mercoledì 2 aprile 2014

Quelli che forse non avete ancora visto (con trailer)

La locandina
Zero Dark Thirty

Mia valutazione: ♥♥♥♥ = 9

PREMI
Oscar 2013: miglior montaggio sonoro a Paul N.J. Ottosson; Golden Globe 2013: miglior attrice in un film drammatico a Jessica Chastain; National Board of Review 2012: miglior attrice in un film drammatico a Jessica Chastain; National Board of Review 2012: miglior film a Kathryn Bigelow, Mark Boal e Megan Ellison; miglior regia a Kathryn Bigelow; miglior attrice a Jessica Chastain; Critics' Choice Movie Award: miglior attrice a Jessica Chastain; miglior montaggio a William Goldenberg e Dylan Tichenor; American Film Institute: migliori dieci film a Kathryn Bigelow, Mark Boal, Megan Ellison.

La scheda
Un film di Kathryn Bigelow. Con Jessica Chastain, Jason Clarke, Joel Edgerton, Jennifer Ehle, Mark Strong, Kyle Chandler, Edgar Ramirez, Jessica Collins, Callan Mulvey, Fredric Lehne, Harold Perrineau, Lee Asquith-Coe, Mike Colter, Mark Duplass, Scott Adkins, Chris Pratt, Stephen Dillane, Frank Grillo, Taylor Kinney. Thriller, Usa 2012. Durata 157'.

La trama
La caccia a Osama bin Laden ha preoccupato il mondo e due amministrazioni presidenziali statunitensi per più di un decennio. Ma alla fine, la sua cattura si deve a un ristretto e brillante team di agenti della Cia. I particolari della loro missione sono sempre rimasti segreti, solo alcuni dettagli riguardanti le operazioni più significative dell'Intelligence - incluso il ruolo centrale svolto dal team - sono stati resi pubblici e con questa pellicola portati sul grande schermo per la prima volta.

La mia recensione
La regista
Kathryn Bigelow
L'attrice protagonista
Jessica Chastain
È il più bel film che io abbia visto negli ultimi due anni, ai quali mi limito per non fare, nel momento in cui scrivo, un esercizio troppo faticoso di memoria. Ma sono sicuro di non sbagliarmi se, spingendomi a ritroso nel tempo, giungessi, per restare più o meno allo stesso genere (che è quello dello spionaggio), al 2006, quando vidi Munich (di Steven Spielberg). Tuttavia è pur sempre facile che qualcosa mi stia sfuggendo. Zero Dark Thirty (in gergo spionistico significa ‘mezzanotte e mezzo’), della ficcante cineasta californiana Kathryn Bigelow (Oscar personale più altri cinque nel 2010 per The Hurt Locker), ti prende per la gola e ti affonda nella pancia sin dai titoli di testa, mentre ascolti le autentiche telefonate registrare delle persone che, pochi istanti dopo l’attacco dell’11 settembre 2001 al World Trade Center di Manhattan (New York), si trovavano all’interno delle torri gemelle oppure sugli aerei che furono dirottati, compreso quello che si sarebbe dovuto schiantare sulla Casa Bianca ma la cui missione fallì per la rivolta dei viaggiatori che riuscirono a soverchiare i kamikaze di Al Qaeda (per farsi un’idea c’è il realistico United 93, 2006, di Paul Greengrass). Voci di uomini e donne che prendono disperatamente coscienza della loro imminente morte e ne parlano straziate al telefono con un familiare o con un amico o con uno sconosciuto operatore della polizia, dei vigili del fuoco.

Siamo tutti americani?
Un momento dell'azione decisiva dei Navy Seals
È da questo punto che la sceneggiatura – scritta con riferimento ad alcuni documenti forniti dalla Cia - del giornalista Marc Boal (compagno, fra l’altro, della regista; da un suo articolo anche lo script dell’agghiacciante Nella valle di Elah del 2007) scatta e insieme a sé fa scattare il senso profondo e macabro di quel martirio lontano ormai circa tredici anni. La banale domanda che la maggior parte di noi si pone, è: ‘come si può concepire una cosa del genere?’. Non mi soffermerò sui complottisti che estrapolano ovunque machiavelliche ragioni alternative alle uniche così evidenti: petrolio – armi - interessi economici – odio – bin Laden - kamikaze - strage d’innocenti. Quindi, dalla suddetta banale domanda che sta alla base di quest’opera straordinaria, si muove il sentimento che poi è un’esigenza quasi fisica: ‘non devono farla franca’. Come scrissero molti quotidiani la mattina dopo l’11 settembre, “Siamo tutti americani”. In quest’iperbole giornalistica mi sono sentito da subito compreso. Ero e sono tra coloro, quindi, che pensano che ‘bisogna fargliela pagare’.

