lunedì 23 giugno 2014

Charlie Chaplin: compie 100 anni il vagabondo Charlot, icona del cinema mondiale

Charlie Chaplin-Charlot alla cinepresa in uno dei suoi tantissimi film (foto Mauxa)
Oggi compie cento anni il personaggio del vagabondo Charlot ideato dal britannico Charlie Chaplin, genio, secondo gran parte della critica, incontrastato del cinema mondiale. Era, infatti, il 1914 l'anno di Kit Auto Races at Venice quando quel tipo bizzarro del cinema muto, dallo sguardo malinconico, si presentò sul grande schermo con la sua bombetta, il bastone e le scarpe a punta. L’abbigliamento, sempre lo stesso, col quale passò alla storia dell’universo di celluloide e non solo. Chaplin nello stesso anno era già apparso in Per guadagnarsi la vita, un corto che lo vedeva impegnato nelle vesti di un aspirante giornalista a caccia di scoop.

Una scena de Il grande dittatore, film con cui Chaplin,
in un momento delicatissimo, riuscì a deridere il regime nazista
Emblema del cinema, Charlie Chaplin deve tutto al personaggio di Charlot, il vagabondo. Fu proprio su quest’anti eroe che l’autore di capolavori quali Il vagabondo (1916), Il monello (1921), Luci della città (1931), Il grande dittatore (1940), Luci della ribalta (1952) e tanti altri, costruì gran parte delle sue sceneggiature. Con oltre settantacinque anni di vita lavorativa ha influenzato la storia del cinema come regista, attore, comico ed è stato una delle personalità più intuitive, poliedriche e influenti, del cinema muto in particolare. La sua grandezza è provata anche da alcune similitudini con altri artisti del Novecento che, in un modo o nell’altro, ne hanno ripreso le mosse e soprattutto la gestualità. In Italia gli esempi sono illustri e soprattutto il primo è Totò, che in particolare nella gestualità degli esordi teatrali, lo ricordava molto. Il Vagabondo - rileva giustamente Blog Taormina - era una marionetta che
Charlot
incarnava le sfumature dell’essere umano. Gioie, dolori, contraddizioni e comicità. In lui c’era tutto e, a differenza dell’uomo comune, riusciva a leggere in anticipo i cambiamenti di un’epoca. Una figura dotata, inoltre, di una grande sensibilità. Un aspetto da non sottovalutare, considerando il contesto bellico in cui nacque.

Un’analisi filosofica di questo personaggio, mostra subito quanto, ai tempi in cui cominciava ad essere ripresa l’idea del superomismo nietzscheliano (o delloltreuomo, che dir si voglia), Chaplin decise di inserire una figura antitetica. Charlot e la sua insicurezza, mostrata a cominciare dalla camminata incerta e piena d’inciampi, si ritagliavano un proprio posto all’interno di un secolo destinato a provocare dolori e profondi cambiamenti. Saper interpretare l’epoca in cui si vive, vuol dire essere ricordati anche dopo la propria morte. E’ quello che è successo a Charlie Chaplin, che con il suo alter ego è riuscito a far ridere ma anche a riflettere molto in anni di sofferenze per la gente del Vecchio Continente e degli Stati Uniti, in cui visse e lavorò per molto tempo, mai dimentico della Madrepatria.

s.m.

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