mercoledì 2 aprile 2014

Il più bello di stasera sul ‘digitale’: Rai Movie alle 21,15 (con trailer)

La locandina
Il mio grosso grasso matrimonio greco

Mia valutazione: ♥♥♥ = 6,5

La scheda
Un film di Joel Zwick. Con Joey Fatone, Nia Vardalos, John Corbett, Michael Constantine, Christina Eleusiniotis, Kaylee Vieira, John Kalangis, Lainie Kazan, Marita Zouravlioff, Sarah Osman, Petra Wildgoose, Melissa Todd, Bess Meisler, Andrea Martin, Louis Mandylor, Gerry Mendicino, Stavroula Logothettis, Rita Wilson. Titolo originale My Big Fat Greek Wedding. Commedia, Usa. Durata 96'.

La trama
Tutti quanti nella famiglia Portokalos sono preoccupati per Toula. Ancora nubile a 30 anni, lavora al Dancing Zorba, il ristorante greco di cui sono proprietari i genitori, Gus e Maria, e odora sempre di pane all'aglio. Le sue giornate sono noiose e scialbe, proprio come i suoi capelli, i suoi vestiti e il suo modo di fare. Toula subisce pazientemente tutta la disapprovazione della famiglia sulla sua triste situazione, ma rifiuta l'offerta del padre di essere spedita in Grecia per trovare marito. E' come se in realtà non volesse sposarsi e il solo pensiero fa letteralmente impazzire la famiglia, prostrata in continue genuflessioni.

La mia recensione
In una prima serata un tantino ‘magra’ in fatto di esperienze cinematografiche come quella di oggi, mi ‘sono fatto persuaso’ (cfr. Commissario Montalbano)  di indirizzare chi tra voi abbia la benché minima convinzione che io sia a sufficienza competente, verso questo Il mio grasso grosso matrimonio greco. La scelta, fra l’altro, è stata molto difficile, giacché in contemporanea su Iris alle ore 21,06, sarà
Joey Fatone e Nia Vardalos nella scena-simbolo del film
trasmesso il film probabilmente meno riuscito del mio regista-feticcio,
Quentin Tarantino. Ma pur sempre di Tarantino è. Parlo di Grindhouse - A prova di morte (2007, con protagonista un Kurt Russell del tutto fuori di testa; per me voto 7), che un giorno potrei anche decidere di recensire. Il film su cui, alla fine, è caduta la mia preferenza, beneficia del fatto di essere senza dubbio adatto a un pubblico più allargato. E siccome io mi preoccupo della maggioranza di voi, mi sono iniettato un antidoto contro il mio virus tarantiniano (io comunque, se vedrò qualcosa, vedrò Grindhouse).

Avrete notato dalla mia fin troppo prolissa introduzione, che pur riconoscendo a questa commedia (2002) di Joel Zwick (un tizio di New York  che oggi ha 72 anni il quale – con rispetto parlando – da cineasta non ha fatto più quasi nulla ma cui non è mancato il coraggio successivamente di mandare nelle sale una boiata come Il mio grasso, grosso amico Alberto. Ma si può?) pur riconoscendo, dicevo, a questa pellicola il merito di saper intrattenere fino alla fine senza il rischio di troppe distrazioni, sono convinto che il suo successo abbia abbondantemente superato i suoi effettivi meriti. Insomma, di commedie divertenti ce ne sono a bizzeffe. Non capii, quindi, perché quando la vidi appena uscita, mi dovetti poi sorbire il rigurgitante entusiasmo di un esercito incallito di ‘commediofili’. Che, evidentemente, si sono fatti più rapire dalle gag ‘strapparisata’, che non infastidire dalla mancanza di senso realistico dell’opera, che l’‘avventuriero’ Zwick non è riuscito a evitare. Proponendoci sul grande schermo, a mio avviso, troppe forzature e qualche incongruenza rispetto all’ipotesi iniziale.

La grande famiglia greca la mattina del matrimonio
Ipotesi iniziale che era tutt’altro che sciagurata: la giovane di origini greche, piuttosto bruttina e sovrappeso, che scopre di essere corteggiata senza tentennamenti da un uomo altrettanto giovane ma aitante, fascinoso e stucchevolmente perfetto (a parte i genitori disadattati sociali). Il difetto della narrazione filmica sta nel fatto che, dal punto in cui la sceneggiatura originale della stessa protagonista Nia Vardalos (curriculum povero e nel 2009 ridicolmente assoldata come protagonista de Le mie grosse grasse vacanze greche, ma per piacere!) scopre le carte dicendo allo spettatore che la famiglia di lei è ultra-tradizionalista e che innescherà una serie di caotici ostacoli sulla strada del matrimonio fra i due. Da lì diventa tutto prevedibile e le succitate situazioni addirittura comiche rappresentano - è solo il mio parere - un classico esempio di spettacolarità nefasta. La salvezza, per nostra fortuna, è che queste situazioni si salvino almeno perché rispettano un'accettabile concatenazione degli eventi, grazie al discreto montaggio della per me sconosciuta Mia Goldman (pagina bianca, comunque, il suo curriculum).

I due protagonisti di fronte al ristorante greco
Da tutto ciò escono abbastanza bene le dignitose interpretazioni dei due attori principali, la succitata canadese Nia Vardalos e lo statunitense del West Virginia, John Corbett (curriculum più corposo ma con parti sempre di secondissimo piano) che - compresi in un cast di altrettanto non pregiato lignaggio - si dimostrano, anche nei dialoghi, all’altezza della situazione perché loro sì, plausibili e concreti.  Il film, tuttavia, è convincente nel suo messaggio (anche se abbastanza inflazionato): qualsiasi esistenza grigia e priva di soddisfazione può cambiare d’improvviso grazie all’innesco di un elemento imprevisto, in questo caso un fidanzato insperato. La forza della ragazza nel contrapporsi all’intransigenza dei parenti potrebbe far risvegliare qualche spirito rassegnato alla piega stropicciata che sciupa la sua vita. Nel complesso un’esperienza cinematografica secondo me poco più che sufficiente. Ma si può vedere. Perdonami Quentin.


Stefano Marzetti

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