mercoledì 23 aprile 2014

Il più bello di mercoledì, prima serata, sul ‘digitale’: Rai 4 alle 21,10 (con trailer)

La locandina
JFK - Un caso ancora aperto


Mia valutazione: ♥♥♥♥♥ = 9

RICONOSCIMENTI PRINCIPALI
Oscar 1992: miglior fotografia a Robert Richardson, miglior montaggio a Joe Hutshing e Pietro Scalia.  Golden Globe 1992: miglior regia a Oliver Stone. Premio BAFTA 1993: miglior montaggio a Joe Hutshing e Pietro Scalia; miglior sonoro a Tod A. Maitland, Wylie Stateman, Michael D. Wilhoit, Michael Minkler e Gregg Landaker.

La scheda
Un film di Oliver Stone. Con Kevin Bacon, Jack Lemmon, Donald Sutherland, Sissy Spacek, Gary Oldman, Kevin Costner, Tommy Lee Jones, Edward Asner, Walter Matthau, Sally Kirkland, John Candy, Tomas Milian, Frank Whaley, Joe Pesci, Chris Robinson, Vincent D'Onofrio, Michael Rooker, Jay O. Sanders, Tony Plana, Brian Doyle-Murray, Bob Gunton, Pruitt Taylor Vince, Laurie Metcalf, Ellen Mc Elduff, Wayne Knight, Gary Grubbs, Melodee Bowman, Jo Anderson, John Finnegan, John Seitz, George R. Robertson, Duane Grey, Peter Maloney, Jerry Douglas, Dale Dye, Edwin Neal, Wayne Tippit, Gil Glasgow, Ryan MacDonald, Baxter Harris, Price Carson, Anthony Ramirez, Ray LePere, Steve Reed, Jodi Farber, Columbia Dubose, Randy Means, E.J. Morris, Cheryl Penland, Jim Gough, Perry R. Russo, Mike Longman, Pat Pierre Perkins, Beata Pozniak, Tom Howard, Ron Jackson, Sean Stone, Amy Long, Scott Krueger, Allison Pratt Davis, Red Mitchell, Ronald von Klaussen, John S. Davies, Michael Ozag, Raul Aranas, John C. Martin, Henri Alciatore, Willem Oltmans, Gail Cronauer, Gary Carter, Roxie M. Frnka, Zeke Mills, James N. Harrell, Ray Redd, Sally Nystuen, Marco Perella, Spain Logue, Darryl Cox, T.J. Kennedy, Carolina McCullough, Jim Garrison, J.J. Johnston, R. Bruce Elliot, Barry Chambers, Linda Flores Wade, William Larsen, Alec Gifford, Eric A. Vicini, Michael Gurievsky, Caroline Crosthwaite-Eyre, Helen Miller, Harold Herthm, Norman Davis, Errol McLendon, Bruce Gelb, Alex Rodzi Rodine, Sam Stoneburner, Odin K. Langford. Titolo originale: JFK. Drammatico, Usa 1991. Durata 188'.

La trama
Secondo un’indagine svolta alla fine degli anni '80 del secolo scorso, il 73% degli statunitensi era convinto che all'origine dell'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, cui spararono il 22 novembre 1963 nella Dealy Plaza di Dallas (Texas), ci fosse un complotto e che la conclusione cui nel 1964 arrivò la Commissione Warren (Lee Harvey Oswald esecutore unico) risultasse insostenibile. È la tesi che sostiene Oliver Stone, basandosi sulle opere d'inchiesta di Jim Marrs e Jim Garrison sull'omicidio di Kennedy, arrivando a implicare le responsabilità, almeno indirette, del governo e della CIA. Kennedy fu eliminato perché voleva sganciare gli Stati Uniti dalla guerra del Vietnam con gravi danni alle industrie nazionali che dall'economia di guerra traevano immensi benefici. Non è semplicemente un film a tesi con toni giornalistici e oratori, è anche una crociata, nella speranza di far riaprire il caso Kennedy. «Si può sparare a un film. Ma se è potente come JFK, non si può ucciderlo» (Richard Corliss, critico del Time).

Recensione
Un cast mastodontico, per numero d’attori (circa 124, comparse non incluse) e qualità, tra cui spiccano – in ordine alfabetico - interpreti del calibro di Donald Sutherland, Gary Oldman, Jack Lemmon, Joe Pesci, John Candy, Kevin Bacon, Kevin Costner, Michael Rooker, Sissy Spacek, Tomas Milian, Tommy Lee Jones, Vincent D'Onofrio e Walter Matthau.


Kevin Costner e Donald Sutherland in JFK - Un caso ancora aperto
Un film straordinario, di stampo documentaristico ma col ritmo di una calibrata pellicola d’intrattenimento, che ebbe il potere di far ripartire le indagini sull'omicidio dell’ex presidente deli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy. L’opera titanica di un regista che non ha bisogno di presentazioni qual è Oliver Stone (sua anche la sceneggiatura - scritta a quattro mani con Zachary Sklar - e protagonista di un cameo in cui veste i panni di un esagitato che festeggia per la morte del Presidente) non lascia spazio a interpretazioni: l’obiettivo unico è scavare nel terreno dei mille dubbi che riguardano una delle pagine più drammatiche della storia del mondo. Questa caratteristica garantisce un’essenzialità al racconto filmico che ne è il maggior ingrediente di riuscita. Certo, ne scaturisce un coacervo di sequenze e situazioni lungo circa tre ore, che allo spettatore non permette distrazioni. Consiglio, perciò, di vedere o rivedere il film al buio e nel massimo silenzio.

Il regista
Oliver Stone
Gary Oldman
personificò Lee Harvey Oswald
Dalla vicenda, lo script tiene a far emergere in particolar modo la corruzione del Governo Usa, l'insabbiamento di ogni verità, la perdita di fiducia dei cittadini nei confronti della loro patria.  L'America, nella rilettura di quei fatti da parte di Stone (che vinse il Golden Globe), è un Paese di menzogne, basato sulla guerra e sulle grandi aziende che guadagnano con le armi. Un consiglio: agli amanti della lettura raccomando il romanzo Libra, di Don DeLillo (Einaudi, 2000), libro capace di immergere proprio nelle sordide atmosfere ricreate dal film. DeLillo - come recita il risvolto di copertina – fa dell’affaire Kennedy “il simbolo di un'America in cui le nevrosi quotidiane e la ricerca di ideali creano una miscela sempre sul punto di esplodere. Porta alla luce tutto quello che sull'assassinio (…) è stato detto e smentito, gridato e sussurrato, fino alla scena sacrificale di Dallas”.

Una lunghissima serie di scene - per la quale il cineasta newyorkese diede il meglio di sé - da cui sbucano sempre nuovi personaggi (personificati da attori impeccabili che garantiscono la cosiddetta identificazione variabile) collegate fra loro da un montaggio da Oscar (Joe Hutshing e Pietro Scalia) per il quale si fa ogni tanto ricorso a reali immagini di repertorio. Una miriade di dettagli in cui nulla è proposto senza la dovuta attenzione o a ‘tirar dritto’. Il tutto corroborato dalla perfetta fotografia di Robert Richardson, anche lui premiato con la statuetta dell’Academy Awards. Insomma, una pellicola che compone la storia del cinema internazionale e che non può mancare tra le visioni di chiunque ami un minimo i film.

Stefano Marzetti

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