Un film di Edoardo Winspeare. Con Celeste
Casciaro, Laura Licchetta, Gustavo Caputo, Anna Boccadamo, Barbara De Matteis,
Amerigo Russo, Angelico Ferrarese, Antonio Carluccio Drammatico, Ita 2013.
Durata 127'. Good Films. Uscita giovedì 27 marzo 2014.
Trama del film
La storia di
quattro donne di generazioni diverse, tutte appartenenti alla stessa famiglia,
che si trovano a dover affrontare i morsi dell’implacabile crisi economica.
Così tornano alla terra, alle radici, scoprendo quanto l’istinto di
sopravvivenza che rende conflittuali i rapporti umani sia in fin dei conti un
atto d’amore.
Tema del film
Che cosa facciamo se perdiamo il lavoro? Che
cosa, come abbiamo fatto quando la maggior parte delle certezze materiali che
rendevano solida la nostra esistenza si sono volatilizzate all’improvviso? La
crisi economica che ci morde ormai da anni è entrata talmente a far parte della
nostra vita e dei nostri discorsi, tanto che è divenuto persino noioso usare l’espressione.
E di film sull'argomento ne sono già usciti moltissimi, che forse il genere
potrebbe considerarsi superato. Tra le più famose e ‘primordiali’, una
pellicola americana, il docufilm Inside
Job (del regista Charles Ferguson con Matt
Damon, che prende
le mosse dalla bancarotta della Lehman Brothers e Aig, premio Oscar nel 2011), operazione
che pone l’inizio della recessione nel biennio 2008-2011. Sempre dagli Usa –
dove poi tutto è cominciato – è arrivato Too
Big To Fail – Il Crollo dei Giganti, di Curtis Hanson (nel 2002 8 Mile con Eminem e Kim
Basinger),
con William
Hurt. E ancora l’ottimo
Margin Call di J.C.
Chandor con Kevin
Spacey.
Per quanto riguarda l’Italia, possiamo citare
il recentissimo e non ‘facilissimo’ documentario Solving (di Giovanni Mazzitelli), cui hanno partecipato
giornalisti come Francesco Alberoni e Franco Di Mare. Abbastanza 'fresco' l’apprezzato L’industriale (2012),
di Giuliano
Montaldo (Il giocattolo, 1979, con Nino
Mandredi), con il
solito, efficace Pierfrancesco Favino; ancora, Spaghetti Story (2013) intelligente e riuscita commedia dell’esordiente
Ciro
De Caro. Mi sono
limitato a titoli recenti, che vale la pena recuperare. Andando a ritroso, un film
sulla capacità di adattarsi all’improvvisa assenza di denaro è l’ottimo Giorni e nuvole (2007) di Silvio
Soldini (nel 2000 lo
straordinario Pane e tulipani),
con due perfetti Margherita Buy e Antonio Albanese. E mi fermo
qui.
Per sapere di cosa parla questo promettente In grazia di Dio – (girato a Giuliano di
Lecce e costato appena 600mila euro anche grazie a una rete di sponsor che hanno
contribuito in diversi modi), del 48enne australiano, ma cresciuto nel Salento,
Edoardo
Winspeare
(nel 2003 Il miracol ) - basta dare
una scorsa alla
breve trama più in alto. In sostanza, come detto, l’opera
promette bene e la maggior parte dei critici che l’hanno potuta vedere in
anteprima, ne parla con soddisfazione. Evidentemente non sono stati casuali gli
applausi ricevuti alla 64esima edizione del Festival Internazionale di Berlino
nella sezione ‘Panorama’. Generalmente apprezzabili le prove degli attori-non
attori, come la protagonista interpretata dalla moglie del regista Celeste
Casciaro, che si è
improvvisata interprete, come rileva Stefania Ulivi del Corriere della Sera online.
Nel cast altri protagonisti non professionisti, molti degli abitanti di Giuliano
e Capo di Leuca che Winspeare conosceva da tempo. “E così la realizzazione
del film è diventata una sorta di prova generale di un possibile modello
sociale”, scrive Ulivi.
Il regista Edoardo Winspeare |
Il fallimento di un’impresa fa riemergere lo
scontro ad armi impari con l’ondata del commercio cinese. Il regista “ammira
incertezze e sicurezze, dubbi e volontà – rileva invece Gabriele Niola di Mymovies - ma soprattutto sembra affascinato
dalla maniera in cui quattro caratteri completamente diversi convivano al tempo
stesso male e bene, conciliando accordi e disaccordi (…)”. Non si dice che
questo lungometraggio sia impeccabile, intaccato qua e là da espedienti abusati,
al punto che, a tratti, la narrazione diverrebbe addirittura involontariamente
comica. Debolezza dovuta, probabilmente, anche all’assenza di professionalità degli
attori che, ad esempio, rende i dialoghi spesso poco credibili. Eppure sarebbe
ingiusto negare a quest’opera cinematografica “la forza dei grandi affreschi
umani” scrive sempre Niola. “Unendo piccolo e grande, ambizioni minimaliste e
capacità di dipingere un ampio quadro in cui le vite dei singoli si uniscono in
una parabola familiare che ha il sapore di una comunitaria, Winspeare forse
realizza il suo film più compiuto, l'unico capace di volare più in alto delle
molte imperfezioni per cogliere l'essenza del racconto per immagini: mettere in
scena la complessità del mondo e le contraddizioni di chi lo abita”.
Stefano
Marzetti
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