domenica 23 marzo 2014

Di nuovo crisi economica ma promette bene “In grazia di Dio” (con trailer)

La locandina
Scheda del film
Un film di Edoardo Winspeare. Con Celeste Casciaro, Laura Licchetta, Gustavo Caputo, Anna Boccadamo, Barbara De Matteis, Amerigo Russo, Angelico Ferrarese, Antonio Carluccio Drammatico, Ita 2013. Durata 127'. Good Films. Uscita giovedì 27 marzo 2014.

Trama del film
La storia di quattro donne di generazioni diverse, tutte appartenenti alla stessa famiglia, che si trovano a dover affrontare i morsi dell’implacabile crisi economica. Così tornano alla terra, alle radici, scoprendo quanto l’istinto di sopravvivenza che rende conflittuali i rapporti umani sia in fin dei conti un atto d’amore.

Tema del film
Che cosa facciamo se perdiamo il lavoro? Che cosa, come abbiamo fatto quando la maggior parte delle certezze materiali che rendevano solida la nostra esistenza si sono volatilizzate all’improvviso? La crisi economica che ci morde ormai da anni è entrata talmente a far parte della nostra vita e dei nostri discorsi, tanto che è divenuto persino noioso usare l’espressione. E di film sull'argomento ne sono già usciti moltissimi, che forse il genere potrebbe considerarsi superato. Tra le più famose e ‘primordiali’, una pellicola americana, il docufilm Inside Job (del regista Charles Ferguson con Matt Damon, che prende le mosse dalla bancarotta della Lehman Brothers e Aig, premio Oscar nel 2011), operazione che pone l’inizio della recessione nel biennio 2008-2011. Sempre dagli Usa – dove poi tutto è cominciato – è arrivato Too Big To Fail – Il Crollo dei Giganti, di Curtis Hanson (nel 2002 8 Mile con Eminem e Kim Basinger), con William Hurt. E ancora l’ottimo Margin Call di J.C. Chandor con Kevin Spacey.

Per quanto riguarda l’Italia, possiamo citare il recentissimo e non ‘facilissimo’ documentario Solving (di Giovanni Mazzitelli), cui hanno partecipato giornalisti come Francesco Alberoni e Franco Di Mare. Abbastanza 'fresco' l’apprezzato L’industriale (2012), di Giuliano Montaldo (Il giocattolo, 1979, con Nino Mandredi), con il solito, efficace Pierfrancesco Favino; ancora, Spaghetti Story (2013) intelligente e riuscita commedia dell’esordiente Ciro De Caro. Mi sono limitato a titoli recenti, che vale la pena recuperare. Andando a ritroso, un film sulla capacità di adattarsi all’improvvisa assenza di denaro è l’ottimo Giorni e nuvole (2007) di Silvio Soldini (nel 2000 lo straordinario Pane e tulipani), con due perfetti Margherita Buy e Antonio Albanese. E mi fermo qui.

Per sapere di cosa parla questo promettente In grazia di Dio – (girato a Giuliano di Lecce e costato appena 600mila euro anche grazie a una rete di sponsor che hanno contribuito in diversi modi), del 48enne australiano, ma cresciuto nel Salento, Edoardo Winspeare (nel 2003 Il miracol ) - basta dare una scorsa alla
Il regista Edoardo Winspeare
breve trama più in alto. In sostanza, come detto, l’opera promette bene e la maggior parte dei critici che l’hanno potuta vedere in anteprima, ne parla con soddisfazione. Evidentemente non sono stati casuali gli applausi ricevuti alla 64esima edizione del Festival Internazionale di Berlino nella sezione ‘Panorama’. Generalmente apprezzabili le prove degli attori-non attori, come la protagonista interpretata dalla moglie del regista
Celeste Casciaro, che si è improvvisata interprete, come rileva Stefania Ulivi del Corriere della Sera online. Nel cast altri protagonisti non professionisti, molti degli abitanti di Giuliano e Capo di Leuca che Winspeare conosceva da tempo. “E così la realizzazione del film è diventata una sorta di prova generale di un possibile modello sociale”, scrive Ulivi.
Una scena di In grazia di Dio

Il fallimento di un’impresa fa riemergere lo scontro ad armi impari con l’ondata del commercio cinese. Il regista “ammira incertezze e sicurezze, dubbi e volontà – rileva invece Gabriele Niola di Mymovies - ma soprattutto sembra affascinato dalla maniera in cui quattro caratteri completamente diversi convivano al tempo stesso male e bene, conciliando accordi e disaccordi (…)”. Non si dice che questo lungometraggio sia impeccabile, intaccato qua e là da espedienti abusati, al punto che, a tratti, la narrazione diverrebbe addirittura involontariamente comica. Debolezza dovuta, probabilmente, anche all’assenza di professionalità degli attori che, ad esempio, rende i dialoghi spesso poco credibili. Eppure sarebbe ingiusto negare a quest’opera cinematografica “la forza dei grandi affreschi umani” scrive sempre Niola. “Unendo piccolo e grande, ambizioni minimaliste e capacità di dipingere un ampio quadro in cui le vite dei singoli si uniscono in una parabola familiare che ha il sapore di una comunitaria, Winspeare forse realizza il suo film più compiuto, l'unico capace di volare più in alto delle molte imperfezioni per cogliere l'essenza del racconto per immagini: mettere in scena la complessità del mondo e le contraddizioni di chi lo abita”.

Stefano Marzetti

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