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La locandina |
Un bellissimo film-documentario contribuì a far conoscere al grande pubblico la loro
bravura (erano celebri negli anni Quaranta ma poi finirono nel dimenticatoio
con l’avvento della rivoluzione castrista) e, di conseguenza, la loro inestinguibile
fama. Da allora girano i teatri del mondo, vendono milioni di dischi ed esportano, con la
loro maestria, gli elementi più brillanti del son e del resto della musica tradizionale cubana, detta Afro-Cuban
All Stars. Ora che è noto che la band Buena Vista Social Club (qui sotto il filmato di un concerto) ha segnato sul
calendario il termine della propria lunga avventura con un’ultima tournèe (intitolata inequivocabilmente Adios) le cui date
finali sono in programma nel 2015, a noi di Filmamare sembra giusto ricordare
quell’opera cinematografica - il cui titolo è il nome stesso del gruppo - girata
da un regista del calibro di Wim Wenders (Il cielo sopra Berlino). Fu
proprio il cineasta tedesco nel 1999 a inviare all’Havana il musicista Ry Cooder che seguì
questi straordinari musicisti e personaggi, ricostruendone la storia misera e
magnifica allo stesso tempo.
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Il regista Wim Wenders |
E così, grazie ai filmati effettuati e alle
interviste raccolte nel corso di quel viaggio nella terra di Fidel Castro, col
suo inconfondibile stile reale e insieme impressionista Wenders realizzò
quella che, forse, è la sua miglior pellicola (fu candidata all’Oscar).
Protagonisti assoluti loro, i Buena Vista: Ibrahim Ferrer (cantante), Ruben
Gonzalez (chitarrista), Manuel Puntillita
Licea (pianista), Omara Portuondo (l'Edith Piaf cubana), Manuel Galban (chitarrista)
e altri. Tutti oltre gli ottant’anni, qualcuno oltre i novanta. Il film
comincia col grande concerto di New York del gruppo e “ricordo dopo ricordo
ritorna al concerto”, come scrive anche My Movies nel suo breve commento all’opera
cinematografica.
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Buena Vista Social Club in una scena del film |
s.m.
Per
alcune informazioni si ringrazia Today online
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