Un film di
Giuseppe Marco Albano. Con Antonio Andrisani, Francesca Faiella, Ernesto
Mahieux, Claudia Zanella, Anna Ferruzzo, Saman Anthony, Adolfo Margiotta,
Pietro De Silva, Alfio Sorbello, Rocco Barbaro, Pascal Zullino, Pinuccio
Sinisi, Tiziana Schiavarelli, Marit Nissen. Commedia Ita 2013. Durata 90'.
Valutazione Mymovies.it 2,50/5.
La locandina |
Trama del film
La storia è di Antonio Colucci, 46 anni. Un uomo che
avrebbe voluto essere un grande regista di film horror e che all'età di ventisei
anni sembrava promettere bene. Dopo il fiasco del primo lungometraggio (le cui
traversie produttive relegano il film al solo mercato dell’home video tedesca)
si sposa e ha un figlio. Il divorzio, la quotidianità e la mancanza d’intraprendenza
lo bloccano nella sua cittadina di provincia, dove il miraggio del cinema
lentamente svanisce.
Tema del film
Non amo punti
di domanda o esclamativi nei titoli. Ma a volte il loro utilizzo è indispensabile.
Capita, spesso, di volerlo urlare: e lasciateci realizzare un sogno! Siamo lì,
attoniti, a tentare di capire come facciano quelli che il loro sogno riescono a
realizzarlo. Dei sospetti, a dire il vero, ce li abbiamo. Anzi, sono più che
sospetti, sono semi certezze che è buona abitudine non gettare nella
generalizzazione. Il punto è che non ci lasciano lavorare. Tema – è scontato
dirlo ma lo dico – di lacerante attualità. Non ci lasciano lavorare soprattutto
se non siamo appena usciti dall’università. Se abbiamo già lavorato e quindi
abbiamo un buon curriculum e quindi potremmo avanzare pretese e quindi
costeremmo troppo e quindi arrivederci e grazie.
Una scena del film (foto Filmforlife.org) |
In sostanza di
questo parla Una domenica notte del
giovane regista Giuseppe Marco Albano (prima volta per lui in un film “vero”
dopo vari lungometraggi, alcuni molto apprezzati). Il protagonista, non riesce
a trasformare in realtà tutti i suoi tentativi di realizzare un film, il film
della sua vita. Niente da fare. In un paese di provincia poi, per giunta dell’Italia
meridionale (il film è girato a Matera e a Bernalda, città natale della
famiglia Coppola), non ne parliamo. Ed è proprio in provincia che le condizioni
in cui è ridotta l’Italia sono più evidenti. A cominciare dal trovare i soldi
per finanziare l’opera. A pochi non sarà capitato. Ti dicono, “guarda ho
parlato con tizio, chiamalo e prendici un appuntamento, forse ti può aiutare”. Ti
rechi dal tizio in questione che, nel migliore dei casi ti accoglie con una
sorridente stretta di mano, continua a sorridere e nel 99 percento dei casi arriva
a paralizzarsi in un ghigno inquietante quando gli dai la conferma che la tua
necessità è soprattutto di carattere economico. “Arrivederci e in bocca al lupo
per tutto, che vuole, il periodo è quello che è”. Bello, ah sì, bello.
Forse c’è un
pizzico di autobiografico nel film di Albano. Forse. Mi piacerebbe sapere con
assoluta certezza di veridicità come ha fatto, alla fine, a girarlo questo suo Una domenica notte. Che, per quanto
deduco da qualche recensione, non è malaccio ma neppure il “film da non perdere”.
Mi astengo dall’inflazionatissima frase “sosteniamo il cinema italiano”. Vedere
un film al cinema costa e le recensioni servono proprio a fare una selezione.
Cercate, comunque, di non essere troppo selettivi e di non accorrere solo ai “Verdone”
ormai raffermi.
Tornando
al tema. Ci è concesso non scendere a compromessi? Tutti quelli che scrivono
libri, realizzano film e via raccontando, vogliono dirci che sì, si può
arrivare alla meta senza fare il famoso “patto col diavolo”. Storco la bocca.
Non sono un ragazzino e ho un’idea abbastanza nitida di come funzioni il
meccanismo. E giustifico chiunque – quasi chiunque – a quei patti sia disposto
a starci. Chi non lo farebbe pur di farcela, pur di migliorare la propria vita,
che poi è solo quella?
Stefano Marzetti
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