'Le ragazze del Porno' |
Si potrebbe definire la carica de ‘Le ragazze
del porno in Italia’, iniziativa che sarà presentata alla fine di questo mese da
registe, attrici e artiste italiane. Lo spunto nasce dal rinnovato
approccio alla pornografia, che non è più quella del biopic Lovelace (di Rob
Epstein, con Amanda
Seyfried, film
biografico del 2013 ispirato alla vita della diva del porno Linda Susan
Boreman), in cui “si stagliano ombre inquietanti di violenza e sopruso”, scrive
Marco Spagnoli di Globalist.
Lo spirito dell’iniziativa emerge dalle parole
della regista svedese Erika Lust, prima a pubblicare per Pink Books una collana
dedicata al cinema erotico femminile, Per lei, la prima guida al cinema hard destinato esplicitamente ed
esclusivamente alle donne. «La prima volta che ho visto un film porno –
racconta
a Globalist - ho avuto la stessa reazione della maggior parte delle
donne: mi trovavo davanti a qualcosa che mi eccitava solo parzialmente, ma che,
soprattutto, m’irritava profondamente». Spiega ancora la cineasta: «Quello che
vedevo non era assolutamente amore a prima vista e la mia sessualità non era
rappresentata in nessuna maniera. Non riconoscevo nulla del mio stile di vita,
dei miei valori e nemmeno della mia sessualità. Inoltre non mi sembrava che le
donne si stessero divertendo in nessuna maniera (…)».
Italia ancora molto indietro col cinema pornografico |
Così 'le ragazze del porno', hanno deciso di
lavorare insieme a dei film porno-erotici seguendo un manifesto programmatico
secondo cui l'elevatissimo consumo di ‘luci rosse’ anche da parte delle donne,
non trova realizzazione in una sessualità immaginata, raccontata e filmata da
uomini. Altro esempio può essere quello di Nymphomaniac
(leggi l'articolo), di Lars
von Trier.
La regista svedese Erika Lust |
La denominazione suddetta è ispirata – rende noto
ancora Spagnoli - più o meno consapevolmente dalla canzone cantata anche dal
grande Peter
Sellers Thank Heaven for little girls (Grazie al
Cielo per le ragazzine). L'immaginario anagrafico delle suddette ragazze andava
dai sedici ai sessantasette anni e che qui, invece, nel caso di Mara Chiaretti,
Tiziana Lo Porto, Anna Negri, Regina Orioli, Titta Cosetta Raccagni, Lidia
Ravviso, Emanuela Rossi, Slavina, Monica Stambrini, Roberta Torre, Erika Z.
Galli e Martina Ruggeri spazia dai venticinque ai settanta anni. In questo
senso ‘Le ragazze' fanno notare come in «Svezia, l'antologia di cortometraggi
porno Dirty diaries girati da registe
donne, è stata finanziata dallo Stato. In Francia, la serie di corti porno
femminili X-femmes è stata prodotta
da Canal Plus e ospitata a Cannes».
In Italia siamo a ‘carissimo amico’ – come si
dice a Roma per intendere un ritardo notevole - la pornografia è ancora tabù,
soprattutto quella femminile, nonostante social
network come Twitter abbondino di donne che costantemente parlano di sesso
in maniera esplicita. Ma la ‘versione ufficiale’ della donna italiana – riporta
ancora il collega di Globalist - è quella dei ‘telefonini bianchi’ della
fiction italiana: un po’ mamma, un po’ moglie, sorella, cognata e cugina e
raramente donna moderna ed emancipata. L'unica possibilità di essere libere è,
come nel cinema hollywoodiano post codice Hayes negli anni Trenta e Quaranta, è
la dark lady. L'unico sistema per
dare a questo tentativo una giusta sostenibilità economica è il crowdfunding che può essere sostenuto a
questo indirizzo.
redazione
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