mercoledì 18 giugno 2014

Il più bello di mercoledì 18 giugno, prima serata, sul ‘digitale’: Iris alle 21,05

La locandina
Le vie del Signore sono finite

Mia valutazione: ♥♥♥♥♥ = 9

Nastro d’Argento 1988: miglior sceneggiatura (Massimo Troisi e Anna Pavignano).

La scheda
Un film di Massimo Troisi. Con Massimo Bonetti, Jo Champa, Massimo Troisi, Enzo Cannavale, Anna Orso, Marco Messeri, Clelia Rondinella, Donald Hodson, Carola Stagnaro e Anna Orso. Commedia, Ita 1987. Durata 84' circa. Columbia Pictures Italia - Vivivideo, Cecchi Gori Home Video.

La trama
Camillo, un barbiere di un piccolo paese del Sud, soffre di una malattia psicosomatica: ha gli arti inferiori paralizzati, senza che qualche lesione organica giustifichi simile infermità. Poiché questa menomazione è incominciata quando Camillo e Vittoria hanno rotto il loro fidanzamento, il medico curante di lui è convinto che l’amore finito ne sia la causa e che nel suo inconscio il giovanotto finga di essere malato per attirare l’attenzione degli altri. Siamo negli anni ‘20 del secolo scorso e il caso è nuovo e molto interessante. Tutto il paese se ne occupa, ma soprattutto ne è assorbito completamente Leone, il fratellastro di Camillo, che l’ha sempre curato amorosamente in casa, trovando finalmente uno scopo alla sua vita di fallito, con un carattere molto infantile. Leone non desidera, in fondo, che il fratello guarisca. Questi è andato in pellegrinaggio a Lourdes, inutilmente e in treno ha conosciuto Orlando, un giovanotto paralizzato realmente, che è diventato il suo migliore amico. I due sono diversissimi fra loro: Orlando scrive poesie, è timido e gentile, mentre Camillo è bugiardo, esuberante e chiacchierone e inventa specialità per curare le malattie più disparate, dalla calvizie ai dolori reumatici. Vittoria è ora fidanzata con un giovanotto elegante, del quale la sua ricca famiglia è entusiasta, ma lo lascia perché, anche senza confessarselo, è ancora innamorata di Camillo. Appena questi sa che la ragazza ha piantato il nuovo fidanzato, riprende a camminare perfettamente. Intanto Orlando ha conosciuto Vittoria e anch’egli si è innamorato di lei, mentre la giovane ha per lui solo un sentimento di forte amicizia. Camillo un giorno fa un commento scherzoso sul Duce, che un’amica di Vittoria va a riferire alla polizia: creduto un pericoloso sovversivo, il giovanotto è prima picchiato dai fascisti e poi imprigionato. Credendo che Vittoria e Orlando si amino e vivano insieme a Parigi, gli si paralizzano di nuovo le gambe. Quando Orlando, che è diventato un importante gerarca fascista, gli fa condonare l’ultima parte della pena, Camillo, dopo una lite con Leone, che cerca di trattenerlo con ogni mezzo, parte per Parigi, dove riesce a ritrovare Vittoria. L’amore è la guarigione.

Recensione
Una scena de Le vie del Signore sono finite
“(...) 4° film di Troisi - ricorda il Morandini tramite My Movies - Ambizioni di romanzo, ma riuscito soltanto a metà. Sul versante del costume non manca d’eleganza né di misura, su quello politico inciampa negli stereotipi demagogici. Musiche di Pino Daniele. Che brava la Champa”.

Per quanto mi riguarda, è passato davvero troppo tempo (bisogna tornare alla metà degli anni Novanta), dall’ultima volta che ho visto quello che è un ennesimo gioiello di Massimo Troisi. Ma il ricordo è vivido a sufficienza da permettermi di commentarne alcune peculiarità. E di promuoverlo a pieni voti - al contrario de il Morandini, come visto più sopra - come faccio con tutte le opere del grande artista napoletano. Le vie del Signore sono finite, per certi versi è il meno
Jo Champa, ottima interprete nel film di Troisi
apprezzato ma anche il meno conosciuto dei film di
Troisi. Una pellicola che, per la sua globale struttura e quantità di personaggi, già dalla trama può spaventare l’aspirante spettatore. Ma è sufficiente accomodarsi e vedere per cambiare quasi subito idea. Di certo è audace nella sua scrittura, che però è ordinata e tale da rendere scorrevole la narrazione in immagini, allo stesso tempo dipingendo con cura i vari personaggi con i quali lo spettatore non può che immedesimarsi.

Alla base del racconto vi è l’analisi accurata dei rapporti familiari nelle loro infinite possibilità d’intreccio. In questo l’opera in alcune sue parti è ammantata da una patina di desolante malinconia, che fra l’altro è quella che caratterizza il Troisi della seconda parte della carriera. Belle e commoventi molte scene e accurata e utile la ricostruzione storica dell’Italia fascista, che dà l’opportunità al personaggio interpretato proprio dal regista di sdrammatizzare il contesto con le solite, esilaranti frecciate. Nel complesso una commedia amara, in cui anche la politica gioca un ruolo non trascurabile. Da vedere senza esitazione.
st.mar.

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