domenica 27 aprile 2014

“Tracks – Attraverso il deserto” sulle tracce del proprio ‘io’ (con trailer)

La locandina
Mia previsione: ♥♥ = 5,5

La scheda
Un film di John Curran. Con Mia Wasikowska, Adam Driver, Emma Booth, Rainer Bock, Jessica Tovey, Robert Coleby, Tim Rogers, Melanie Zanetti, John Flaus, Lily Pearl, Darcy Crouch, Felicity Steel, Daisy Walkabout, Roly Mintuma. Titolo originale: Tracks. Drammatico/avventura, Gb/Australia 2014. Durata 107'. Bim. Uscita mercoledì 30 aprile 2014.

La trama
Il racconto della straordinaria storia vera di Robyn Davidson, una giovane donna che lascia la comoda vita di città per affrontare un viaggio in solitaria, attraverso oltre duemila chilometri di deserto australiano. Accompagnata solo dal suo cane Diggity e da quattro recalcitranti cammelli, Robyn parte alla scoperta di se stessa. Lungo la strada, incontra il fotografo del National Geographic, Rick Smolan, che documenterà il suo epico viaggio.

La critica
Il regista
John Curran
Una storia di viaggio in Australia che non è solo l’avventura per arrivare da un punto a un altro in contatto costante con la natura (2700 chilometri di deserto fino alla costa occidentale del paese, bagnata dall’oceano Indiano), ma in continua comunicazione con il proprio ‘io’ facendo con esso i conti. Mi fa venire in mento, in un certo senso, l'acclamato Into the Wild - Nelle terre selvagge (di Sean Penn, 2007), col tema della fuga, in quel caso, ma soprattutto quello dell'inseguimento di un elemento che faciliti la conoscenza di sé. Ripeto, in parte, Tracks – Attraverso il deserto (questi doppi titoli in italiano sono perlopiù insopportabili ma li riporto per precisione; tracks, in inglese, significa tracce, come quelle che è facile lasciare sulla sabbia) rimanda a questo obiettivo. Il film è del regista statunitense John Curran (una filmografia piuttosto all'osso, con lo scontato Stone nel 2010 nel quale è andato sprecato un cast che contava su Edward Norton, Robert De Niro e Milla Jovovich; ma anche l'appassionato e più che sufficiente Il velo dipinto, 2006, ancora con Norton), che, stando a quanto scrive chi ha visto l’anteprima, non è riuscito nell’intento di farne un’opera di almeno discreto valore.


Mia Wasikowska in una scena di Tracks – Attraverso il deserto
in cui interpreta la vera autrice della traversata, Robyn Davidson
Seguendo la sceneggiatura scritta da Marion Nelson (alla sua prima esperienza nel cinema) che si è rifatta al reportage di Robyn Davidson (reale artefice della traversata) uscito sul National Geographic e trasformato poi in un best seller, il cineasta 53enne non ci prende, perché sembra “soffrire di ciò che invece la sua protagonista non conosce, e cioè la paura dell'ignoto”. Lo scrive Marianna Cappi di My Movies. “Curran – continua la collega - si preoccupa così di marcare le tappe con il ricorso a scampoli di eventi e di motivazioni psicologiche, che affondano nel tragico passato della protagonista Robyn (interpretata da Mia Wasikowska, attesa in Maps To the Stars di David Cronenberg che uscirà il 21 maggio prossimo), ma anche nel rischio di tesi. E il difetto (anche per eccesso) di scrittura, proprio nel racconto del personaggio di una scrittrice, non è l'unica contraddizione formale e sostanziale del film: basti pensare al peso riservato alla colonna sonora, melodica e insistente, che impedisce di fatto l'esperienza del silenzio – rileva sempre Cappi - ancora una volta addomesticando il mistero che invece sbucava dal primo incontro con i cammelli e con la loro selvaggia vocalità”.

Il co-protagonista Adam Driver
nei panni del fotografo del National Geographic, Rick Smolan
D’accordo sulle debolezze dell’opera in questione è Federico Gironi di Coming Soon, quando afferma che Curran “ha riproposto la storia della Davidson in chiave piuttosto pedissequa, aggrappandosi a una protagonista solida come Mia Wasikowska e alla forza evocativa dei panorami naturali che sono presenza costante nel film, tanto da poterli considerare un vero e proprio attore della narrazione”. La pellicola, insomma, “violando in qualche modo lo spirito stesso dell’impresa dell’australiana – scrive ancora Gironi - procede con una ridondanza che si esprime attraverso una sovrabbondanza visiva e sonora (la colonna sonora è di rara invadenza) che nega qualsiasi possibilità evocativa del Viaggio, impedisce qualsiasi forma di trascendenza relativa alla sfida fisica e psicologica con sé stessi limitandosi ad una registrazione necessariamente posticcia di un evento storico”. A quanto pare si può serenamente soprassedere.

Non essendo accreditato dalla visione dell’anteprima del film, questo articolo va inteso come una sorta di rassegna stampa da me commentata e, dove possibile, arricchita.

st.mar.

Nessun commento:

Posta un commento

Si fa gentile richiesta di non utilizzare mai volgarità nella stesura dei commenti. Inoltre, la polemica fra utenti è ben accetta, anzi incoraggiata, ma non deve mai travalicare i confini dell'educazione. Il mancato rispetto di tali richieste comporterà la non pubblicazione dei commenti. Grazie.