lunedì 7 luglio 2014

Quelli che forse non avete ancora visto – ‘Disconnect’, un mostro tentacolare chiamato web

La locandina
Mia valutazione: ♥♥♥ = 7,5

La scheda
Un film di Henry Alex Rubin. Con Jason Bateman, Hope Davis, Frank Grillo, Michael Nyqvist, Paula Patton, Andrea Riseborough, Alexander Skarsgård, Max Thieriot, Colin Ford, Jonah Bobo, Haley Ramm, Kasi Lemmons, Erin Wilhelmi, John Sharian, Norbert Leo Butz, Erin Darke, Antonella Lentini, Marc Jacobs. Drammatico, Usa 2012. Durata 115' circa. Universal Pictures.

La trama
Un avvocato infaticabile vive incollato al cellulare tanto da non riuscire a trovare tempo da dedicare alla moglie e ai due figli adolescenti. Un ex poliziotto, due teen ager bulli, una giornalista televisiva in carriera, un ragazzo esibizionista per soldi in una chat, una coppia vittima di un furto perpetrato da un hacker. Non si conoscono ma le loro storie s’incrociano in modo drammatico in un puzzle che esplora le conseguenze della tecnologia moderna e come questa possa influenzare e modificare le esistenze. Il nostro modo di vivere ‘digitale’ di ogni giorno è davvero ‘connesso’ con il mondo reale? Disconnect fotografa in maniera drammatica una realtà molto cupa e ci svela profonde verità.

Recensione
La spietatezza degli uomini contro gli uomini, dai ragazzini agli adulti senza distinzione. E l’opportunismo, come quello della giornalista - brava nella parte l’inglese Andrea Riseborough (Oblivion) - che poi è sopraffatta e schiacciata dalla sua stessa foga di carrierismo. Alla base di Disconnect, film diretto con mano sorprendentemente sicura dal documentarista Henry Alex Rubin (al suo primo lungometraggio filmico) vi sono situazioni che sfuggono di mano a chi pensa di poter controllare tutto senza intralci. Protagonista assoluta l’impietosa potenza - demoniaca in questo caso - dell’online che non consente errori e che l’uomo non è ancora in grado di gestire senza rischiare di farsi sconvolgere l’esistenza. La sceneggiatura di Dina Goldman è ben costruita per esprimere il disarmante abuso della tecnologia internettiana dei nostri giorni. Un mostro tentacolare - con i suoi social network, forum, chat, webcam, clonazioni e, di conseguenza, frodi finanziarie - che, in molti casi, azzera i rapporti in carne e ossa e diviene malefico, inaffidabile intermediario. Nonostante il tema di base, non sono presenti effetti di computer grafica di particolare rilevanza.

Jason Bateman in una scena di Disconnect
Lo script spazza via la possibilità che il web possa facilitare l’amicizia, i rapporti amorosi, rimediare alla solitudine. Alla fine, senza l’incontro e lo scontro vis à vis non esiste alcuna soluzione. Presentata fuori concorso a Venezia durante la 69^ edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica, la pellicola è costruita con la tecnica cosiddetta multilineare, apprezzata in film eccezionali quali, a esempio, Crash (2004) e Magnolia (1999). Si tratta di narrare storie diverse che in un  primo momento sembrano non avere punti di contatto fino a una progressiva, rapida e il più delle volte drammatica intersecazione.

Il montaggio di Disconnect - opera girata nella periferia di New York - garantisce una concatenazione d’immagini lineare e rapida che permette al film di mantenere sempre alto il suo ritmo. La conseguenza è uno scorrere mai noioso della vicenda, ad alto tasso di coinvolgimento e pathos. I personaggi, che siano ben incarnati o no da attori di esperienza e livello diversi, sono comunque convincenti e permettono una forte immedesimazione dello spettatore. In questo, però, vi sono delle scivolate, come la quasi insignificante partecipazione di un interprete di comprovata bravura quale lo svedese Michael Nyqvist
Michael Nyqvist, per lui una parte di secondo piano
(protagonista principale della trilogia di
Uomini che odiano le donne - titolo del primo episodio - tratta dai romanzi-thriller di Stieg Larsson), relegato a un impegno di pochissime e brevissime scene che sarebbe potuto essere affidato ad attori di inferiore caratura. Sprecato. Dal canto suo Jason Bateman regala un’altra prova convincente, anche se il soggetto ne circoscrive in eccesso la libertà d’azione e di espressività. Bene i due giovanissimi della storia, in particolare Colin Ford chiamato a far emergere la doppia faccia di un ragazzino sofferente perché si sente solo, non compreso dal padre (efficace il newyorkese Frank Grillo [sarà protagonista dell'horror di prossima uscita, Anarchia - La Notte del Giudizio] nei panni del vedovo ex poliziotto esperto di truffe informatiche) e che reagisce a questo disagio con l’espediente del bullismo manifestato però in versione 2.0.

Paula Patton, fra i protagonisti del film di Henry Alex Rubin
I protagonisti sono tanti, come in tutti i film plasmati con questa tecnica. A non uscirne benissimo è la coppia composta dalla ‘losangelina’ Paula Patton (Mission Impossible - Protocollo Fantasma) e dallo svedese Alexander Skarsgård (in questi giorni al cinema con Quel che sapeva Maisie), nei panni dei due coniugi incastrati nella non indispensabile e anche ripetitiva rappresentazione della coppia in crisi per colpa della perdita di un figlio, uno degli espedienti narrativi più inflazionati delle sceneggiature a livello mondiale. Sarebbe stato sufficiente, a mio avviso, mostrare marito e moglie alle prese con una normale vita di alti e bassi, all’improvviso resa impossibile da una semplice leggerezza online. Ben disegnata la vicenda del cam-boy - pronto a esibirsi in tutte le fantasie sessuali che uomini e donne gli chiedono attraverso la webcam e lo schermo del computer - interpretato da un inedito Max Thieriot (Chloe - Tra seduzione e inganno) calato molto bene in un personaggio convincente in tutte le sue sfaccettature. Meno verosimile la facilità con cui è perdonato dall’organizzazione che gli sta alle spalle, giacché lui si è lasciato intervistare mettendo alla berlina, di fatto, l’intero business.

Disconnect, nel complesso, è un film ben fatto, soprattutto nella sua capacità di esprimere i vari drammi che in esso si sviluppano, come quello - forse più di altri - del ragazzino introverso che in seguito a crudeli scherzi di suoi coetanei scopre che una foto in cui è autoritratto completamente nudo, sta facendo il giro dei social network. Terribile.

Stefano Marzetti

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