martedì 6 maggio 2014

‘Festival del Cinema Africano, d’Asia e d’America Latina’, il lato positivo della globalizzazione

Il manifesto della XXIV edizione del Festival
È cominciato oggi e terminerà il prossimo 12 maggio il XXIV Festival del Cinema Africano, d’Asia e d’America Latina (che esalta soprattutto il lato positivo della globalizzazione), in scena a Milano al Festival Center (alla Casa del Pane di Piazza Oberdan; biglietti 6 euro [3 euro l’8 maggio]; abbonamento 30-26 euro, info www.festivalcinemaafricano.org). Apre stasera alle 20,30 Two Men in Town (La Voie de l’Ennemi, del franco-algerino Rachid Bouchareb (nomination all’Oscar per Indigènes) all’Auditorium San Fedele. Il film è ambientato negli Stati Uniti al confine col Messico, interpretato da star americane e inglesi (Forest Whitaker, Harvey Keitel e Brenda Blethyn).

La bellissima premio Oscar Lupita Nyong’o
protagonista in Des Etoiles
Una manifestazione (diretta da Annamaria Gallone e Alessandra Speciale, che annunciano per l’anno prossimo «un grande cambiamento, sia nel nome che nel logo») a 360 gradi, omaggio al cinema indipendente e senza frontiere in cui, oltre agli incontri con attori e registi, è presente il Fashion Corner ‘Elégance à l’Africane’, con stilisti ed esperti che raccontano ed esibiscono la moda del continente. E anche ‘One Day in Africa’, mostra fotografica sulla quotidianità locale vista attraverso gli scatti di oltre venti fotografi italiani e internazionali.

Per quanto riguarda i film – ricorda anche Antonella Catena di Amica online -  i selezionatori ne hanno visti settecento e scelti cinquantuno: detto di Two Men in Town, si arriva a storie che raccontano quei Paesi (il taiwanese The Rice Bomber, il premiatissimo cileno Matar a un Hombre, la tragicommedia palestinese Palestine Stereo), ma anche i cross over per cui c’è chi arriva tra noi e chi ritorna in una Dakar dove le ragazze si chiamano Coco e Dior (in Des Etoiles, dove potrebbe già esserci la prossima Lupita Nyong’o, premio Oscar quest’anno come miglior non protagonista in 12 anni schiavo): tenete d’occhio la bellissima Johanna Kabou. E poi cortometraggi capaci di raccontare la realtà come una favola, ora etnico/politica (Twaaga, dove la rivoluzione si mixa al fumetto), ora surreale (Afronauts sul tentativo, reale, dello Zambia nel 1969 di mandare un africano sulla Luna).

Forest Whitaker in una scena di Two Men in Town
E poi appuntamenti per i bambini al Corner Bimbi, workshop, i corti degli studenti di fotografia della ‘Fondazione Milano. Scuola di Cinema e Televisione’, le proiezioni per le scuole e quelle speciali di Black Coal Thin Ice – il film cinese che a Berlino 2014 ha battuto Grand Budapest Hotel – e il documentario Nelson Mandela: The Myth and Me con testimonianze del Dalai Lama, Henry Kissinger e molti altri. E ancora le sezioni ‘Films that Feed’ - dedicata al cibo (tema di Expo 2015), con tanto di concorso per chef extra-comunitari e il patrocinio di ‘Slow Food’ - e quelle sulla commedia, sull’integrazione (‘Il razzismo è una brutta cosa’, con la Feltrinelli) ed Extr’A, ovvero come i nostri registi raccontano l’Africa, l’Asia e l’America Latina che vivono chez nous.

redazione

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