mercoledì 11 giugno 2014

“Synecdoche, New York”, il compianto Hoffman e l’illusoria convinzione di essere morto

La locandina
Valutazione media: ♥♥♥♥ = 8

La scheda
Un film di Charlie Kaufman. Con Philip Seymour Hoffman, Samantha Morton, Michelle Williams, Catherine Keener, Emily Watson, Dianne Wiest, Jennifer Jason Leigh, Hope Davis, Tom Noonan, Sadie Goldstein, Robin Weigert, Daniel London, Robert Seay, Stephen Adly Guirgis, Frank Girardeau, Paul Sparks, Jerry Adler, Lynn Cohen, Daisy Tahan. Commedia, Usa 2008. Durata 124'. Bim. Uscita: giovedì 19 giugno 2014.

La trama
Caden Cotard, regista teatrale fresco del successo ottenuto grazie alla messa in scena di Morte di un commesso viaggiatore, si accinge ad affrontare la preparazione della sua nuova opera che prevede addirittura la ricostruzione di una New York a grandezza naturale allinterno di un magazzino di Manhattan. Nel frattempo deve anche gestire i difficoltosi rapporti con le donne della sua vita.

Critica – Rassegna stampa
'Sineddoche: procedimento linguistico espressivo che consiste nel trasferimento di significato da una parola a un’altra in base a una relazione di contiguità intesa come maggiore o minore estensione’”. Così comincia la recensione di Stefano Lo Verme di Movie Player. “La parte per il tutto - scrive ancora -: uno slittamento del senso che corrisponde al tentativo di racchiudere, entro una sezione ben delimitata, una realtà impossibile da abbracciare, catturare, comprendere nella sua interezza. In tale prospettiva, quale migliore esempio di sineddoche della rielaborazione artistica? (...) un film basato sul tema dello sdoppiamento e della moltiplicazione,
Il regista
Charlie Kaufman
tanto sul piano narrativo quanto sul piano semantico (...) un magnifico (e compianto, vista anche la recente scomparsa, ndr)
Philip Seymour Hoffman, che rimanda alla sindrome di Cotard (ma è solo uno degli innumerevoli riferimenti inseriti dal regista e sceneggiatore Charlie Kaufman, come una serie di indizi da raccogliere), definita anche ‘delirio di negazione’, in quanto chi ne è affetto ha l’illusoria convinzione di essere morto. La negazione dell’esistenza, dunque - si legge sempre su Movie Player - alla quale il protagonista, disperatamente ipocondriaco e tormentato dai più bizzarri sintomi, replica attraverso gli strumenti dell'arte, che Aristotele assimilava alla mimesi (...)

“(...) Charlie Kaufman, sceneggiatore di film quali Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee - Adaptation e Se mi lasci ti cancello, esordisce dietro la macchina da presa con un’opera che recupera il tema della frantumazione dell’identità e della sua rifrazione sul piano artistico: la crisi personale del regista teatrale Caden Cotard, interpretato da Philip Seymour Hoffman, offre così lo spunto per un labirintico gioco di specchi in cui ricordi ed esperienze del protagonista - conclude Lo Verme - sono rievocati sotto forma di doppelgänger (copia di una persona vivente, ndr) e di simulacri, in un incessante slittamento fra realtà e finzione”.

Philip Seymour Hoffman in una scena di Synecdoche, New York
“(...)Kaufman, dopo una carriera ricca di riconoscimenti quale sceneggiatore (…) giunge finalmente alla regia e si scopre libero di sprigionare tutta la sua creatività”. A scriverlo è Giancarlo Zappoli di My Movies. In questo film “si riassumono le ossessioni quasi pirandelliane dell’autore il quale vorrebbe poter controllare e dirigere la propria vita così come fa con i personaggi e con gli attori chiamati a dare loro volto, voce e sentimenti. Quando poi, come in questo caso, gli attori si trovano a riprodurre la vita, sempre più ossessivamente intricata, di chi li dirige, le distanze finiscono con l’annullarsi in un gioco di raddoppiamenti che si fa sempre più intellettualmente stimolante quanto più si complica. Fino a quando - conclude Zappoli - la morte comincerà a far sentire realmente la propria presenza prendendo in mano la ‘regia’”.

redazione

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