lunedì 16 giugno 2014

Il più bello di lunedì 16 giugno, prima serata, sul ‘digitale’: Iris alle 21,10

La locandina
Michael Clayton

Mia valutazione: ♥♥♥ = 8

RICONOSCIMENTI PRINCIPALI
Premio Oscar 2008: miglior attrice non protagonista a Tilda Swinton; Premio BAFTA 2008: miglior attrice non protagonista a Tilda Swinton;  National Board of Review Award 2007: migliori dieci film, miglior attore protagonista a George Clooney.

La scheda
Un film di Tony Gilroy. Con George Clooney, Sydney Pollack, Tilda Swinton, Tom Wilkinson, Austin Williams, Sean Cullen, Michael O'Keefe, Ken Howard, Merritt Wever, David Lansbury, Bill Raymond, Denis O'Hare, Alberto Vazquez. Drammatico, Usa 2007. Durata 125' circa. Medusa.

La trama
Michael Clayton è un ‘faccendiere’ che lavora presso uno dei più importanti studi legali di New York. Prendendo ordini dal co-fondatore dello studio, Marty Bach, Clayton, ex pubblico ministero nato in una famiglia di poliziotti, sbriga gli affari più sporchi dello studio Kenner, Bach & Ledeen cercando di rimediare ai guai commessi dai suoi facoltosi clienti, occupandosi di casi di omissione di soccorso, diffamazioni a mezzo stampa, mogli dedite a piccoli furti e politici disonesti. Pur essendo stufo del suo lavoro, Clayton è legato a doppio filo a Kenner, Bach & Ledeen perché il divorzio, la passione per il gioco d’azzardo e un’avventura imprenditoriale finita male, gli hanno fatto accumulare una montagna di debiti. Al contempo, Karen Crowder, capo dell'ufficio legale della U/North, società che opera nel settore dei prodotti chimici per l’agricoltura, si sta giocando la carriera sull’esito di una class action nella quale la sua società è difesa dallo studio di Clayton. Ormai sembra che l’esito
Il regista
Tony Gilroy
del processo sia scontato - con una vittoria della
U/North - ma all’improvviso l’avvocato civilista di punta della Kenner, Bach & Ledeen, il brillante Arthur Edens, ha un crollo psicologico che lo porta a sabotare l’intera causa minacciando di ribaltarne l’esito. A quel punto, toccherà a Michael Clayton tentare di risolvere un disastro senza precedenti e nel farlo sarà costretto vedersela con ciò che è diventato.

Recensione
George Clooney è Michael Clayton nel film di Tony Gilroy

In particolare vanno rilevate tre interpretazioni che fanno di Michael Clayton un gioiellino della suspance: quella del protagonista George Clooney, attore ormai incapace di sbagliare qualcosa neppure se ci si mettesse d’impegno. Il suo ex avvocato dall’esistenza sconquassata e quindi obbligato a piegarsi a compiti lontani anni luce dalla sua indole, è reso con la consueta maestria ed è personaggio col quale l’immedesimazione dello spettatore è garantita. Ancora, la prova di Tom Wilkinson, caratterista di classe cristallina, che qui riesce a riprodurre in modo impeccabile un professionista ineccepibile il quale in un colpo solo è lesionato psicologicamente dal fardello di una carriera fatta di sordidi espedienti legali, spesso distruttivi per le parti più deboli. E infine la performance di Tilda Swinton, la villain della pellicola diretta con mano sicura da Tony Gilroy, ammirevole (Oscar per lei) nella personificazione di una donna arrivista e senza scrupoli ma comunque dilaniata dalla coscienza della propria immoralità e dal terrore del fallimento.

Tom Wilkinson e George Clooney
in una scena di Michael Clayton
Non è certo un film dal quale bisogna aspettarsi originalità eclatanti e autoriali pause per filosofiche riflessioni. La storia da rendere in immagini era da costruire con l’utilizzo di un montaggio serrato e in questo l’intesa fra il cineasta e il fratello John Gilroy è senza sbavature, forte di una collaudata collaborazione.  Legal-thriller per tutti (i bambini, però, con i genitori a fianco) senza un attimo di tregua, con una trama un tantino intricata ma assai più decifrabile e rilassante di centinaia di film dello stesso genere.

La premio Oscar Tilda Swinton in una scena del film
Decisamente più severa la critica di Monica Cabras di Film Up: “(...) lo sceneggiatore ha deciso di non dare una giusta linearità e logica ai dialoghi, lasciando che lo spettatore arrivi da solo a capire le relazioni tra i personaggi e i loro intenti. La narrazione della vicenda risulta così affannata e di difficile comprensione, a meno che non si sia appassionati del genere, con tutte le competenze e cognizioni di causa adatte (...) Gilroy non riesce bene nel suo intento - rileva Cabras - a parte gli ultimi dieci risolutivi minuti finali, si perde spesso il filo e l’attenzione, e la pellicola diventa troppo lunga e noiosa (...) Alla fine la domanda che ci si pone è: ma Michael Clayton è un thriller, una denuncia alla categoria, o un’analisi interiore sull’integrità umana. Certo - conclude la collega di Film Up - la risposta potrebbe essere, tutte le cose insieme… ma manca il filo conduttore che unisce le tematiche, rendendo il film avvincente, intrigante e riflessivo”.
st.mar.

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