martedì 29 luglio 2014

Il più bello di martedì 29 luglio, prima serata, sul digitale: ‘Vincere’ (Rai 5, canale 23, alle 21,15)

La locandina
Vincere

Valutazione media: ♥♥♥ = 7,5

RICONOSCIMENTI PRINCIPALI

David di Donatello 2010: miglior regista a Marco Bellocchio, migliore fotografia a Daniele Ciprì, migliore scenografia a Marco Dentici, migliori costumi a Sergio Ballo, miglior trucco a Franco Corridoni, migliori acconciature a Alberta Giuliani, miglior montaggio a Francesca Calvelli, migliori effetti speciali visivi a Paola Trisoglio e Stefano Marinoni; Nastri d'argento 2009: miglior attrice protagonista a Giovanna Mezzogiorno, miglior fotografia a Daniele Ciprì, miglior montaggio a Francesca Calvelli, miglior scenografia a Marco Dentici;  Globo d'oro 2009: migliore attrice a Giovanna Mezzogiorno, miglior fotografia a Daniele Ciprì, Globo d'oro Speciale Stampa Estera a Marco Bellocchio;. Ciak d'oro 2010: migliore fotografia a Daniele Ciprì, miglior montaggio a Francesca Calvelli, miglior manifesto.

La scheda
Un film di Marco Bellocchio. Con Filippo Timi, Giovanna Mezzogiorno, Fausto Russo Alesi, Michela Cescon, Pier Giorgio Bellocchio, Corrado Invernizzi, Paolo Pierobon, Bruno Cariello, Francesca Picozza, Simona Nobili, Vanessa Scalera. Drammatico, Ita/Fra 2009. Durata 128 circa. 01 Distribution.

La trama
Nella vita di Mussolini c’è uno scandalo segreto: una moglie e un figlio, concepito, riconosciuto e poi negato. Questo segreto ha un nome: Ida Dalser. Una donna che grida la sua verità fino alla fine, nonostante il disegno del regime di distruggere ogni traccia che la colleghi al Duce. Per il regime Ida Dalser è una minaccia, una donna da rinchiudere in un ospedale psichiatrico - lontano dal figlio, dalla famiglia, dalla gente - dove tuttavia, incapace di sbiadire nell’ombra e forse salvarsi, continua a rivendicare il suo ruolo di moglie legittima del Duce e madre del suo primo figlio maschio Benito Albino Mussolini. Le loro due esistenze sono state cancellate dal mondo e dalla memoria. Una pagina oscura che la storiografia ufficiale non racconta.

Recensione (rassegna stampa)
Il regista
Marco Bellocchio
Il film fu presentato al Festival di Cannes 2009. “(...) Liberamente ispirato al saggio storico (non privo di zone d’ombra) Il figlio segreto del duce di Alfredo Pieroni - ricorda Claudio Zito di Onda Cinema - il soggetto si adatta benissimo a quella narrazione che getta alle ortiche convenzioni e linearità cui Marco Bellocchio ci ha abituati (...) Prima parte del tutto atipica: un melò estremamente passionale, di fatto senza dialoghi, ma sviluppato a partire da immagini dal fascino gotico, da brevi monologhi privi di risposta, contrappuntato da intuizioni d’avanguardia e rari squarci onirici (...) La tenuta alla distanza è la questione dubbia, in merito alla riuscita del film”, rileva ancora la recensione di Onda Cinema. “L’onnipresenza delle musiche pompose rischia di stancare, mentre lungaggini e altri momenti di noia fanno capolino. Né l’evoluzione parallela di storia e Storia, della follia del regime e di quella, presunta, delle sue vittime, appaiono del tutto convincenti. Ma Bellocchio ha l’intelligenza di non far concludere la sua opera (salvo didascalie finali) con la morte degli sconfitti, bensì con una sequenza straordinariamente evocativa: il figlio segreto del Duce (…) prima di soccombere, si lancia in una schizzata imitazione del padre, mentre il dramma della guerra incombe. Una delle tante sequenze da ricordare - termina Zito - al pari del ricovero della madre successivo al di lei pestaggio”.


Filippo Timi e Giovanna Mezzogiorno in una scena di Vincere
“(...) La paura era che (il film, ndr) non prendesse posizione, limitandosi ad una traccia storica - scrive Glauco Almonte di Cinema del Silenzio - sulla quale muovere Benito e Ida come i due protagonisti di una qualsiasi tragedia. Bastano pochi minuti di Vincere perché passi ogni dubbio: Bellocchio ha fatto un film a tratti imponente, affiancando tanto nelle inquadrature quanto nei dialoghi il suo punto di vista a quello prettamente storico (...) Giovanna Mezzogiorno nei panni della Dalser ci mostra un lato erotico-compulsivo che le è nuovo e riesce a smorzare i toni in una situazione in cui ci si potevano aspettare strepiti a non finire; chi sorprende è Filippo Timi - rileva Cinema del Silenzio - che abbina una prima parte in cui può plasmare un personaggio con un margine di libertà ad una seconda fatta di pochissime ma riuscitissime scene, su tutte l’imitazione del padre per far divertire gli amici (Timi interpreta sia il Duce che il figlio nella loro giovinezza, mentre Mussolini adulto è lasciato alle sole immagini di repertorio). Il prodotto compiuto è alla fine un po’ pesante, molte volte si ha l’impressione che le scene siano troppo lunghe - scrive ancora Almonte - ma subito un’immagine o una breve sequenza affascinante re-immerge lo spettatore nella contemplazione dell’opera (...)”.
redazione

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