Uccisione di bin Laden
Immagine di bin Laden prima e dopo l'uccisione
Quasi certamente una finta ricostruzione, mai ufficializzata
Allo stesso modo deve averla sentita e pensata per circa dieci anni l'agente Cia, Maya (per ovvi motivi il cognome non è reso noto), nel film incarnata dalla californiana dalla pelle color latte Jessica Chastain (nel bellissimo The Tree of Life del 2011 al fianco di Brad Pitt). La ‘figlia di puttana’ (così dice di sé in un’efficace scena) che ha scovato il complesso di grigio cemento armato ad Abbottabad (Pakistan) in cui il 2 maggio del 2011 fu pizzicato e quindi ucciso Osama bin Laden, leader di Al Qaeda, grazie a un’eroica azione dei Navy Seals. Lo stesso corpo speciale, per capirci, che strappò dalle mani dei pirati somali, il capitano Richard Phillips (articolo). La vicenda inquadra il giovane agente Maya all’inizio dell’incarico che le ha cambiato la vita. Appena laureata, assiste turbata ma determinata ai ‘violenti’ interrogatori cui i suoi colleghi sottopongono quegli uomini di bin Laden che gli Usa hanno catturato nel corso degli anni. Questa parte fa, inevitabilmente, riflettere sull’opportunità di ricorrere a metodi cruenti per estorcere informazioni di smisurata importanza (va tenuto presente, comunque, che non solo di vendetta s’è trattato, perché gli estremisti islamici hanno continuato senza pietà a ideare e mettere in atto attentati mortali in varie zone del mondo). Un approccio fenomenologico che non ha mancato di sollevare polemiche le quali, ai tempi in cui il film uscì, furono smorzate dal Presidente Barack Obama, che dichiarò che gli Stati Uniti «non fanno ricorso alla tortura».

Una sfida
Senza soprassedere sulla perfetta ricostruzione degli avvenimenti e sul positivo flusso unitario d’immagini - che in più punti sfiora un realismo di tipo documentaristico - il resto ruota intorno al lavoro spasmodico del personaggio impersonato da Jessica Chastain, mai in difficoltà nel rendere credibile la passione, intesa anche come sofferenza, nel volere con tutta l’anima vincere la propria sfida. L’agente Maya, così, in quest’ultima finzione filmica (sempre basata su accadimenti reali) di Bigelow, è donna ‘in carriera’ che diviene emblema e rappresentante di quella parte del mondo che non ha mandato giù l’inumana condizione politico-terroristica di bin Laden. Lo spettatore si ritrova, quindi, dalla parte dell’agente Maya nei momenti più difficili che ha dovuto affrontare, non ultimo lo scetticismo dei colleghi della Cia che da un certo punto in poi le
Jessica Chastain in una scena del film
attribuirono una forma di ossessione per la pista che lei si ostinò – giustamente - a percorrere. In gioco entrano con efficacia attori di provata bravura - per lo più chiamati a interpretare membri della Cia o soldati dei Marines - come
Jason Clarke (protagonista nel 2011 dell’apprezzatissimo The Chicago Code), nei panni dell’agente Dan; Joel Edgerton (visto da pochissimo ne Il grande Gatsby), agente Patrick; Mark Strong (visto di recente nel discreto Blood), interpreta George, diretto superiore di Maya; Kyle Chandler (visto da pochissimo nell’apprezzato The Wolf of Wall Street), che qui incarna il dirigente della Cia, Joseph Bradley; Edgar Ramirez (sicario in The Bourne Ultimatum), qui è uno dei soldati. Senza dimenticare la centellinata ma ‘pesante’ partecipazione del compianto James Gandolfini (fra le tantissime cose, protagonista della seguitissima serie tv, I Soprano; morto d’infarto a Roma il 19 giugno dell’anno scorso) nella parte del capo della Cia. In sostanza un film che dovrebbe appassionare chiunque ami davvero il cinema (seppur nei confini della cosiddetta fabula) in particolare quello che riporta sul grande schermo vita vissuta e drammatica.

Libri sull’argomento
La cattura, di Mark Bowden (Rizzoli, 2012), 14,45; disponibile anche nella versione e-pub a € 11,99.

No Easy Day. Il racconto in prima persona dell'uccisione di Bin Laden, di Kevin Maurer e Mark Owen (Mondadori, 2012), € 14,88 (versione rilegata), € 7,12 (versione brossura = copertina ‘morbida’); disponibile anche nella versione e-pub a € 6,99.


















Stefano Marzetti

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