La locandina |
Le vie
del Signore sono finite
Nastro d’Argento 1988: miglior sceneggiatura
(Massimo Troisi e Anna Pavignano).
La
scheda
Un film di Massimo Troisi. Con Massimo
Bonetti, Jo Champa, Massimo Troisi, Enzo Cannavale, Anna Orso, Marco Messeri,
Clelia Rondinella, Donald Hodson, Carola Stagnaro e Anna Orso. Commedia, Ita
1987. Durata 84' circa. Columbia Pictures Italia - Vivivideo, Cecchi Gori Home
Video.
La trama
Camillo, un
barbiere di un piccolo paese del Sud, soffre di una malattia psicosomatica: ha
gli arti inferiori paralizzati, senza che qualche lesione organica giustifichi
simile infermità. Poiché questa menomazione è incominciata quando Camillo e
Vittoria hanno rotto il loro fidanzamento, il medico curante di lui è convinto
che l’amore finito ne sia la causa e che nel suo inconscio il giovanotto finga di
essere malato per attirare l’attenzione degli altri. Siamo negli anni ‘20 del
secolo scorso e il caso è nuovo e molto interessante. Tutto il paese se ne
occupa, ma soprattutto ne è assorbito completamente Leone, il fratellastro di
Camillo, che l’ha sempre curato amorosamente in casa, trovando finalmente uno
scopo alla sua vita di fallito, con un carattere molto infantile. Leone non
desidera, in fondo, che il fratello guarisca. Questi è andato in pellegrinaggio
a Lourdes, inutilmente e in treno ha conosciuto Orlando, un giovanotto
paralizzato realmente, che è diventato il suo migliore amico. I due sono
diversissimi fra loro: Orlando scrive poesie, è timido e gentile, mentre
Camillo è bugiardo, esuberante e chiacchierone e inventa specialità per curare
le malattie più disparate, dalla calvizie ai dolori reumatici. Vittoria è ora
fidanzata con un giovanotto elegante, del quale la sua ricca famiglia è
entusiasta, ma lo lascia perché, anche senza confessarselo, è ancora innamorata
di Camillo. Appena questi sa che la ragazza ha piantato il nuovo fidanzato,
riprende a camminare perfettamente. Intanto Orlando ha conosciuto Vittoria e
anch’egli si è innamorato di lei, mentre la giovane ha per lui solo un
sentimento di forte amicizia. Camillo un giorno fa un commento scherzoso sul
Duce, che un’amica di Vittoria va a riferire alla polizia: creduto un
pericoloso sovversivo, il giovanotto è prima picchiato dai fascisti e poi
imprigionato. Credendo che Vittoria e Orlando si amino e vivano insieme a
Parigi, gli si paralizzano di nuovo le gambe. Quando Orlando, che è diventato
un importante gerarca fascista, gli fa condonare l’ultima parte della pena,
Camillo, dopo una lite con Leone, che cerca di trattenerlo con ogni mezzo,
parte per Parigi, dove riesce a ritrovare Vittoria. L’amore è la guarigione.
Recensione
Una scena de Le vie del Signore sono finite |
“(...) 4° film di Troisi - ricorda
il Morandini tramite My Movies -
Ambizioni di romanzo, ma riuscito soltanto a metà. Sul versante del costume non
manca d’eleganza né di misura, su quello politico inciampa negli stereotipi
demagogici. Musiche di Pino Daniele. Che brava la Champa”.
Per quanto mi riguarda, è passato davvero
troppo tempo (bisogna tornare alla metà degli anni Novanta), dall’ultima volta
che ho visto quello che è un ennesimo gioiello di Massimo Troisi. Ma il
ricordo è vivido a sufficienza da permettermi di commentarne alcune peculiarità.
E di promuoverlo a pieni voti - al contrario de il Morandini, come visto più
sopra - come faccio con tutte le opere del grande artista napoletano. Le vie del
Signore sono finite, per certi versi è il meno
apprezzato ma anche il meno conosciuto
dei film di Troisi. Una pellicola che, per la sua globale struttura e quantità di
personaggi, già dalla trama può spaventare l’aspirante spettatore. Ma è
sufficiente accomodarsi e vedere per cambiare quasi subito idea. Di certo è audace
nella sua scrittura, che però è ordinata e tale da rendere scorrevole la
narrazione in immagini, allo stesso tempo dipingendo con cura i vari personaggi
con i quali lo spettatore non può che immedesimarsi.
Jo Champa, ottima interprete nel film di Troisi |
Alla base del racconto vi è l’analisi accurata
dei rapporti familiari nelle loro infinite possibilità d’intreccio. In questo l’opera
in alcune sue parti è ammantata da una patina di desolante malinconia, che fra
l’altro è quella che caratterizza il Troisi della
seconda parte della carriera. Belle e commoventi molte scene e accurata e utile
la ricostruzione storica dell’Italia fascista, che dà l’opportunità al
personaggio interpretato proprio dal regista di sdrammatizzare il contesto con
le solite, esilaranti frecciate. Nel complesso una commedia amara, in cui anche
la politica gioca un ruolo non trascurabile. Da vedere senza esitazione.
st.mar.
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