domenica 4 maggio 2014

Film al cinema per massimo tre week end, poi subito home video

Sempre più anticipato l'arrivo dei film su supporti alternativi al grande schermo
Jeffrey Katzenberg,
manager della DreamWorks
Il cinema come l’abbiamo inteso fino a oggi sarà messo sotto torchio molto presto. I film che giungeranno nelle sale avranno a disposizione al massimo tre week end (diciassette giorni complessivi) per conquistare dal grande schermo più spettatori possibili. È calcolato, infatti, che il 98% dei film distribuiti registrano il 95% dei loro incassi nel suddetto periodo di programmazione. Dopo di che la loro permanenza nei cinema diventa quasi superflua. Ecco perché un lasso di tempo limitato, terminato il quale la pellicola sarà disponibile in home video, cioè «ovunque in simultanea e per vederla l’utente pagherà una cifra variabile a seconda della taglia del supporto su cui vorrà guardarla: uno schermo ampio, tipo quello dei cinema, varrà 15 dollari, una tv 75” 4 dollari, lo smartphone 1,99 dollari (a voi il calcolo in euro). Questo processo finirà per reinventare tutta l’industria cinematografica». A parlare è Jeffrey Katzenberg, capo di DreamWorks, secondo il quale l’universo di celluloide, così come lo intendiamo ancora oggi, «è un business senza prospettive di crescita».

In futuro la fruizione di un film in sala cinematografica
potrebbe scendere a massimo diciassette giorni
Addio, quindi, seconde e terze visioni. Roba preistorica. La notizia, di primo acchito, mi lascia un po’ perplesso se non addirittura sbigottito. Ma mi trattengo dallo sparare giudizi a caldo e, anzi, mi rendo conto che, se la risposta degli spettatori (esaltati da tutto ciò che è tecnologia auto gestibile) alle continue proposte delle case di produzione, continuerà a essere così insoddisfacente rispetto agli investimenti fatti (è vitale rientrare al più presto dei costi, che per i blockbuster ormai superano i 200 milioni di dollari, cui ne vanno aggiunti altrettanti per il marketing), qualcosa dovrà necessariamente cambiare. Pena la scomparsa definitiva del cinema. Quindi, prima che ciò avvenga, a malincuore anche io mi unisco al grido di battaglia: “Meno di un mese nelle sale, poi via alla distribuzione delle pellicole sulle varie piattaforme digitali”. In fondo i puristi avranno tutto il tempo (i fatidici diciassette giorni) di guardare un’opera filmica così come va fatto, vale a dire su uno schermo bianco e molto grande, perfettamente al buio (a parte la luce proveniente dalle immagini) e senza qualcuno che ti chiacchiera intorno o bambini che piangono perché non gli permetti di vedere cartoni animati saturi di mostri spaziali. Quella appena citata è l’unica condizione in cui si può davvero affermare di aver visto un film sino in fondo, cioè esserne divenuto parte.

Il 'mitico' cambio di una pellicola, un futuro sempre più incerto?
Stando a quanto riportato da Variety, Katzenberg ha spiegato che «il modello cambierà drasticamente nei prossimi dieci anni». Dal diciottesimo giorno porte aperte su tutti i media digitali. Dall’altra parte, visti i crescenti costi per la pubblicità, si è andata sviluppando la distribuzione alternativa (vedi il caso del fantasy-horror Byzantium di Neil Jordan che, dal prossimo 3 luglio, approderà direttamente in home video, leggi di più) - soprattutto per i film indipendenti a basso budget - che punta quindi su pay-per-view, web, tablet, e smartphone. E se una volta bisognava aspettare mesi per vedere un film uscito in sala, prima in dvd e poi magari in tv o addirittura sui nuovi media, in futuro questo periodo di attesa si accorcerà, come detto, in modo drastico.

Un film, già da un bel po' di tempo, è visibile
anche su un comunissimo smartphone
Le dichiarazioni di Katzenberg però hanno provocato non poche polemiche: il presidente di Universal Film, Jeff Shell – come riporta Marco Consoli de La Stampa online - ha detto che, al contrario del quadro apocalittico dipinto dal manager DreamWorks, le prospettive per la ‘settima arte’ sono tutt’altro che negative, soprattutto grazie ai mercati emergenti (come la Cina, con cui Hollywood ormai co-produce diverse pellicole) e appunto ai nuovi media e servizi, come Netflix o Amazon Instant Video, che attraggono sempre più spettatori. Qualche osservatore, più prosaicamente, ha fatto osservare che la previsione di Katzenberg è sbagliata nel suggerire formule di pagamento in base ai pollici del display personale, giacché ormai i consumatori considerano lo schermo di una tv, un pc, un tablet o uno smartphone assolutamente intercambiabili. E che a differenza delle sale cinematografiche, per cui ci sono spese vive (affitto e personale), la distribuzione digitale in pay-per-view azzera quasi del tutto i costi. Qualcun altro ha poi rilevato come Katzenberg non sia poi così abile ad azzeccare le sue previsioni: nel 2011 aveva dichiarato che il 3D sarebbe esploso ma a distanza di tre anni il vaticinio si è rivelato errato – scrive ancora Consoli - Quest’anno diminuirà il numero dei film distribuiti in 3D a Hollywood, con solo ventotto pellicole contro le trentanove del 2011 e secondo gli analisti di Morgan Stanley caleranno anche le rendite: se nel 2012 le pellicole stereoscopiche raccoglievano il 53% degli incassi totali negli Usa, quest’anno la percentuale scenderà al 39%.

st.mar.

1 commento:

  1. Queste cose mi mettono un po'di ansia! Cmq temo sia vero anche se non catastrofico.

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