Neil Jordan, 1994) o, senza andare così indietro e così in ‘alto’, nel più che apprezzabile Daybreakers - L'Ultimo Vampiro (Michael Spierig, 2009). L’utilizzo del macabro che non può mancare dove c’è qualcuno che succhia sangue, è piuttosto scontato e l’idea dell’eterna storia d’amore non è che uno storico riferimento che ha conosciuto il suo più eccelso risultato in Dracula di Bram Stoker (Francis Ford Coppola, 1992). Seppure la forza di quest’opera, alla fine, è proprio l’amore cui il titolo stesso fa riferimento. “E il film di Jarmusch ama – scrive ancora Gironi - Ama i suoi personaggi, ama il cinema (che è arte e tecnologia), ama la musica nel suo essere profondamente e ideologicamente rock e ribelle, ama la cultura, ama il bello e i suoi spettatori. Per questo vive ed è vitale, nonostante il suo muoversi nel buio, nonostante le sue ambientazioni, o forse anche per questo”.

Una lode giunge anche da Marianna Cappi di My Movies, secondo cui il cineasta di Akron (Ohio) “gira un elogio dell'artificio artistico come prova di reale umanità, oltre che un'ispiratissima ballata romantica, capace di raccontare ancora l'amore come un'esperienza piacevolmente debilitante, che fa vacillare le ginocchia e girare la testa come gira la puntina sul giradischi, come gira il sangue che scende nell'imbuto, come l'effetto di una droga pesante”.

Premessa: non essendo accreditato dalla visione dell’anteprima del film ma solo di alcune clip, il seguente articolo va inteso come un’interpretazione parziale e, dove possibile, arricchita da commenti di altri critici, debitamente citati.

st.mar.

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