mercoledì 25 giugno 2014

Il più bello di mercoledì 25 giugno, prima serata, sul digitale: ‘Forrest Gump’ (Rete 4, canale 4, alle 21,15)

La locandina
Forrest Gump

Mia valutazione: ♥♥♥♥♥ = 9,5

RICONOSCIMENTI PRINCIPALI
Premio Oscar 1995: miglior film a Wendy Finerman, Steve Starkey e Steve Tisch, migliore regia a Robert Zemeckis, miglior attore protagonista a Tom Hanks, migliore sceneggiatura non originale a Eric Roth, miglior montaggio a Arthur Schmidt, migliori effetti speciali a Ken Ralston, George Murphy, Stephen Rosenbaum e Allen Hall; Golden Globe 1995: miglior film drammatico, migliore regia a Robert Zemeckis, miglior attore in un film drammatico a Tom Hanks;  Premio BAFTA 1995: migliori effetti speciali a Ken Ralston, George Murphy, Stephen Rosenbaum e Allen Hall; National Board of Review Award 1994: miglior film, miglior attore protagonista a Tom Hanks, miglior attore non protagonista a Gary Sinise, migliori dieci film; Ciak d'oro 1995: miglior film straniero.

La scheda
Un film di Robert Zemeckis. Con Tom Hanks, Robin Wright Penn, Gary Sinise, Mykelti Williamson, Sally Field, Rebecca Williams, Michael Conner Humphreys, Harold G. Herthum, George Kelly, Bob Penny, John Randall, Sam Anderson, Margo Moorer, Ione M. Telech, Christine Seabrook. Commedia, Usa 1994. Durata 142' circa. Uip - Cic Video.

La trama
Seduto sulla panchina a un bus-stop di Savannah, Forrest Gump ricorda la sua infanzia di bimbo con problemi mentali e fisici. Solo la mamma lo accetta per quello che è e solo la piccola Jenny Curran lo fa sedere accanto a sé sull'autobus della scuola. Sarà lei a incitarlo, per fuggire a tre bulletti, a correre, liberando così le gambe dalle protesi. Attraverso trent'anni di storia americana vista con gli occhi della semplicità e dell'innocenza, Forrest diventa un campione universitario di football, mentre è sempre più innamorato di Jenny che però lo considera un fratello. Assiste ai disordini razziali in Alabama e incontra Kennedy poco prima dell'assassinio. Dopo un fugace incontro con Jenny che canta a Memphis, Gump va a combattere in Vietnam. Si arruola quindi nell'esercito, dove fa amicizia con il nero Bubba, un pescatore di gamberi che gli comunica la sua passione che diventerà poi un business e lo trasformerà in un milionario. La morte di alcuni affetti fondamentali della sua esistenza, non ne comprometterà la forza d'animo e la voglia di andare avanti.

Mia recensione
Forrest in crisi mistica corre per alcuni mesi di fila
Forrest Gump è la sintesi di una gigantesca utopia. Talmente grande da far innamorare. Se poi un regista come Robert Zemeckis (sua la saga di Ritorno al futuro) la trasforma in un film mastodontico in ogni suo particolare, allora quell’utopia si tramuta in un sogno. E il sogno pare proprio potersi avverare. L’utopia che sta alla base di questa pellicola ultra premiata (ben sei gli Oscar) è la possibilità di fare della vita una cosa meravigliosa partendo dalle peggiori premesse che si possano immaginare. Un’intelligenza limitata. Un’immutabile personalità fanciullesca. L’ostilità e l’insensibilità del prossimo. Precarie possibilità motorie. Scarse risorse finanziarie. Mancanza dell’esempio e dell’aiuto di un padre. Un unico, grande sostegno: l’affetto indiscutibile di una madre. Poi l’anelito a un amore infinito. Protagonista è Forrest Gump, interpretato da uno dei migliori Tom Hanks di sempre (e ce ne vuole). L’attore di Concord (California, Usa) - qui premiato con la dorata statuetta dell’Academy Award - dà corpo e anima a questo ritardato che va alla conquista del mondo. E che inconsciamente fa della propria dappocaggine la sua stessa forza. Un animalesco istinto di sopravvivenza, che lo fa reagire nel modo giusto, nel posto giusto e al momento giusto.

Il regista Robert Zemeckis durante le riprese di Forrest Gump
Hanks è magistrale dall’impostazione fisica del suo personaggio, in particolare dello sguardo imbambolato, apparentemente assente ma mai del tutto. Magistrale nelle movenze impacciate, come la camminata a piede piatto che non impedisce a Forrest di essere un corridore veloce e instancabile; magistrale nella gestualità legata ma supportata da una forza superiore alla media, che consente all’eroe di salvare da un bombardamento una ventina di commilitoni e di essere un formidabile giocatore di ping pong; magistrale nella parlata confusa con la quale il protagonista riesce comunque a toccare il cuore di chi in lui vede una persona come tutte le altre, se possibile migliore. Hanks e Forrest sono i poderosi rimorchiatori di quest’opera cinematografica lunga quasi due ore e mezza sempre scorrevoli. Sono i punti cardine intorno cui, comunque, girano da grandi interpreti in particolare Robin Wright nella parte dell'amata Jenny, Gary Sinise nei panni dell’idolatrato tenente Dan e Sally Field che personifica la saggia e pronta a tutto, mamma Gump.

Robin Wright Penn è Jenny
Il film racconta diversi luoghi degli Usa, in diverse epoche con i loro diversi accadimenti che, via via, modificano in maniera profonda la storia della grande nazione. In questo Forrest Gump è tutti noi, è la nostra visuale ma anche una sorta di Virgilio che guida in questi gironi colmi di trappole e tragedie e mutamenti traumatici e morte. Sono pochi i momenti in cui l’eroe riesce a trovare la pace. Ma in assoluto egli attraversa questa specie di inferno con un calibrato grado di levità che lo fa galleggiare sempre qualche metro sopra tutto e tutti. E con l’andare del tempo Forrest sembra anche crescere - seppure sempre a suo modo - e acquistare maggiore consapevolezza della vita e della sua fine.

Gary Sinise è il tenente Dan
Scenografie e ricostruzioni sono di primo livello, supportate da effetti speciali che per essere di vent’anni fa sono da considerarsi più che buone. È inevitabile che un racconto come questo richieda iperboli narrative che, solo a tratti, trasmettono l’idea di una semplice favola. Ma la sapiente sceneggiatura di Eric Roth (L’uomo che sussurrava ai cavalli) e la mano sicura di  Zemeckis riportano alla svelta il tutto sui binari di una vicenda possibile nella sua già citata utopia. La colonna sonora curata dal newyorkese Alan Silvestri (Predator) è una successione di pezzi anche memorabili di colossi quali Aretha Franklin, Beach Boys, Jimi Hendrix, The Doors, Simon & Garfunkel, Bob Dylan, Elvis Presley e altri. Film imperdibile, ma credo che nessuno l’abbia perso. Quindi da rivedere e rivedere e rivedere.
Stefano Marzetti

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