giovedì 24 aprile 2014

Il subdolo potere de “Il venditore di medicine” (con trailer)

La locandina
La scheda
Un film di Antonio Morabito. Con Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio, Roberto De Francesco, Ignazio Oliva, Giorgio Gobbi, Vincenzo Tanassi, Leonardo Nigro, Ippolito Chiarella, Alessia Barela, Paolo De Vita, Pierpaolo Lovino. Drammatico, Ita 2013. Durata 103'. Cinecittà Luce. Uscita mercoledì 30 aprile 2014.

La trama
Bruno è arrivato alle porte dei quarant'anni e lavora come informatore medico in un'azienda che sta attraversando un periodo di crisi. Di fronte alla previsione di alcuni tagli al personale, ogni venditore di medicine è tenuto sotto stretta osservazione da un rigido capo area per decidere chi di loro continuerà a conservare il posto di lavoro e chi no. Con una famiglia e una posizione da mantenere, Bruno non esita ad agire in maniera disonesta e tradire la fiducia di chi lo circonda, ricorrendo all'inganno e alla corruzione. L'incontro con un vecchio amico, ridotto in pessime condizioni per aver fatto volontariamente da cavia ad alcuni esperimenti farmaceutici, gli darà però la possibilità di riscattarsi.

Critica
Il regista
Antonio Morabito
Premessa: mi dicono che Marco Travaglio sia antipatico ma a me, in televisione, è simpatico e condivido gran parte di ciò che dice. Anzi, più che condividere ascolto con attenzione e interesse ciò che da giornalista mi riferisce. Ma che adesso lo debba ritrovare anche a fare l’attore, questo mi risulta un po’ stucchevole. Mi auguro, almeno, che dimostri di essere in grado di recitare. Se così sarà, gli farò gli auguri per l’ingresso nell’olimpo degli interpreti.

Claudio Santamaria nei panni de Il venditore di medicine
Ho l’impressione che, come ogni tanto accade, stia per arrivare nei cinema un film italiano di un certo valore, non solo artistico ma anche commerciale, intendendo con questo che possieda una considerevole capacità di intrattenere il grande pubblico e, quindi, di incassare un po’ di quattrini. Che poi è lo scopo principale della settima arte e di tante altre, checché ne dicano gli strenui difensori del ‘faccio questa cosa che lascerà a bocca aperta i veri intenditori’. Ciò che attira de Il venditore di medicine, che vede per la prima volta alla regia di un lungometraggio il documentarista e autore televisivo (specializzato nel montaggio) Antonio Morabito, è innanzitutto il tema trattato. Vale a dire quello della medicina e della salute ridotta a una sorta di sudditanza del potere commerciale, che prevale sul diritto del paziente di curarsi senza essere obbligato a mettersi in ginocchio di fronte a quelli che possono impedirglielo giocando sul prezzo di farmaci e terapie.

Isabella Ferrari nel ruolo della 'cattiva'
Questo il nocciolo della sceneggiatura scritta a sei mani dallo stesso cineasta di Carrara con i navigati Michele Pellegrini (La scoperta dell’alba, 2012) e Amedeo Pagani (Io sto con gli ippopotami, 1979), che nella trasposizione in immagini può contare su un discreto cast nel quale spicca il bravissimo Claudio Santamaria (ottimo interprete principale nell'efficacissimo Diaz - Non pulire questo sangue, 2012), nei panni del protagonista, cioè il venditore di medicine. L’attore romano, che non ancora quarantenne ha già alle spalle una carriera da veterano, possiede carisma e capacità di catturare l’inconscia immedesimazione dello spettatore. Cosa che, a quanto dice chi ha visto l’anteprima di quest’opera, riesce a fare anche stavolta. La sua efficacia nel calarsi nei panni di personaggi cinici è comprovata e confermata dalla personificazione di quest’uomo “che agisce al di là della propria coscienza”, come scrive Marco Chiani di My Movies.

Il giornalista Marco Travaglio 'prestato' al cinema
Di fianco a Santamaria troviamo una Isabella Ferrari nelle vesti di una donna ancor più sgradevole e staremo a vedere quanto l’ex Selvaggia di Sapore di mare (cult ‘vanziniano’ del 1983) sarà efficace nel ruolo di villain, come a Hollywood chiamano la ‘canaglia’. Ne risulta, pare, un film che può “essere letto sia come una denuncia”, rileva ancora Chiani, visto che “in apertura e in chiusura lo spazio è lasciato a stralci di servizi giornalistici sull'argomento, sia come la sbilanciata analisi di un sistema criminale mediante una storia particolare. Ben oltre la discesa nell'abiezione di Bruno, infatti, risalta la problematica, come se l'urgenza e l'attualità del discorso portato avanti cancellassero la costruzione della finzione in sé”.

Bravo Morabito nel trattare il tema e nel ‘manipolare’ il protagonista, nei confronti del quale non rivolge solo uno sguardo di riprovazione e condanna ma si pone anche con un atteggiamento “ambiguo e altalenante”, come dice Carola Proto di Coming Soon. “I pochi momenti in cui lo commisera e lo capisce – scrive ancora Proto - pur senza giustificarlo, sono i migliori del film, perché restituiscono una maggiore impressione di verosimiglianza”. Insomma, lo ripeto, a mio avviso gli ingredienti per assaggiare questa pietanza ci sono tutti.

Premessa: non essendo accreditato dalla visione dell’anteprima del film, il seguente articolo va inteso come una sorta di rassegna stampa da me commentata e, dove possibile, arricchita.


st.mar.

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