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Il manifesto della XXIV edizione del Festival |
È cominciato oggi e terminerà il prossimo 12
maggio il XXIV Festival del Cinema Africano, d’Asia e d’America Latina (che
esalta soprattutto il lato positivo della globalizzazione), in scena a Milano al
Festival Center (alla Casa del Pane di Piazza Oberdan; biglietti 6 euro [3 euro
l’8 maggio]; abbonamento 30-26 euro, info www.festivalcinemaafricano.org).
Apre stasera alle 20,30 Two Men in Town (La Voie de l’Ennemi, del franco-algerino
Rachid
Bouchareb
(nomination all’Oscar per Indigènes) all’Auditorium San Fedele. Il film è
ambientato negli Stati Uniti al confine col Messico, interpretato da star
americane e inglesi (Forest Whitaker, Harvey Keitel e Brenda
Blethyn).
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La bellissima premio Oscar Lupita Nyong’o protagonista in Des Etoiles |
Una manifestazione (diretta da Annamaria
Gallone e Alessandra Speciale, che annunciano per l’anno prossimo «un grande
cambiamento, sia nel nome che nel logo») a 360 gradi, omaggio al cinema
indipendente e senza frontiere in cui, oltre agli incontri con attori e registi,
è presente il Fashion Corner ‘Elégance à l’Africane’, con stilisti ed esperti
che raccontano ed esibiscono la moda del continente. E anche ‘One Day in Africa’,
mostra fotografica sulla quotidianità locale vista attraverso gli scatti di
oltre venti fotografi italiani e internazionali.
Per quanto riguarda i film – ricorda anche Antonella Catena di Amica online - i
selezionatori ne hanno visti settecento e scelti cinquantuno: detto di Two Men in
Town, si arriva
a storie che raccontano quei Paesi (il taiwanese The Rice Bomber, il
premiatissimo cileno Matar a un Hombre, la tragicommedia palestinese Palestine
Stereo), ma anche
i cross over per cui c’è chi arriva
tra noi e chi ritorna in una Dakar dove le ragazze si chiamano Coco e Dior (in Des Etoiles, dove
potrebbe già esserci la prossima Lupita Nyong’o, premio
Oscar quest’anno come miglior non protagonista in 12 anni
schiavo): tenete
d’occhio la bellissima Johanna Kabou. E poi cortometraggi capaci di raccontare
la realtà come una favola, ora etnico/politica (Twaaga, dove la
rivoluzione si mixa al fumetto), ora surreale (Afronauts sul
tentativo, reale, dello Zambia nel 1969 di mandare un africano sulla Luna).
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Forest Whitaker in una scena di Two Men in Town |
E poi appuntamenti per i bambini al Corner
Bimbi, workshop, i corti degli
studenti di fotografia della ‘Fondazione Milano. Scuola di Cinema e Televisione’,
le proiezioni per le scuole e quelle speciali di Black Coal Thin Ice – il film
cinese che a Berlino 2014 ha battuto Grand Budapest Hotel – e il documentario
Nelson
Mandela: The Myth and Me con testimonianze del Dalai Lama, Henry Kissinger e molti altri.
E ancora le sezioni ‘Films that Feed’ - dedicata al cibo (tema di Expo 2015),
con tanto di concorso per chef extra-comunitari e il patrocinio di ‘Slow Food’
- e quelle sulla commedia, sull’integrazione (‘Il razzismo è una brutta cosa’,
con la Feltrinelli) ed Extr’A, ovvero come i nostri registi raccontano
l’Africa, l’Asia e l’America Latina che vivono chez nous.
redazione
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