“Tracks – Attraverso il deserto” sulle tracce del proprio ‘io’ (con trailer)
La locandina
Mia
previsione: ♥♥ = 5,5
La scheda
Un film di John Curran. Con Mia Wasikowska, Adam Driver, Emma Booth, Rainer Bock, Jessica Tovey,
Robert Coleby, Tim Rogers, Melanie Zanetti, John Flaus, Lily Pearl, Darcy
Crouch, Felicity Steel, Daisy Walkabout, Roly Mintuma. Titolo
originale: Tracks. Drammatico/avventura, Gb/Australia 2014. Durata 107'. Bim. Uscita
mercoledì 30 aprile 2014.
La trama
Il racconto
della straordinaria storia vera di Robyn Davidson, una giovane donna che lascia
la comoda vita di città per affrontare un viaggio in solitaria, attraverso
oltre duemila chilometri di deserto australiano. Accompagnata solo dal suo cane
Diggity e da quattro recalcitranti cammelli, Robyn parte alla scoperta di se
stessa. Lungo la strada, incontra il fotografo del National
Geographic, Rick Smolan, che documenterà
il suo epico viaggio.
La critica
Il regista
John Curran
Una storia di viaggio in Australia che non è
solo l’avventura per arrivare da un punto a un altro in contatto costante con
la natura (2700 chilometri di deserto fino alla costa occidentale del paese,
bagnata dall’oceano Indiano), ma in continua comunicazione con il proprio ‘io’
facendo con esso i conti. Mi fa venire in mento, in un certo senso, l'acclamato
Into
the Wild - Nelle terre selvagge (di Sean Penn, 2007), col tema della fuga, in quel caso,
ma soprattutto quello dell'inseguimento di un elemento che faciliti la
conoscenza di sé. Ripeto, in parte, Tracks – Attraverso il deserto (questi
doppi titoli in italiano sono perlopiù insopportabili ma li riporto per precisione;
tracks, in inglese, significa tracce, come quelle che è facile
lasciare sulla sabbia) rimanda a questo obiettivo. Il film è del regista statunitense John
Curran (una
filmografia piuttosto all'osso, con lo scontato Stone nel 2010
nel quale è andato sprecato un cast che contava su Edward
Norton, Robert De
Niro e Milla
Jovovich; ma anche
l'appassionato e più che sufficiente Il velo dipinto, 2006,
ancora con Norton), che, stando a quanto scrive chi ha visto l’anteprima, non è
riuscito nell’intento di farne un’opera di almeno discreto valore.
Mia Wasikowska in una scena di Tracks – Attraverso il deserto
in cui interpreta la vera autrice della traversata, Robyn Davidson
Seguendo la sceneggiatura scritta da Marion
Nelson (alla sua
prima esperienza nel cinema) che si è rifatta al reportage di Robyn Davidson (reale
artefice della traversata) uscito sul National Geographic e trasformato poi in
un best seller, il cineasta 53enne non
ci prende, perché sembra “soffrire di ciò che invece la sua protagonista non
conosce, e cioè la paura dell'ignoto”. Lo scrive Marianna Cappi di My Movies. “Curran – continua la collega - si preoccupa così di marcare le
tappe con il ricorso a scampoli di eventi e di motivazioni psicologiche, che affondano
nel tragico passato della protagonista Robyn (interpretata da Mia
Wasikowska,
attesa in Maps To the Stars di David Cronenberg che uscirà
il 21 maggio prossimo), ma anche nel rischio di tesi. E il difetto (anche per
eccesso) di scrittura, proprio nel racconto del personaggio di una scrittrice,
non è l'unica contraddizione formale e sostanziale del film: basti pensare al
peso riservato alla colonna sonora, melodica e insistente, che impedisce di
fatto l'esperienza del silenzio – rileva sempre Cappi - ancora una volta
addomesticando il mistero che invece sbucava dal primo incontro con i cammelli
e con la loro selvaggia vocalità”.
Il co-protagonista Adam Driver
nei panni del fotografo del National Geographic, Rick Smolan
D’accordo sulle debolezze dell’opera in
questione è Federico Gironi di Coming Soon, quando afferma che Curran “ha riproposto
la storia della Davidson in chiave piuttosto pedissequa, aggrappandosi a una
protagonista solida come Mia Wasikowska e alla forza evocativa dei panorami naturali
che sono presenza costante nel film, tanto da poterli considerare un vero e proprio
attore della narrazione”. La pellicola, insomma, “violando in qualche modo lo
spirito stesso dell’impresa dell’australiana – scrive ancora Gironi - procede
con una ridondanza che si esprime attraverso una sovrabbondanza visiva e sonora
(la colonna sonora è di rara invadenza) che nega qualsiasi possibilità
evocativa del Viaggio, impedisce qualsiasi forma di trascendenza relativa alla
sfida fisica e psicologica con sé stessi limitandosi ad una registrazione
necessariamente posticcia di un evento storico”. A quanto pare si può
serenamente soprassedere.
Non
essendo accreditato dalla visione dell’anteprima del film, questo articolo va
inteso come una sorta di rassegna stampa da me commentata e, dove possibile,
arricchita.
st.mar.
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Si fa gentile richiesta di non utilizzare mai volgarità nella stesura dei commenti. Inoltre, la polemica fra utenti è ben accetta, anzi incoraggiata, ma non deve mai travalicare i confini dell'educazione. Il mancato rispetto di tali richieste comporterà la non pubblicazione dei commenti. Grazie.
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