martedì 18 febbraio 2014

Il furto più grande. “Monuments Men” - Il tema

I veri "Monuments Men" all'opera (foto Thinknews.it)
Scheda del film

Un film di George Clooney. Con George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Hugh Bonneville, Bob Balaban, Dimitri Leonidas, Cate Blanchett, Diarmaid Murtagh, Sam Hazeldine, Lee Asquith-Coe, Mark Badham, Adrian Bouchet, Zahary Baharov, Alan Bond, Matthew John Morley, Adam Prickett. Titolo originale: The Monuments Men. Drammatico/guerra. Usa/Ger 2014. Durata 118 minuti.


Trama del film
Monuments Men, basato sulla storia vera del più grande saccheggio di opere d'arte della storia, è un film che racconta le avventure di un improbabile plotone, reclutato dall'esercito americano durante la seconda guerra mondiale e spedito in Germania per salvare capolavori artistici dalle mani dei nazisti e restituirle ai legittimi proprietari. Potrebbe rivelarsi una missione impossibile: con le opere d'arte intrappolate dietro le linee nemiche e l'esercito tedesco incaricato di distruggere qualsiasi cosa in seguito alla caduta del Reich. Come potranno sette direttori di musei, curatori e storici dell'arte - molto più a loro agio con un Michelangelo che con un fucile in mano - portare a termine la missione? Nei panni dei Monuments Men, come furono chiamati, in una lotta contro il tempo per impedire la distruzione di mille anni di cultura, questi uomini rischieranno le loro vite per proteggere e difendere le più grandi conquiste del genere umano.

Il tema del film
 
Ogni giudizio riprovevole su Adolf Hitler è largamente superfluo. M’interessa qui raccontare che la “belva rabbiosa” e ambiziosa di mettere ai propri piedi mezzo mondo, fu anche artefice del più grande furto della storia. Questo episodio è messo in scena in questi giorni dal film Monuments Men, entrato nelle sale cinematografiche venerdì scorso.
 
Il malvagio psicopatico di Vienna, oltre a tutto il resto pretese anche di passare per grande intenditore d’arte. Ma la prestigiosa Accademia di Belle arti della sua città natale gli servì il più umiliante dei “due di picche”, disdegnandolo senza tanti fronzoli. In sostanza i “veri” esperti viennesi si resero conto che come “intenditore”, Baffetto non valeva un bel niente. Probabilmente in preda a un’ossessiva bramosia di rivalsa, nel corso della seconda guerra mondiale Hitler decise che capolavori d’arte occidentali dovessero essere trafugati e in seguito, quando La Caduta divenne cosa certa, distrutti.

Il progetto “hitleriano” era trasformare Linz, centro austriaco a pochi chilometri dal luogo che gli diede i natali, in una città modello, il cui cuore sarebbe stato il Führermuseum, che avrebbe ospitato ed esposto il meglio del patrimonio artistico mondiale. Il principale procacciatore di opere d'arte fu il suo secondo in comando, il reichsmarschall Hermann Göring, che peraltro tenne per sé un gran numero di oggetti confiscati. Da parte sua il Führer, ormai sotto le bombe, dedusse che era meglio togliersi di mezzo trangugiando una fiala di veleno e sparandosi in testa all’interno del suo bunker. Non prima, però, di aver distrutto tutto il tesoro, impartendo quello che fu chiamato l’Ordine Nerone. Naturalmente nel calderone sarebbero rientrati anche ponti, ferrovie, fabbriche, sistemi di comunicazione, eccetera. Quel piano, come si sa, fallì. Ma un pericolo per la cultura mondiale fu rappresentato anche dagli attacchi degli Alleati che dal 1943 avanzavano in Europa, sparavano e facevano esplodere tutto.
 
Questo segmento di storia degli ultimi settant’anni circa, che permette di raccontare da un punto di vista originale il conflitto mondiale caratterizzato dallo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti, riemerge con risultati, ahimé, non del tutto convincenti, nell’ultimo film diretto – e recitato - da George Clooney. Il punto di vista è quello che vede protagonista lo “staff” di sette esperti d'arte infilati dentro una divisa da guerra solo per salvare tutto ciò che poteva essere salvato. Erano membri – curatori, artisti, architetti e storici dell’arte - del Fine Arts and Archives Group (MFAA), la sezione monumenti, belle arti e archivi dell'esercito anglo-americano.
E furono spediti al fronte, al fianco dei soldati sul campo di battaglia, obbligati ad affrontare non poche difficoltà per ricavarsi un proprio spazio nel cuore del conflitto. La loro opera si svolse a Caen, Maastricht, Aachen Siegen, Heilbronn, Colonia, Merkers e nella miniera di sale di Altaussee, dove i nazisti avevano nascosto il polittico dell'Agnello Mistico, la Madonna di Bruges di Michelangelo, l'Astronomo di Vermeer e migliaia di altri pezzi. I tedeschi usarono anche il museo Jeu de Paume di Parigi come deposito per le collezioni d'arte e gli oggetti confiscati agli ebrei e per l'ordinamento di un volume di circa 20mila opere d'arte.
 
La sceneggiatura del film è stata stimolata dal libro di Robert M. Edsel e Bret Witter Heslov. È stato Edsel ha spiegare l’ispirazione per la stesura del volume: «Un giorno stavo attraversando Ponte Vecchio a Firenze, l'unico ponte che i nazisti avessero risparmiato durante la loro fuga nel 1944, quando ho ripensato a quello che è stato il peggiore conflitto della storia e mi sono domandato come fossero riusciti a sopravvivere tanti tesori artistici e chi li avesse salvati. Ho voluto trovare una risposta a queste domande». L’idea della “caccia al tesoro” fu del presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt e del generale Dwight David Eisenhower. Quest’ultimo voleva essere certo che rimanesse qualcosa quando la guerra fosse terminata ed era sicuro che ciò sarebbe avvenuto molto presto. Roosevelt, dal canto suo, prese la decisione dopo che un bombardamento delle forze alleate aveva distrutto un'antica abbazia (quella di Montecassino) che non aveva nessuna ragione di essere rasa al suolo. Era quindi importante proteggere l'arte non solo dai nazisti, ma anche dagli attacchi degli Alleati. Le alte sfere se ne resero conto.

Di recente in un appartamento di Monaco è stato scoperto un capitale di oggetti d'arte rubati dai soldati tedeschi: 1.500 opere del valore di 1,5 miliardi di dollari, comprendenti dipinti di Matisse, Picasso e Dix che si pensavano perduti. È quindi evidente che questa faccenda non è finita nel 1945. Sono migliaia i capolavori ancora mancanti all’appello, mentre altrettanti si trovano in case private o in bella mostra nei musei. Ancora oggi ci sono persone che stanno cercando di recuperare ciò che dall'esercito tedesco fu confiscato alle loro famiglie. Ma resta il fatto che il fallimento dell’impresa dei sette eroici Monuments Men avrebbe comportato la perdita di sei milioni di oggetti d’arte.

Stefano Marzetti
 

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