Sempre più anticipato l'arrivo dei film su supporti alternativi al grande schermo |
Jeffrey Katzenberg, manager della DreamWorks |
Il cinema come l’abbiamo inteso fino a oggi
sarà messo sotto torchio molto presto. I film che giungeranno nelle sale
avranno a disposizione al massimo tre week end (diciassette giorni complessivi)
per conquistare dal grande schermo più spettatori possibili. È calcolato,
infatti, che il 98% dei film distribuiti registrano il 95% dei loro incassi nel
suddetto periodo di programmazione. Dopo di che la loro permanenza nei cinema diventa
quasi superflua. Ecco perché un lasso di tempo limitato, terminato il quale la
pellicola sarà disponibile in home video,
cioè «ovunque in simultanea e per vederla l’utente pagherà una cifra variabile
a seconda della taglia del supporto su cui vorrà guardarla: uno schermo ampio,
tipo quello dei cinema, varrà 15 dollari, una tv 75” 4 dollari, lo smartphone 1,99 dollari (a voi il
calcolo in euro). Questo processo finirà per reinventare tutta l’industria
cinematografica». A parlare è Jeffrey Katzenberg, capo di
DreamWorks, secondo il quale l’universo di celluloide, così come lo intendiamo
ancora oggi, «è un business senza prospettive di crescita».
In futuro la fruizione di un film in sala cinematografica potrebbe scendere a massimo diciassette giorni |
Addio, quindi, seconde e terze visioni. Roba
preistorica. La notizia, di primo acchito, mi lascia un po’ perplesso se non
addirittura sbigottito. Ma mi trattengo dallo sparare giudizi a caldo e, anzi,
mi rendo conto che, se la risposta degli spettatori (esaltati da tutto ciò che
è tecnologia auto gestibile) alle continue proposte delle case di produzione, continuerà
a essere così insoddisfacente rispetto agli investimenti fatti (è vitale
rientrare al più presto dei costi, che per i blockbuster ormai superano i 200 milioni di dollari, cui ne vanno
aggiunti altrettanti per il marketing),
qualcosa dovrà necessariamente cambiare. Pena la scomparsa definitiva del
cinema. Quindi, prima che ciò avvenga, a malincuore anche io mi unisco al grido
di battaglia: “Meno di un mese nelle sale, poi via alla distribuzione delle
pellicole sulle varie piattaforme digitali”. In fondo i puristi avranno tutto
il tempo (i fatidici diciassette giorni) di guardare un’opera filmica così come
va fatto, vale a dire su uno schermo bianco e molto grande, perfettamente al
buio (a parte la luce proveniente dalle immagini) e senza qualcuno che ti chiacchiera
intorno o bambini che piangono perché non gli permetti di vedere cartoni
animati saturi di mostri spaziali. Quella appena citata è l’unica condizione in
cui si può davvero affermare di aver visto un film sino in fondo, cioè esserne
divenuto parte.
Il 'mitico' cambio di una pellicola, un futuro sempre più incerto? |
Stando a quanto riportato da Variety, Katzenberg ha spiegato
che «il modello cambierà drasticamente nei prossimi dieci anni». Dal
diciottesimo giorno porte aperte su tutti i media digitali. Dall’altra parte,
visti i crescenti costi per la pubblicità, si è andata sviluppando la
distribuzione alternativa (vedi il caso del fantasy-horror Byzantium di Neil
Jordan che, dal prossimo 3 luglio, approderà direttamente in home video, leggi di più) - soprattutto per i film indipendenti a basso budget - che punta quindi su pay-per-view,
web, tablet, e smartphone. E
se una volta bisognava aspettare mesi per vedere un film uscito in sala, prima
in dvd e poi magari in tv o addirittura sui nuovi media, in futuro questo
periodo di attesa si accorcerà, come detto, in modo drastico.
Un film, già da un bel po' di tempo, è visibile anche su un comunissimo smartphone |
Le dichiarazioni di Katzenberg però hanno
provocato non poche polemiche: il presidente di Universal Film, Jeff
Shell – come riporta
Marco Consoli de La Stampa online - ha detto che, al contrario del quadro
apocalittico dipinto dal manager DreamWorks, le prospettive per la ‘settima arte’
sono tutt’altro che negative, soprattutto grazie ai mercati emergenti (come la
Cina, con cui Hollywood ormai co-produce diverse pellicole) e appunto ai nuovi
media e servizi, come Netflix o Amazon Instant Video, che attraggono sempre più
spettatori. Qualche osservatore, più prosaicamente, ha fatto osservare che la
previsione di Katzenberg è sbagliata nel suggerire formule di pagamento in base ai pollici
del display personale, giacché ormai
i consumatori considerano lo schermo di una tv, un pc, un tablet o uno smartphone
assolutamente intercambiabili. E che a differenza delle sale cinematografiche,
per cui ci sono spese vive (affitto e personale), la distribuzione digitale in pay-per-view azzera quasi del tutto i
costi. Qualcun altro ha poi rilevato come Katzenberg non sia poi
così abile ad azzeccare le sue previsioni: nel 2011 aveva dichiarato che il 3D
sarebbe esploso ma a distanza di tre anni il vaticinio si è rivelato errato –
scrive ancora Consoli - Quest’anno diminuirà il numero dei film distribuiti in
3D a Hollywood, con solo ventotto pellicole contro le trentanove del 2011 e
secondo gli analisti di Morgan Stanley caleranno anche le rendite: se nel 2012
le pellicole stereoscopiche raccoglievano il 53% degli incassi totali negli
Usa, quest’anno la percentuale scenderà al 39%.
st.mar.
Queste cose mi mettono un po'di ansia! Cmq temo sia vero anche se non catastrofico.
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