Un film di Gabriele Muccino. Con Aaron Paul,
Octavia Spencer, Quvenzhané Wallis, Diane Kruger, Haley Bennett, Russell Crowe,
Amanda Seyfried, Janet McTeer. Drammatico, Usa 2015.
Cosa sappiamo
Del cast c'è poco da dire: di prestigio. Per
quanto riguarda lo stato dei lavori, dopo il periodo di pre-produzione a
Pittsburgh, da qualche giorno le riprese di Fathers
and Daughters (produttore esecutivo un certo Russel Crowe) sono
cominciate. Si tratta del quarto film statunitense per il 46enne regista
romano, Gabriele
Muccino, che da L'ultimo bacio (2000) di strada ne ha fatta.
La pellicola è stata sceneggiata da Brad Desch e inserita
tra i migliori script non ancora
prodotti da Hollywood negli ultimi anni. La trama - come riporta Cineblog - ruoterà attorno a un padre e a sua figlia che da venticinque anni vive
lontano da lui, a New York. Il tutto facendo avanti e indietro tra
gli anni Ottanta e i giorni nostri, in altre parole tra il passato dell’uomo,
rimasto vedovo e in lotta contro una malattia mentale e l’attuale esistenza
dell’allora bimba, oggi 30enne e tutt’altro che ripresasi dagli shock vissuti
quando aveva cinque anni.
Muccino con in braccio Will Smith ai tempi de La ricerca della felicità (2006) |
«Fathers
and Daughters – ha dichiarato Muccino in un’intervista
di qualche mese fa - nonostante il prestigiosissimo cast, è un film a medio
budget, sinceramente molto emozionante, senza scorciatoie per un pubblico che
vuole essere parte della storia e coinvolto da quello a cui assiste. È il
pubblico che ama film che fanno riflettere su chi siamo, che lasciano
sensazioni profonde e segni nella nostra coscienza. Era questo il cinema che si
faceva in grande scala fino agli anni ‘70 in America, negli Studios di
Hollywood, quando film come Kramer vs
Kramer, Qualcuno volò sul nido del
cuculo, Un uomo da marciapiede, Lenny (capolavoro che consiglio a
tutti!), Toro Scatenato e persino Rocky (solo il primo episodio) prodotto
a basso budget e scritto da un allora sconosciuto Silvester Stallone, venivano
alla luce ed esploravano l’arte come il commercio».
redazione
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